Sono 120 i ricercatori e i tecnici che si sono riuniti a Bruxelles il 2 aprile per discutere dello Schmallenberg virus che colpisce i ruminanti e che ha fatto la sua comparsa in sette Paesi della Ue, Italia compresa. La presenza del virus, che colpisce i ruminanti e con maggiore frequenza pecore e capre, sta destando molte preoccupazioni anche per le conseguenze nei rapporti commerciali sia all'interno sia all'esterno della Ue. E' recente, come riferito da Agronotizie, la decisione della Russia di bloccare le frontiere all'ingresso di animali provenienti dalla Ue e non è casuale che all'incontro del 2 aprile abbiano partecipato i rappresentanti di ben 44 paesi, fra i quali Russia,Usa, Giappone, Brasile e Messico, per ricordare solo alcuni dei più importanti per gli scambi commerciali con la Ue.
Le raccomandazioni di Efsa
Nucleo centrale dell'incontro i risultati della relazione presentata da Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, al quale la Ue ha affidato il compito di valutare la situazione e suggerire le migliori strategie per contenere la diffusione della malattia. Ricordiamo che lo Schmallenberg virus viene trasmesso dagli insetti e il moltiplicarsi di questi ultimi con l'arrivo della stagione estiva potrebbe essere causa di una più facile diffusione del virus. Il documento dell'Efsa prende le mosse dai dati raccolti dal primo agosto 2011 al 19 marzo di quest'anno nei 7 Stati membri dove il virus ha fatto la sua comparsa. Una prima valutazione indica che il numero degli animali colpiti è assai limitato se rapportato al patrimonio animale complessivo presente in questi paesi. Un dato che potrebbe indurre all'ottimismo, ma che va interpretato con cautela in quanto i sintomi della malattia, come ricordato da Agronotizie, sono comuni anche ad altre patologie con le quali lo Schmallenberg virus può essere confuso. Per questo motivo Efsa ha richiesto che le vengano fornite informazioni non solo sui casi confermati dalle analisi di laboratorio, ma anche sui casi sospetti. Fra questi rientrano molte patologie legate al parto e alla nascita di animali con varie patologie come idrocefalo, artrogrifosi e altre malformazioni dovute alle proprietà teratogene di questo virus.
Tenere alta la guardia
Dunque non è ancora il momento di abbassare la guardia anche se al momento non ci sono segnali particolarmente preoccupanti in merito alla diffusione dello Schmallenberg virus. Parte da queste considerazioni l'invito di Efsa a insistere sulla raccolta di informazioni. Al prossimo appuntamento, già fissato per il 31 maggio, si potrà valutare con migliore approssimazione l'impatto del virus e le conseguenze sulla produzione e sul benessere degli animali.