Rieccoci con le quote latte e con il loro corredo di polemiche e scontri. Chi aveva sperato che i problemi si fossero definitivamente risolti con l’aumento produttivo che la Ue ha concesso all’Italia, si è sbagliato. I conti potrebbero essere da rifare a partire dal lontano 1995, perché i calcoli sono stati falsati dalle valutazioni del tenore in grasso del latte. E come se non bastasse parrebbero esserci migliaia di stalle fantasma, che hanno prodotto latte ma che non avrebbero i requisiti per mungere. E’ questo il quadro, catastrofico se non verrà smentito, che emerge dalle conclusioni del lavoro della Commissione di indagine amministrativa istituita il 25 giugno dello scorso anno da Luca Zaia e dalla relazione dei Carabinieri del Mipaaf in merito alla attendibilità dei calcoli per il conteggio delle multe.
Calcoli astrusi
La materia è complessa e richiede un breve riepilogo di alcuni passaggi fondamentali. Nel calcolo delle quote produttive attribuite ad ogni allevatore non ci si ferma ai litri di latte prodotto, ma si stabilisce anche quale deve essere il tenore di grasso del latte. Il tutto con una sovrabbondanza di complicati calcoli basati sul tenore di riferimento dei grassi a livello nazionale. Seguendo una logica che nulla ha a che vedere con la qualità, produrre latte con più grasso rispetto al tenore di riferimento comporta un adeguamento verso l'alto della produzione complessiva. Anche qui il calcolo non brilla per semplicità. Se il tenore in grasso del latte consegnato presenta un divario positivo rispetto al tenore di riferimento, il quantitativo di latte viene maggiorato dello 0,18% per ogni
Tutti a misurare il latte
Ad Agea, come noto, sono indirizzati i modelli L1 con i quali le aziende lattiere che acquistano il latte (primi acquirenti) dichiarano produzioni e caratteristiche del latte consegnato da ogni allevatore. Ed è Agea che sulla base di queste dichiarazioni provvede al calcolo degli esuberi e delle multe. I controlli di Aia, finalizzati alla selezione degli animali, provvedono invece a raccogliere stalla per stalla, direttamente nella fase di mungitura, i dati relativi a produzione e a qualità del latte prodotto. E i dati sul tenore in grasso dichiarati ad Agea non coincidono, a quanto pare, con quelli raccolti da Aia. Ma le indagini dei Carabinieri non si sono fermate qui. Hanno preso in considerazione anche i dati dell’Anagrafe del bestiame e anche qui si sono riscontrati dati discordanti sul numero di animali che avrebbero dovuto essere presenti in stalla. Come se non bastasse, è anche emerso che migliaia di allevamenti non sarebbero in possesso dell’autorizzazione igienico sanitaria per la produzione di latte.
Purché non si riparta da capo
Ce n’è abbastanza per rimettere in discussione tutto l’impianto del calcolo delle quote e delle conseguenti multe, tanto che alcune organizzazioni agricole più vicine ai “cobas” del latte hanno chiesto il “congelamento” delle multe e lo stop ai provvedimenti per la loro riscossione. Svaniscono così le speranze del neo ministro Galan di poter escludere il problema quote dalla propria agenda delle emergenze da affrontare. "Saranno opportune approfondite e accurate valutazioni - si legge in una nota diramata dal ministero dell’Agricoltura - dovendo tener conto di una serie molteplice di fonti, ciascuna delle quali deve essere controllata con estremo scrupolo. Dopo la necessaria attività da parte degli uffici competenti, la documentazione in questione verrà sottoposta all'attenzione del ministro." La partita delle quote latte è riaperta. Resta la speranza che gli allevatori che hanno patito ingiustizie (e qualcuno c'è) possano trovare soddisfazione. Purché chi ha approfittato della complessità delle normative per eludere le leggi (e sono molti) non sia ingiustamente premiato.