La crisi, almeno per il latte, sta allentando la stretta. Il prezzo del Parmigiano Reggiano a lunga stagionatura si sta avvicinando ai 10 euro al chilo e anche per il Grana Padano si registrano quotazioni di circa 7 euro. Ciò non significa che la crisi sia dietro le spalle. Meglio essere pronti e affinare gli strumenti per affrontare con maggiore efficacia le prossime difficoltà, visto che il mercato del latte è divenuto molto volatile e in balia delle tensioni internazionali. E’ necessario allora migliorare l’efficienza degli allevamenti, ottimizzare le produzioni, ridurre gli sprechi, in una parola comprimere i costi di produzione. Ma come? Per rispondere a questo interrogativo il Crpa (Centro ricerche produzioni animali) ha organizzato un incontro-dibattito sul tema “Le scelte per migliorare l’efficienza tecnica dell’allevamento e la qualità del latte”, che si è svolto il 17 aprile a Reggio Emilia, promosso dalla Regione Emilia Romagna nell'ambito dei programmi di diffusione dei risultati della ricerca.

 

Il mercato del latte

L’incontro si è rivelato un’occasione ideale per illustrare i risultati delle più recenti ricerche e per offrire agli allevatori suggerimenti di carattere pratico sulle scelte più opportune, in particolare per chi opera nel comprensorio del Parmigiano Reggiano. Si è partiti dall’analisi della situazione di mercato, che oggi si muove seguendo logiche non sempre prevedibili e dove anche le tensioni sui prodotti energetici finiscono per riverberarsi sul prezzo del latte. Tutte le analisi, come ha sottolineato Alberto Menghi del Crpa, evidenziano la correlazione fra prezzo del petrolio e prezzo del latte. Ed è dal 2003 che i conti delle stalle che producono latte per il Parmigiano Reggiano sono inesorabilmente “in rosso”. Colpa dei prezzi di mercato bassi, ma anche dei costi di produzione, fra i quali spiccano per importanza (circa il 28% dei costi totali) quelli necessari all’acquisto di alimenti per il bestiame.

 

Foraggi, chiave di volta

E’ allora importante puntare a una produzione di foraggi aziendali, erba medica e prato stabile anzitutto, che persegua obiettivi di razionalità e qualità. Un tema quest’ultimo affrontato da Marco Ligabue del Crpa, che ha posto l’accento sull’importanza di un elevato auto-approvvigionamento di alimenti aziendali per programmare al meglio le strategie aziendali e lavorare in una situazione di maggiore stabilità.

Prova di sostituzione delle proteine della soia con quelle di un buon fieno di medica (Mordenti, Formigoni - Dimorfipa, Univesità Bologna)
  controllo trattato
Fieno medica standard (kg) 8 0
Fieno medica 'ottima' (kg) 0 13
Fieno di Loietto (kg) 2 0
Nucleo (kg) 4 1,2
Di cui (kg)    
Glutine di mais  0 0,3
Soia fe + fiocchi 1,7 0
Ingestione sost. secca (kg/capo/di) 22,7 22,6
Produzione latte (kg/capo/di) 30,54 29,27

Le ricerche hanno peraltro consentito di verificare come sia possibile sostituire le proteine della soia con quelle di un buon fieno di medica senza modificare le caratteristiche casearie del latte e le rese in formaggio. Fondamentale è però la qualità del foraggio ottenuto, migliorabile con un’attenta scelta delle varietà e dell’epoca di sfalcio (da fare a inizio fioritura). Non meno importante il capitolo della tecniche di fienagione e della conservazione del foraggio, dalle quali dipende anche la salubrità del foraggio stesso. Presenza di muffe (aflatossine in particolare) e di clostridi possono essere responsabili di problemi sanitari della mandria e quindi di aumenti dei costi oltre che di una diminuita produzione.

 

Gestione del foraggio

Giusta umidità e corretta gestione dei fienili, ha sottolineato Andrea Molinari, del Consorzio agrario di Bologna e Modena, sono alcuni dei fattori da tenere sotto controllo. Al contempo è necessario valutare con attenzione le caratteristiche del foraggio prodotto (o acquistato). Un aumento del contenuto in ceneri può essere tradotto come un maggiore contenuto di “terra” e di conseguenza le vacche ingeriscono quote di alimento senza alcun valore nutrizionale e aumenta allo stesso tempo la possibilità di problemi sanitari dovuti a dismicrobismo e clostridiosi.  Un’accurata analisi dei foraggi è poi indispensabile per formulare diete corrette, calibrate sullo stadio fisiologico e produttivo degli animali ai quali sono destinate. L’obiettivo è consentire agli animali di esprimere al meglio le loro potenzialità produttive. Cosa che si ottiene certamente attraverso un’attenta alimentazione, ma anche cercando di ottimizzare le condizioni di benessere che gli allevamenti possono offrire agli animali che vi sono ospitati.

 

Più benessere, meno costi

Questo del benessere, come ha ricordato Paolo Rossi del Crpa, è un capitolo importante, preso in esame da tempo anche da parte delle istituzioni comunitarie che lo ritengono fondamentale per la salute animale, per la qualità dei prodotti e per la tutela dei consumatori. Le norme previste a questo proposito non devono essere viste come un’imposizione, ma come un’opportunità. Le ricerche del Crpa hanno messo in evidenza che il rispetto delle condizioni di benessere degli animali possono portare a una significativa riduzione dei costi di produzione, riduzione che può giungere anche al 20%. Cuccette di dimensioni adeguate, lettiere appropriate (la paglia risponde egregiamente), pavimentazioni idonee (mai scivolose, ma comunque facili da pulire), ambienti aerati e ampi, ventilati laddove il clima lo impone, non solo assicurano il rispetto del benessere degli animali, ma sono un formidabile aiuto a comprimere i costi di produzione.

 

Ricerca e innovazione

Sul tema del benessere le ricerche dovranno affrontare molti altri argomenti, ha tenuto a evidenziare Davide Barchi, del Servizio produzioni animali e valorizzazione delle produzioni della Regione Emilia Romagna, per ottenere risposte sempre più oggettive, sgombrando così il campo da talune scelte che non hanno basi scientifiche e che comportano costi non sostenibili. E’ anche necessario porre l’accento sul valore sociale delle attività di allevamento, capaci di creare un ideale collegamento fra ambiente, territorio e produzioni. Motivo per il quale una parte importane del bilancio europeo è destinato al sostegno dell’agricoltura. Che merita, pur con le limitazioni imposte dalle scarse risorse economiche, l’impegno per continuare nelle ricerche che possono dare una risposta per il miglioramento dell’efficienza degli allevamenti.