L'introduzione di criteri più restrittivi per la determinazione della quantità di azoto apportata al campo, che tengono conto delle perdite di sostanze azotate solubili o dilavabili, così come l'inserimento di numerosi Comuni nelle aree vulnerabili ai nitrati di origine agricola, ha fatto sì che un numero rilevante di allevatori si sia trovato improvvisamente spiazzato e posto di fronte alla necessità di smaltire al di fuori della propria azienda affrontando conseguentemente l’aumento del canone d'uso dei terreni e dei costi di trasporto.
Al di là delle esigenze di salvaguardia ambientale, i composti azotati contenuti nei liquami zootecnici rappresentano tuttavia una ricchezza che, se convenientemente utilizzata, permette di ridurre gli input energetici richiesti dalle colture praticate sul territorio, realizzando un duplice vantaggio per l'ambiente, oltre a consentire alle aziende agricole che ricevono i reflui di realizzare consistenti economie nell'acquisto dei fertilizzanti di sintesi.
Per affrontare il problema in questa direzione dovrebbe essere istituita una gestione comprensoriale dei reflui zootecnici, realizzata con l'ausilio di imprese di meccanizzazione agricola per conto terzi, già presenti sul territorio, che possano mettere a disposizione degli allevatori e degli agricoltori tecnologie e macchine d'avanguardia e in grado di invertire l’attuale tendenza allo spandimento generalizzato in fertilizzazione mirata.
 
"Il quadro regionale delle produzioni di azoto organico – ha recentemente sostenuto il presidente di Unima, Aproniano Tassinari - mostra alcune province nettamente eccedentarie e altre caratterizzate da un progressivo impoverimento di sostanza organica che sta ormai manifestando i propri effetti negativi con eccessiva sensibilità alle vicende climatiche, difficoltà di lavorazione fuori dalle condizioni ottimali e, talvolta, facile erodibilità in presenza di precipitazioni intense.
Con la realizzazione di impianti di trattamento dei reflui che consentano di recuperare energia dalle frazioni organiche e nel contempo di concentrare il quantitativo di sostanze azotate diviene tuttavia possibile ridurre i costi per unità  fertilizzante del trasporto interprovinciale, rendendo la pratica vantaggiosa non solo per l’ambiente. Gli ingenti investimenti nelle tecnologie per la distribuzione sono già stati fatti da moltissime imprese agromeccaniche, che possono sin da ora stipulare un contratto su base poliennale con uno o più consorzi e agricoltori, realizzando la concimazione nelle condizioni di massima efficienza fertilizzante, con un sistema che consenta di rendere conto, alle parti interessate come alle autorità ed agli organi di vigilanza,  della qualità e della quantità dei reflui utilizzati, della data, del luogo e delle modalità di applicazione.
E' necessario che anche gli enti pubblici, e in special modo Regioni e le Province, si attivino per favorire, attraverso i Psr, la creazione di contratti di filiera che permetteranno, nel volgere di pochi anni, di trasformare in una risorsa preziosa quello che oggi viene considerato un ingombrante tributo da pagare"
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Le possibili soluzioni al problema dello smaltimento dei reflui zootecnici saranno argomento del convegno organizzato da Unima a Cremona, in occasione della VI edizione di Vegetalia, per sabato 31 gennaio 2009.