La gestione della flora spontanea è un'attività fondamentale per garantire una buona produttività del vigneto, sia dal punto vista quantitativo che qualitativo. Oggi sono sostanzialmente tre gli approcci possibili: il diserbo meccanico, quello chimico e l'inerbimento controllato. Il tutto differenziato tra sottofila e interfila.

 

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Se al Sud Italia il diserbo meccanico è considerato lo standard nella gestione delle malerbe, man mano che si risale lo Stivale il diserbo chimico, in special modo con il glifosate, assume una valenza sempre più importante, assicurando infatti un buon controllo delle infestanti e al contempo richiedendo un esborso economico contenuto.

 

L'ampio utilizzo fatto in passato del glifosate ha, tuttavia, portato alla selezione di popolazioni resistenti all'erbicida. Si tratta cioè di piante che non muoiono se irrorate con la dose solitamente sufficiente a devitalizzarle.

 

Il problema delle malerbe resistenti al glifosate in vigneto

Il glifosate è il più noto e diffuso erbicida presente sul mercato. Non selettivo, sistemico e a basso costo, è oggi utilizzato in moltissime colture, tra cui la viticoltura, per controllare soprattutto le malerbe nel sottofila.

 

A causa proprio della sua efficacia e al basso costo, il glifosate è stato utilizzato ripetutamente negli anni, senza alternarlo ad erbicidi con altro meccanismo di azione. Questo approccio, sebbene abbia massimizzato il ritorno economico nell'immediato, ha causato la selezione di popolazioni resistenti.

 

In particolare in Piemonte, in Veneto, in Emilia Romagna e in Sicilia si segnalano popolazioni di Conyza canadensis (la saeppola canadese, nota anche come Erigeron canadensis) che hanno perso sensibilità nei confronti della molecola glifosate. Mentre in Piemonte si aggiunge anche il loietto (Lolium multiflorum).

 

Questo fenomeno rappresenta un problema non di poco conto per i viticoltori, in quanto queste infestanti non solo competono con le viti per gli input produttivi, ma possono raggiungere taglie ragguardevoli e interferire con i lavori di vendemmia e potatura invernale.

 

La mappa del Gire dove sono segnalate popolazioni di Conyza resistenti a glifosate

La mappa del Gire dove sono segnalate popolazioni di Conyza resistenti a glifosate

(Fonte foto: Data CC-By-SA by OpenStreetMap)

 

La gestione delle malerbe resistenti al glifosate in vigneto

Rimpiazzare il glifosate con un'altra molecola erbicida non è la soluzione, poiché il rischio concreto è che si selezionino nuove popolazioni con nuove resistenze (resistenza incrociata). È dunque necessario adottare un approccio integrato, che metta in campo tutte le tecniche a disposizione dell'agricoltore. In particolare usare in maniera sinergica nuove molecole erbicide e il diserbo meccanico.

 

Andando a guardare i Disciplinari di Produzione Integrata di regioni come il Piemonte o l'Emilia Romagna, si possono trovare diversi erbicidi ammessi in viticoltura. Ad esempio flazasulfuron, un erbicida con attività sistemica residuale che fornisce un valido controllo della Conyza. Avendo una lunga persistenza, il suo utilizzo è tuttavia limitato in alcune regioni.

 

Erigeron canadensis

Erigeron canadensis

(Fonte foto: Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste)

 

Altro erbicida residuale che ha dato prova di un buon controllo della saeppola è isoxaben. Come anche il propizamide. Mentre un graminicida come il quizalofop-p-etile può essere impiegato per gestire il loietto.

All'impiego di questi erbicidi dovrebbe poi essere abbinato l'impiego di attrezzature per il diserbo meccanico, in modo da scongiurare la selezione di popolazioni resistenti anche ai nuovi principi attivi.

 

Se nel Sud Italia il diserbo meccanico è considerato lo standard, nel Nord è difficile affidarsi esclusivamente all'impiego di questo metodo. Il clima più fresco e umido rappresenta un fattore di crescita importante della flora spontanea, che richiederebbe diversi passaggi per essere controllata.

 

Inoltre le frequenti piogge, come in questo 2023, possono rendere il terreno poco praticabile e ritardare l'ingresso dei trattori. Può capitare quindi che alcune infestanti, ormai di taglia elevata e con tessuti parzialmente lignificati, siano più resistenti. Lo si è visto ad esempio con la Conyza, che in alcune aree del Piemonte non è stata controllata adeguatamente con il passaggio della trincia.

 

D'altronde sia il diserbo chimico che quello meccanico presentano vantaggi e svantaggi che devono essere valutati attentamente. E solo un approccio integrato è in grado di garantire stabilità di controllo nel tempo.

 

Senza contare che una gestione integrata delle infestanti scongiura anche l'evenienza che si selezionino nuove popolazioni resistenti. In Piemonte, ad esempio, sembra che in alcuni vigneti anche la malva (Malva spp.) e il geranio molle (Geranium molle) stiano dando segni di minore sensibilità al glifosate, anche se una resistenza non è stata ancora accertata.

 

Geranio molle

Geranio molle

(Fonte foto: Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste)

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