L'Italia però vive una situazione diversa, soprattutto a causa di un andamento climatico che sta condizionando la produzione cerealicola. L'Istat nel 2017 ha rilevato un calo delle superfici seminate del 2,2% rispetto al 2016: su tutti grano duro ed avena. Così le superfici sottratte ai cereali sono state destinate ad altre colture: su tutte la soia (+10,6%), i legumi secchi (+9,7%), il tabacco (+7%), il girasole (+5,5%), la colza (+3%) e la patata (+2,7%).
Ma anche in presenza di difficoltà il ruolo è ancora importante e l'interesse degli agricoltori è ancora alto. Alcuni stanno puntando sui cereali minori che presentano mercati in crescita, maggiore sostenibilità ed una notevole opportunità imprenditoriale.
AVENA
Uno sguardo all'avena
Per quanto riguarda i cereali minori, è importante operare scelte varietali valide, rafforzare l'organizzazione dell'intera filiera, sviluppare il miglioramento genetico e migliorare le tecniche di coltivazione per valorizzare il settore. Tra i più diffusi ci sono sorgo, farro, grano saraceno e Avena sativa, pianta erbacea dalla quale si ricava l'avena, cereale in chicco dalle tante risorse e usi (sia umani che animali).Negli ultimi anni la sua produzione in Italia è enormemente calata. In base ai dati Istat nel 2017 la superficie coltivata è stata di 108.459 ettari, con un calo del 17% circa rispetto al 2010. La produzione è stata di 2.339.944 tonnellate, con un calo del 22% circa rispetto al 2010. Questa contrazione è basata su quattro principali fattori: elevate esigenze idriche della coltura, calo del patrimonio equino, scarsa resistenza al freddo della pianta, necessità di ambienti freschi ed umidi per essere coltivata.
L'avena è una pianta dalle elevate esigenze idriche e dalla scarsa resistenza al freddo
(Fonte foto: © Arcaion - Pixabay)
Quale avena per le prossime semine?
Cerchiamo di dare alcuni suggerimenti agli agricoltori sulle varietà. Per farlo abbiamo chiesto al Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria di S. Angelo Lodigiano (Lodi), che ci ha fornito i dati delle prove in campo relative all'annata agraria 2015-2016, svolte in collaborazione con alcune Regioni e con diversi istituti pubblici e privati."In linea generale - spiega Maurizio Perenzin, ricercatore del Crea - si può dire che l’annata 2015-2016 è stata influenzata da condizioni climatiche favorevoli per l'avena, così come per tutti i cereali autunno-vernini. Questo ha comportato buone rese produttive medie ed una buona qualità merceologica. Il nord Italia è risultato l'ambiente con le migliori performance".
Per quanto riguarda i singoli areali, al nord Italia la produzione media per le varietà a semina autunnale è stata di 4,82 t/ha, in calo rispetto alla stagione precedente. Le varietà più produttive, tra quelle testate, sono state Aveny, Genziana, Alcudia, Sonar e Bionda con produzioni medie comprese tra 5,56 e 5,19 t/ha.
Al centro Italia la produzione media è stata di 3,25 t/ha. La varietà più produttiva è stata Aveny (4,22 t/ha), seguita da Primula (4,11 t/ha) e Genziana (4,10 t/ha).
Al sud Italia la resa media dell’areale è stata di 2,67 t/ha. Le varietà più produttive sono risultate Genziana, Aveny, Alcudia, Bionda e Donata che hanno mostrato una buona adattabilità.
Le varietà di avena oggi puntano su rese e qualità
(Fonte foto: © SueV67-Pixabay)
Re-Cereal, per valorizzare l'avena
L'avena, assieme al miglio e al grano saraceno, è protagonista di Re-Cereal, un innovativo programma di ricerca promosso dall'azienda Dr. Schär, leader nei prodotti gluten-free e con sede in Italia a Postan (Bz), che ha l’obiettivo di reintrodurre questi cereali minori in alcune aree del nord Italia e dell'Austria.Il progetto, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020, prevede la collaborazione tra la stessa azienda altoatesina e una rete selezionata di partner: l'Università di Udine, l'Università di Innsbruck, il Centro di sperimentazione agraria e forestale Laimburg e l'azienda Kärntner Saatbau.
L'attività di sperimentazione si è concentrata sia sul recupero di vecchie varietà sia sullo studio di nuove. I parametri maggiormente sotto esame sono stati la qualità e la resa produttiva. Questi test hanno permesso, e permetteranno in futuro, d'individuare le varietà più promettenti che, attraverso un programma di miglioramento genetico tradizionale, consentiranno di ottenere selezioni con performance agronomiche ottimali e dotate di caratteristiche adatte alle nuove esigenze del mercato e del consumatore.