Mercati e politica agricola vecchia e nuova gli argomenti al centro dell'Assemblea della Consulta risicola di lunedì 11 giugno al Centro Stelline di Milano, alla quale ha preso parte la Consulta risicola nazionale, presieduta da Paolo Carrà, e il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania.

L'intervento del ministro - che ha seguito la relazione del direttore generale dell'Ente Risi, Roberto Magnaghi - ha toccato due questioni fondamentali, la capacità del settore di relazionarsi al mercato sul lungo periodo e lo stato dei negoziati per la riforma della Pac.
Anna Del Ciello, dirigente Area Mercati di Ente risi, ha sintetizzato nel corso di un'intervista rilasciata ad Agronotizie, i punti salienti dell'assemblea.

 

Mercato, serve più organizzazione

Uno dei due principali argomenti in discussione è stata l'attuale situazione di mercato interessata da una fase di particolare difficoltà. Al ministro è stata presentata la situazione sia delle quotazioni che delle vendite, dalla quale è emerso come le difficoltà abbiano origine da una scarsa organizzazione dell'offertaIl sistema produttivo – ha proseguito del Ciello - sembra incapace, e di fatto lo è, di reagire ad una discesa dei prezzi che è stata considerevole negli ultimi mesi.

Si tratta, tuttavia, di fattori contingenti che non pensiamo possano ripercuotersi anche sulla prossima campagna. Resta in ogni caso la debolezza strutturale dei rapporti di filiera verticali che non sono sufficientemente formati e costruiti per organizzare la fase di produzione e di vendita su prezzi adeguati sia per il produttore che per l'industria di trasformazione.

Il ministro - ha sottolienato la dirigente - nelle sue risposte non ha potuto far altro che constatare il fatto che, nonostante le azioni messe in campo da ministero e Ente risi negli ultimi anni come la sottoscrizione di un accordo quadro di filiera, purtroppo non si sono trovate nelle organizzazioni dei produttori, nel comparto e nei principali trasformatori, risposte sufficienti che potessero prevenire l'attuale situazione di cui tutti si lamentano”.

 

Sono state proposte azioni risolutive concrete?

A livello istituzionale, le azioni che potevano essere messe in piedi ci sono già. L'accordo di filiera è stato sottoscritto nell'inverno 2010 e si sperava trovasse attuazione nel 2011 ma non è avvenuto. Non possiamo, quindi, fare altro che ribadire che questa è l'unica strada di uscita percorribile”.

 

Come mai non è stato attuato?

"Perché il settore del riso purtroppo 'soffre' di un sistema commerciale antiquato in cui le organizzazioni di produttori non hanno un peso rilevante e commercializzano meno del 15% della produzione nazionale. Il rimanente 85% è trattato a livello individuale con l'operato di mediatori in commercio, che non hanno alcun interesse a rafforzare le organizzazioni di produttori.
Fino a che non ci sarà uno sviluppo positivo di queste relazioni, non pensiamo possano esserci soluzioni durature e il settore continuerà ad essere esposto alla volatilità del mercato dettata da fattori contingenti che vanno dal cambio euro dollaro alla competitività variabile in base alla comparsa o scomparsa di un paese competitore nel Mediterraneo.
La produzione che l'Italia esporta è un puntino nel sistema mondiale, per cui se non si riescono a consolidare i rapporti con i paesi più vicini verso cui esportare la situazione non cambierà. Una strada ci sarebbe ma serve il coraggio di percorrerla in maniera massiccia e significativa”.

 

Politica vecchia e nuova

Il secondo tema affrontato nella discussione è stata la Pac che desta due distinte preoccupazioni: il disaccoppiamento totale degli aiuti al via per il riso dal 2012 e lo scenario 2014-2020 che va disegnandosi e nel quale nuove rivoluzioni sono attese un po' per tutti i settori agricoli, in particolare per il riso che ha potuto beneficiare fino ad oggi di aiuti comunitari piuttosto importanti per la redditività aziendale”.

 

Disaccoppiamento

In merito alla prima questione, l'aiuto specifico che veniva erogato fino alle semine del 2011 verrà comunque concesso ai produttori. In termini di spesa complessiva la comunità eroga i medesimi fondi ma, mentre prima una quota consistente cioè 450 euro per ettaro venivano erogati ai produttori per il fatto di fare riso, ora erogati in forma disaccoppiata lasciano l'imprenditore libero di scegliere se continuare a coltivare riso o dedicarsi ad altri cereali o ancora, cambiare totalmente produzione.
Questo, associato all'andamento poco soddisfacente delle quotazioni causerà una riduzione delle superfici da noi stimata in 9-10mila ettari. Una quota per ora contenuta che potrebbe però aumentare con la permanenza in fase negativa degli elementi di mercato e il ripetersi del disaccoppiamento anche per il 2013 e forse per il 2014 se la definizione della Pac non dovesse arrivare nei tempi previsti.
Una riduzione significativa delle superfici, al di sotto della soglia dei 230-250mila ettari, non può non preoccuparci e non preoccupare le industrie che si approvvigionano di materia prima nazionale per almeno il 90% del loro fabbisogno.
In questo caso, non c'è altra risposta se non quella di favorire il consolidarsi delle relazioni tra il comparto produttivo agricolo e quello industriale”.

 

E le prospettive della nuova Pac?

Ci troviamo di fronte ad una Pac molto più complessa dell'attuale: fino ad oggi siamo andati verso la semplificazione pur con effetti negativi vista la fase di regresso rispetto al mantenimento di un'attività agricola produttiva importante causata dal disaccoppiamento.
Preoccupa molto il cosiddetto Greening e in particolare l'obbligo, se poi verrà confermato, di  mantenere l'area ecologica al 7 per cento. Non tanto e non solo per una riduzione della Sau, ma più che altro per le conseguenti difficoltà di gestione aziendale.

Fare riso implica ad esempio un sistema distribuzione dell'acqua organizzata con opere irrigue funzionali alla coltura e modificare i canali che servono gli appezzamenti non è facile come spostare le ali piovane di altre colture.
E' stata poi affrontata anche la prospettiva di una riduzione complessiva e significativa dei montanti generali degli aiuti e quindi anche della componente dell'aiuto di base che nelle bozze dei regolamenti dovrà essere completamente allineato entro il 2019.  Il ministro, in tal senso, ha chiarito che l'Italia sta chiedendo un allungamento dei tempi entro i quali dover toccare un flat rate che sia nazionale o regionale, si vedrà poi.
In merito, infine, alla distribuzione degli aiuti accoppiati, il ministro è stato molto chiaro nel dire che l'approccio nazionale terrà conto della situazione di maturità delle filiere. Ciò per evitare che l'aiuto possa andare a surrogare una quota del prezzo; quindi, solo dove filiere mature dimostreranno di avere la possibilità e la capacità di poter sfruttare al meglio gli aiuti accoppiati questi arriveranno. Un motivo in più che dovrebbe spingere gli attori della filiera verso una miglior strutturazione dei loro rapporti”.