'La genomica, nuova frontiera tecnologica al servizio della frutticoltura’ è il titolo del convegno che si è svolto alla recente edizione di Macfrut, organizzato dall’Università di Bologna - Dipartimento di Colture arboree e dalla Soi - Società di ortoflorofrutticoltura italiana.
Tale evento ha permesso di presentare i più importanti risultati ottenuti in questi ultimi anni nell’ambito della genomica, una branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi.
Gli interventi che si sono susseguiti sono stati incentrati sullo studio dei genomi inteso come sequenziamento, caratterizzazione parallela dei geni e delle regioni intergenetiche di un organismo e possibili utilizzi pratici in campo frutticolo.
“La ricerca agricola di quest’ultimo decennio - spiega Silviero Sansavini del Dipartimento di Colture arboree dell’Università di Bologna - sembra preludere ad una nuova rivoluzione verde che si basa in gran parte sullo sviluppo delle enormi potenzialità offerte dalla genomica, una branca della genetica e delle annesse biotecnologie: per identificare, mappare e utilizzare i geni che codificano per i caratteri di interesse agronomico e commerciale.
La ricerca italiana, dopo il blocco politico degli Ogm, ha conseguito straordinari risultati attraverso lo studio del genoma delle principali specie frutticole, a supporto di nuovi programmi di breeding e degli studi biologici e fisiologici di processo (maturazione e qualità del frutto, durata di conservazione e shelf-life).
I recenti successi conseguiti in Italia con i programmi di collaborazione internazionale per giungere al sequenziamento dell’intero genoma di vite, pioppo, melo e pesco sono forieri di nuove conoscenze genetico-molecolari che non mancheranno di dare anche grossi risultati applicativi. In tempi di grandi ristrettezze della ricerca queste nuove conoscenze sono motivo di orgoglio e di soddisfazione per chi non ha mai smesso di credere nel contributo della ricerca italiana allo sviluppo e al miglioramento della nostra frutticoltura”.
“La genomica - spiega Francesco Salamini, presidente della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige - è oggi elemento di grande importanza per ricercare un miglioramento delle piante. Bisogna però porre attenzione a due concetti: tendenza a radicali cambiamenti nei sistemi agricoli e nella gestione delle piante (uno di questi è la grande attenzione per le piante perenni), necessità di utilizzare tutti i dati che la genomica mette a disposizione anche se di difficile comprensione. Tutto questo porterà ad una nuova stagione del miglioramento genetico che terrà conto delle efficaci capacità (o predittive) della selezione assistita dai marcatori molecolari.
Il tutto deve però essere gestito attraverso un modello adeguato che permetta l’integrazione tra pubblico e privato per favorire lo sviluppo di piani di miglioramento genetico”.
“Nei nostri laboratori – è intervenuto Riccardo Velasco, responsabile dell’Area biologia avanzata Iasma – abbiamo realizzato, grazie a diverse collaborazioni internazionali, la ricostruzione del genoma del melo Golden Delicious, la varietà più diffusa in Italia ed in Trentino e tra le tre più coltivate al mondo. Sono stati individuati più di tre milioni di marcatori molecolari che costituiscono un potenziale di grandissimo valore per le applicazioni pratiche. Le nostre priorità sono oggi l’identificazione dei geni per la resistenza alle principali malattie da funghi, batteri e fitoplasmi, la tolleranza all’attacco dei parassiti, le caratteristiche di qualità del frutto. Grazie al lavoro svolto fino a qui, i tempi di sperimentazione si sono ridotti da un arco temporale di anni ad uno di pochi mesi”.
Anche sul fronte dei peschi fervono le ricerche: “Il pesco è una delle specie più importanti per l’Italia – ha illustrato Ignazio Verde, del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma – dato che il nostro Paese è il secondo produttore di pesche al mondo dopo la Cina. Per questo il completamento del genoma del pesco ha rappresentato un passo decisivo, in grado di aprire una nuova era nel miglioramento genetico della specie. Nel giro di poco tempo potremo ottenere varietà di pesco migliorate, e più rispondenti alle esigenze dei consumatori, con costi ridotti”.
Benefici tangibili si sono già ottenuti nel caso della vite, la cui mappatura del genoma è stata completata tre anni fa: “Abbiamo avuto accesso a informazioni fondamentali per la selezione mirata di nuovi semenzali che costituiranno il futuro dell’agricoltura” hanno spiegato i genetisti Gabriele Di Gaspero e Raffale Testolin, del Dipartimento di Produzioni vegetali dell’Università di Udine.
“Il monitoraggio dei livelli di espressioni dei 30mila geni della vite – hanno proseguito i ricercatori – permette anche la comprensione del comportamento della pianta in risposta alle diverse condizioni di coltivazione e nell’interazione con l’ambiente e con i patogeni”.
Il proseguire di studi e ricerche nel campo della genomica promette importanti sviluppi nell’agricoltura dell’immediato futuro.