Coniugare l’utilizzo della semina su sodo con le rotazioni colturali basate sulle leguminose fa incontrare due mondi: quello dell’Associazione italiana produttori amici del suolo, che da oltre dieci anni propugna la coltivazione dei seminativi senza aratro e con sole macchine seminatrici di precisione e Slow food che da sempre si batte per un cibo più sano, più pulito e più giusto e che propone il recupero della coltivazione dei legumi.

E’ successo a Pastorano (Ce) durante il workshop “La semina su sodo nell’anno internazionale dei legumi, prospettive nel centro Sud” che si è concluso lo scorso 22 aprile con una stretta di mano tra Danilo Marandola, referente progetto politiche agro ambientali di Rete rurale nazionale 2014-2020 e direttore di Aipas e Giuseppe Orefice, presidente di Slow food Campania.
Proprio il sodalizio campano ha ideato la manifestazione nazionale sui legumi, Leguminosa, tenutasi a Napoli i primi di marzo.

Marandola ha illustrato tutti i vantaggi della semina su sodo: risparmio idrico, perché la terra assorbe più acqua, di gasolio, perché sono necessari meno passaggi con il trattore e meno irrigazioni, ma anche risparmi sui principi attivi per il diserbo ed il concime, perché quando nella rotazione colturale vengono utilizzate le leguminose queste in uno difendono il terreno dalle infestanti con le loro radici e lo arricchiscono di azoto.

“In più ci sono i vantaggi ambientali - ha sottolineato Marandola - che vanno dalla difesa del suolo, dall’erosione al risparmio di preziosa risorsa idrica, alla riduzione dell’impatto ambientale che consegue al minor utilizzo di gasolio, azoto da sintesi, fitofarmaci”.

Orefice si è detto “molto interessato a sviluppare una collaborazione con Aipas”. E Marandola ha proposto al presidente di Slow food Campania di collaborare sulla ricerca delle sementi di leguminose tipiche degli areali dove gli agricoltori intendono utilizzarli per le rotazioni colturali, con l’indubbio vantaggio di avere delle cultivar già selezionate dal territorio e più forti.

Hanno inoltre portato la loro testimonianza positiva di ritorno alla coltivazione dei legumi: Giovanni Picciuto, dirigente Aipas, produttore di ceci su sodo a San Bartolomeo in Galdo (Bn), Vincenzo Egizio, agricoltore custode di Slow food che coltiva il fagiolo cannellino “dente di morto” a Brusciano (Na) e Mario Parente, produttore Aipas di lupino gigante di Vairano Patenora (Ce).