La nuova Politica Agricola Comune (Pac), entrata in vigore il primo gennaio 2023, ha una forte impronta ambientale. L'obiettivo generale 2 - Ambiente e Clima pone come priorità della nuova Pac quella di rendere il settore primario più sostenibile. Ciò significa contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l'ambiente, conservare i paesaggi e la biodiversità.
L'impronta green è ravvisabile ad esempio nella condizionalità rafforzata, il prerequisito per accedere al pagamento base, ma soprattutto nei Regimi per il clima e l'ambiente, conosciuti come Ecoschemi.
Nella nuova Pac i pagamenti diretti (il Primo pilastro) sono infatti suddivisi in cinque interventi:
- Sostegno al reddito di base (48% delle risorse).
- Ecoschemi (25% delle risorse).
- Pagamento accoppiato (15% delle risorse).
- Sostegno ridistributivo al reddito (10% delle risorse).
- Sostegno ai giovani agricoltori (2% delle risorse).
Ripartizione del plafond di pagamenti diretti
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Se nella scorsa programmazione il pagamento di base e il greening davano diritto all'85% dei pagamenti diretti (55+30%), con la nuova Pac il sostegno di base si ferma al 48% e gli Ecoschemi al 25%. In totale dunque si arriva al 73%, ma nessuno riuscirà a portare a casa tutti e 5 gli Ecoschemi.
Questo cosa significa? Che se l'Unione Europea e l'Italia hanno stanziato lo stesso budget per la Pac (36,6 miliardi di euro), hanno reso la distribuzione delle risorse molto più selettiva e soprattutto legata al rispetto di precisi impegni, molti dei quali di natura ambientale. Sarà dunque più difficile ottenere i fondi e saranno premiate le aziende agricole più sostenibili.
Gli Ecoschemi, cosa sono e quanto valgono
Gli Ecoschemi sono 5 tipologie di intervento (Eco 1, Eco 2, ….) che fanno parte della cosiddetta architettura verde della nuova Pac. Architettura che ha alla base la condizionalità rafforzata (prerequisito per accedere al pagamento di base) e che si traduce nelle singole regioni attraverso i pagamenti agroclimaticoambientali (parte del Secondo Pilastro).
Vediamo ora le diverse tipologie di Ecoschemi:
- Eco 1 - Pagamento per la riduzione dell'antimicrobico resistenza e per il benessere animale (376 milioni di euro all'anno).
- Eco 2 - Pagamento per l'inerbimento delle colture arboree (155 milioni di euro all'anno).
- Eco 3 - Pagamento per la salvaguardia di olivi di valore paesaggistico (150 milioni di euro all'anno).
- Eco 4 - Pagamento per sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento (162 milioni di euro all'anno).
- Eco 5 - Pagamento per misure specifiche per gli impollinatori (43 milioni di euro all'anno).
I 5 Ecoschemi del Piano Strategico Pac
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Vediamo ora nel dettaglio che cosa prevedono i singoli Ecoschemi, alcuni dei quali sono oggetto di ulteriori approfondimenti in altri articoli.
Gli Ecoschemi spiegati in tre minuti
Ecoschema 1: riduzione dell'antimicrobico resistenza
Lo sviluppo di ceppi di batteri resistenti agli antibiotici è un tema molto importante a livello europeo e tocca direttamente la salute delle persone. Per questo motivo l'Ue ha deciso di sostenere gli allevatori verso un percorso di riduzione dell'uso di antibiotici.
Il sostegno, diviso in due livelli di "difficoltà", è concesso per tutte le Uba, Unità di Bestiame Adulto, oggetto d'impegno come pagamento annuale sotto forma di pagamento aggiuntivo al sostegno di base. Nel livello 1 si va ad esempio dai 66 euro a capo per i bovini da latte, fino ai 24 euro per i suini. Mentre nel livello 2 sono previsti 240 euro per i bovini da latte a duplice attitudine e 300 euro per i suini.
Per ottenere i fondi del livello 1, però, gli agricoltori devono ridurre l'uso degli antibiotici in riferimento alla mediana regionale. Il metodo di calcolo è piuttosto complesso, ma semplificando possiamo dire che il consumo di antibiotici di ogni allevatore è indicato dal parametro Ddd, Defined Daily Dose.
Accedono all'Eco 1 gli allevatori che, rispetto alla distribuzione della mediana regionale, calcolata per l'anno precedente:
- Mantengono valori Ddd entro il valore definito dalla mediana.
- Mantengono valori Ddd entro il valore soglia identificato dal terzo quartile, ma lo riducono del 20%.
- Hanno valori Ddd che passano dal quarto al terzo quartile con una riduzione di almeno il 10%.
Allevamento ammissibili al livello 1
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Per quanto riguarda il livello 2, incentrato maggiormente sul benessere animale, agli agricoltori viene chiesto di aderire al sistema Sqnba, Sistema di Certificazione di Qualità Nazionale per il Benessere Animale, e di adempiere agli obblighi del relativo disciplinare, come ad esempio il pascolamento. Chi è in regime di biologico è esentato (in quanto segue già il relativo disciplinare), come anche i piccoli allevamenti con al massimo dieci Unità di Bestiame Adulto.
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Ecoschema 2: inerbimento delle colture arboree
L'Ecoschema 2 ha come obiettivo quello di garantire la copertura del terreno negli impianti arborei, come ad esempio vigneti, oliveti e frutteti. L'agricoltore riceve un pagamento di 120 euro ad ettaro, in aggiunta al pagamento di base, che diventano 144 nella aree natura 2000 e Zvn, Zone Vulnerabili ai Nitrati.
L'agricoltore si impegna ad assicurare la presenza di copertura vegetale erbacea, spontanea o seminata, nell'interfila o, per le colture non in filare (come gli oliveti), all'esterno della proiezione verticale della chioma. La copertura deve restare tra il 15 settembre e il 15 maggio dell'anno successivo.
L'Eco 2 non è cumulabile con l'Eco 5 (la misura sugli impollinatori). Inoltre è vietato effettuare il diserbo chimico sull'interfilare (si può nel sottochioma) e lavorare il terreno durante tutto l'anno. Sono consentite solo operazioni meccaniche di sfalcio o trinciatura.
Ecoschema 2: inerbimento delle colture arboree
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Ecoschema 3: salvaguardia degli olivi di valore paesaggistico
L'Ecoschema 3 è destinato specificatamente all'olivicoltura e prevede un premio di 220 euro ad ettaro per gli oliveti di particolare valore paesaggistico e storico. Pagamento che diventa di 264 euro per le parcelle nelle aree Natura 2000 o Zvn.
Si considerano di particolare valore paesaggistico e storico gli oliveti con una densità media (a livello di parcella agricola) inferiore a 300 piante/ettaro (ma non sotto le 60) e quelli individuati dalla regione o dalla pubblica amministrazione, fino ad un massimo di 400 piante/ettaro, in base ad elementi oggettivi quali l'architettura degli impianti, le tecniche di allevamento ed altre pratiche tradizionali.
L'olivicoltore si deve impegnare però a:
- Assicurare la potatura biennale delle chiome, con l'obiettivo di migliorare la produttività.
- Non bruciare i residui di potatura in loco.
- Mantenere l'oliveto nel suo status quo. È vietato dunque aumentare il numero di piante o abbatterle.
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Ecoschema 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento
L'Ecoschema 4 prevede un pagamento di 110 euro/ettaro (che diventano 132 nelle aree Natura 2000 e Zvn) per quegli agricoltori che introducono in avvicendamento colture leguminose e foraggere, nonché da rinnovo. In questo modo il legislatore intende preservare la fertilità dei suoli e la biodiversità, ma anche combattere le infestanti e gli organismi patogeni. Si tratta di un impegno che si somma all'obbligo di rotazione previsto dalla Bcaa 7.
Ecoschema 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento. Impegni previsti
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Come mostrato nella slide precedente l'agricoltore si impegna dunque ad assicurare l'avvicendamento biennale con colture leguminose, foraggere o da rinnovo, inserendo nel ciclo di rotazione almeno una coltura miglioratrice proteica (leguminose) o oleaginosa, o almeno una coltura da rinnovo.
Ecoschema 4: sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento. Classificazione colture
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Facciamo qualche esempio: è ammessa la coltivazione di mais-grano, mais-soia, barbabietola-grano, tabacco-grano, erba medica-erba medica. Mentre non è possibile fare grano-orzo, grano-zucchino, orzo-cocomero, farro-lattuga e così via. Insomma, rispetto allo schema precedente ogni biennio ci deve essere almeno una coltura "verde".
Ai fini del controllo del rispetto dell'avvicendamento si considerano le colture presenti in campo a partire dal primo giugno al 30 novembre dell'anno di domanda. Le cover crop non sono dunque considerate ai fini del rispetto di questo Ecoschema. In egual misura, se un agricoltore fa loietto-mais, ai fini dell'Eco 4 vale il mais, non il loietto.
Ecoschema 5: misure per gli impollinatori
Per sostenere le popolazioni di api e altri insetti pronubi, il legislatore ha pensato di premiare quegli agricoltori che destinano una parte della superficie aziendale alla semina di essenze di interesse apistico. Vengono dati 500 euro ad ettaro per i seminativi e 250 per le colture arboree. L'Eco 5 non è cumulabile con l'Eco 2 (inerbimento delle colture arboree).
Nelle coltivazioni arboree la copertura vegetale di interesse apistico (seminata o spontanea) deve essere presente nell'interfila o all'esterno della proiezione verticale della chioma.
È fatto divieto di:
- Sfalciare o trinciare la copertura per tutto il periodo dalla germinazione al completamento della fioritura.
- Utilizzare diserbanti chimici. È ammesso solo il controllo meccanico o manuale di piante infestanti non di interesse apistico su tutta la superficie.
- Utilizzare altri agrofarmaci durante la fioritura. Durante il resto dell'anno occorre seguire il disciplinare di difesa integrata.
Nelle coltivazioni erbacee la copertura vegetale di interesse apistico (seminata o spontanea) deve coprire una superficie minima di 0,25 ettari contigui.
L'agricoltore si impegna a:
- Non asportare, sfalciare o trinciare la copertura per tutto il periodo dalla germinazione al completamento della fioritura.
- Non utilizzare prodotti fitosanitari fino al completamento della fioritura.
- Eseguire il controllo esclusivamente meccanico o manuale di piante infestanti non di interesse apistico sulla superficie oggetto di impegno.
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Ecoschemi, una opportunità da valutare con cura
Sulla carta gli Ecoschemi rappresentano una importante opportunità di integrazione del reddito per gli agricoltori. Ogni azienda agricola deve però fare le proprie valutazioni, considerando bene i costi, economici e non, che ottemperare ai singoli impegni comporta. Talvolta infatti gli importi sono elevati in quanto si richiede uno sforzo notevole all'azienda.
Ad esempio l'Eco 5, quello a sostegno degli impollinatori, mette sul piatto delle risorse interessanti, ma chiede in cambio agli agricoltori che fanno seminativi di rinunciare ad un quarto della propria produzione. Per chi produce grano in Sicilia può dunque essere conveniente, ma non per chi fa mais in Pianura Padana.
Inoltre impone costi diretti importanti, relativi ad esempio all'acquisto delle sementi e alla loro semina, nonché vincoli all'impiego di agrofarmaci. Occorre dunque che ogni agricoltore valuti la reale opportunità di aderire agli Ecoschemi sulla base delle caratteristiche della propria azienda.