Uno dei pilastri della nuova Pac, entrata in vigore il primo gennaio 2023, è rappresentato dagli Ecoschemi. Si tratta di impegni di tipo climatico ambientali che hanno l'obiettivo di rendere l'agricoltura più sostenibile.
In tutto gli Ecoschemi sono 5 e il numero 4 prevede un pagamento di 110 euro ad ettaro per quelle imprese seminative che si impegnano ad adottare un sistema di avvicendamento colturale secondo le regole contenute nel Piano Strategico Pac (Psp).
Prima di vedere che cosa è richiesto all'agricoltore per accedere all'Eco 4, è bene capire che cosa sono e quanto valgono gli Ecoschemi.
Gli Ecoschemi e la nuova architettura verde della Pac
Il Primo Pilastro della Pac, rappresentato dai pagamenti diretti, è suddiviso in cinque linee di intervento. La più corposa è il Sostegno al reddito di base, che assorbe il 48% delle risorse. Seguono poi gli Ecoschemi (Regimi per il clima e l'ambiente) con il 25% del budget. Più giù troviamo il pagamento accoppiato, 15% delle risorse, e il Sostegno ridistributivo al reddito, con il 10%. Il 2% invece va ai giovani agricoltori.
Ripartizione del plafond di pagamenti diretti
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Il pagamento di base, quello più corposo, viene assegnato a tutti gli agricoltori in possesso di Titoli e che rispettano la condizionalità rafforzata. Tra gli obblighi previsti c'è la rotazione obbligatoria (Bcaa 7) delle colture, che di fatto impedisce la monosuccessione nella maggior parte dei casi, come ad esempio fare mais su mais o grano su grano.
Gli Ecoschemi sono un impegno ulteriore, di carattere ambientale e climatico, che si somma agli impegni previsti dalla condizionalità rafforzata. In altre parole l'agricoltore viene premiato e ripagato per gli sforzi che mette in campo per avere una agricoltura più sostenibile.
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Ecoschema 4, sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento
Se la Bcaa 7 impone la rotazione colturale, l'Ecoschema 4 specifica quali sono le colture che devono essere avvicendate. Per avere i 110 euro ad ettaro, infatti, l'agricoltore deve seminare, come coltura principale, e almeno una volta all'anno, una coltura leguminosa, foraggera o da rinnovo.
Nella foto che segue è ben spiegata la separazione tra le colture leguminose, foraggere e da rinnovo (in verde) e tutte le altre (in arancione). L'agricoltore, nell'arco di due anni, deve dunque seminare come coltura principale una specie che ricade nel rettangolo verde.
Ecoschema 4: Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento - Classificazione colture
(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)
Ad accedere all'Eco 4 sono tutte le aziende agricole con terreni in seminativo che hanno i Titoli per accedere al pagamento di base. E infatti i 110 euro ad ettaro si sommano al pagamento di base e diventano 132 euro nel caso in cui i terreni si trovino in aree Natura 2000 o Zvn, Zona di Vulnerabilità ai Nitrati di origine agricola.
Ecoschema 4, gli impegni previsti per l'agricoltore
Le aziende agricole che vogliono accedere all'Eco 4 devono rispettare una serie di impegni.
Vediamo di che cosa si tratta:
- Assicurare l'avvicendamento almeno biennale tra colture "rosse" e colture "verdi". E cioè inserire, almeno una volta ogni due anni, una coltura leguminosa e foraggera, o colture da rinnovo.
- Sulle colture leguminose e foraggere non è consentito l'uso di diserbanti chimici e di altri prodotti fitosanitari nel corso dell'anno.
- Le colture da rinnovo possono essere gestite esclusivamente attraverso la difesa integrata (e il suo relativo disciplinare) o la produzione biologica (solo per quanto riguarda la difesa).
- L'agricoltore si impegna ad interrare i residui di tutte le colture in avvicendamento, come ad esempio le stoppie. Mentre la paglia, ad esempio del grano, è considerata un sottoprodotto e può dunque essere raccolta.
- Le aziende che adottano le tecniche di agricoltura conservativa (no tillage, minimum tillage, strip tillage, eccetera) non sono soggette all'obbligo dell'interramento. Anche le aziende zootecniche sono escluse.
L'Ecoschema si applica alle colture principali e di secondo raccolto. Rientrano nell'avvicendamento anche colture pluriennali, erbe ed altre piante erbacee da foraggio e i terreni a riposo per un massimo di quattro anni consecutivi.
L'avvicendamento deve avvenire tra colture principali e cioè quelle che sono presenti in campo dal primo giugno al 30 novembre. Non valgono invece le cover crop (principio presente anche nella Bcaa 7).
Facciamo ora qualche esempio di avvicendamento. Va bene mais-grano, poiché il mais è una coltura da rinnovo. Bene anche mais-soia o erba medica-erba medica, entrambe da rinnovo. Bene anche grano-lenticchia, ma attenzione perché la lenticchia deve essere gestita senza l'uso di diserbanti chimici e di altri prodotti fitosanitari. Non si può invece fare grano-orzo, oppure grano-zucchino o ancora avena-spinacio.
Gli obiettivi dell'Ecoschema 4
Gli obiettivi che l'Eco 4 intende perseguire sono ben specificati nel Piano Strategico Pac. Si legge infatti che "l'avvicendamento colturale rappresenta uno strumento fondamentale per preservare la fertilità dei suoli e la biodiversità e per ridurre lo sviluppo di infestanti e l'insorgenza dei patogeni, salvaguardando o migliorando la qualità delle produzioni".
Il legislatore sottolinea poi come "le leguminose in particolare, grazie alla lunga stagione di crescita e all'alta biomassa delle radici, aumentano l'apporto di matrici organiche al suolo. Inoltre, per effetto dell'azione azotofissatrice simbiotica, consentono di ridurre l'apporto di fertilizzanti. Anche l'impegno all'interramento dei residui determina un incremento della sostanza organica nel suolo e favorisce l'attività e la biodiversità microbica all'interno di esso. In tal modo l'Ecoschema contribuisce allo stoccaggio del carbonio e quindi alla mitigazione dei cambiamenti climatici".
Sempre nel Psp si legge che "l'avvicendamento delle colture ha anche effetti positivi sull'adattamento, in quanto l'aumento della diversità colturale e l'incremento della sostanza organica nel suolo migliorano la resilienza delle aziende agricole ad eventi climatici avversi come la siccità. Inoltre, il divieto/limitazione di uso di diserbanti e altri prodotti fitosanitari riduce fortemente il rischio di inquinamento delle principali matrici ambientali (acqua, aria, suolo) con anche effetti benefici sulla biodiversità".