Previsioni europee agricole estive: mercati sotto shock a causa di inflazione, guerra in Ucraina, caldo e siccità.

 

La produzione cerealicola cala del 2,5% rispetto al 2021, ma restano alti gli stock: 357 milioni di tonnellate nel 2022. +7,5% sulla produzione di semi oleosi, in particolare salgono i girasoli a 11,1 milioni di tonnellate. +50% gli stock di zucchero, mentre calano importazione e produzione di vino. Il consumo pro capite di pesche e nettarine è in aumento, va male invece la produzione di pomodori che scenderà a -9% per siccità e calo della domanda.

 

In crisi il settore dei latticini: salgono i prezzi, calano quantità di grasso e contenuto proteico e scende la qualità del prato per i pascoli. A salvarsi solo l'export di panna e formaggi. Anche per la carne bovina ci sono brutte notizie: -0,5% nella produzione con l'annullamento degli incentivi sul prezzo, mentre la produzione di pollame resta stabile.

 

La situazione dei mercati agricoli

Senza dubbio, i mercati agricoli europei hanno subìto diversi shock nell'ultimo periodo: in primis i prezzi delle merci agricole sono cresciuti di circa il 30% dopo l'invasione russa dell'Ucraina, mentre le condizioni meteorologiche, tra cui l'estrema siccità e le alte temperature, rappresentano enormi sfide per una buona resa dei raccolti.

 

Anche le epidemie diffuse negli allevamenti, tra cui la peste suina africana e l'influenza aviaria, peggiorano la situazione, impattando negativamente sulla salute animale.

 

La Banca Centrale Europea (Bce) ha stimato che se l'invasione in Ucraina continuasse anche nel 2023, il Pil dell'eurozona non tornerebbe ai livelli pre pandemici fino al 2024, mentre l'inflazione resterebbe al 6,8% per tutto il 2022.

 

I cereali: cala la produzione, ma restano alti gli stock

A causa delle alte temperature e della forte siccità, che sta mettendo a repentaglio la disponibilità di acqua in gran parte d'Europa, la produzione cerealicola subirà un calo del 2,5% nei prossimi due anni, arrivando a 286 milioni di tonnellate rispetto alle 297 del 2019.

 

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Tuttavia, l'Ue ha possiede una grande disponibilità di cereali grazie agli alti livelli di stoccaggio: tra questo e il prossimo anno, gli stock Ue saranno riempiti con 357 milioni di tonnellate di cereali, livelli quasi identici a quelli del 2021, quando le tonnellate stoccate erano 358 milioni. Questa disponibilità permetterà non solo delle basse importazioni cerealicole in Ue, ma anche un aumento delle esportazioni a 33,5 milioni di tonnellate.

 

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Semi oleosi, zucchero, olio d'oliva e vino

I primi risultati della deroga sui terreni lasciati a riposo, concessa lo scorso marzo dalla Commissione Europea in seguito all'invasione dell'Ucraina, si sono visti nella produzione dei semi oleosi, cresciuta del 7,5% in Ue e propensa ad arrivare a 32,1 milioni di tonnellate.

Ad avere la crescita maggiore sono state le piantagioni di girasoli - che necessitano di poca acqua e di basse quantità di agrofarmaci - la cui produzione dovrebbe arrivare a 11,1 milioni di tonnellate, un record per l'Ue, che permetterebbe di compensare le perdite di forniture dall'Ucraina.

 

Stabile invece lo zucchero a 15,8 milioni di tonnellate prodotte, con un drastico aumento negli stock a 1,9 milioni di tonnellate (+58% rispetto al 2021), mentre produzione e importazione di vino subiranno un calo quest'anno, anche se il consumo potrebbe aumentare del 5% nel 2023 grazie alle basse esportazioni e al ridotto uso di prodotti derivati come aceto e brandy.

 

Per l'olio d'oliva è previsto un calo nell'export rispetto al 2021, anno in cui anche la produzione era cresciuta dell'11%, ma potrebbe crescere lievemente il consumo.

 

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Cresce il consumo di pesche, cala la produzione di pomodori

Grazie a un'alta produzione, a buone condizioni meteorologiche e al ritorno del turismo, nel 2022 ci si aspetta un aumento fino a 6,1 chilogrammi sul consumo pro capite di pesche e nettarine, anche se è ancora presto per parlare di un consumo medio nel lungo termine.

 

Diversa la sorte dei pomodori: dopo un'ottima stagione produttiva, con alti consumi nel 2021, la produzione di quest'anno dovrebbe calare del 9% a 16,5 milioni di tonnellate. Le cause principali della perdita produttiva sono siccità, calo della domanda e passaggio a coltivazioni più proficue.

 

Prezzi dei latticini alle stelle

Siccità e caldo colpiscono anche il settore dei latticini, facendo schizzare i prezzi a livelli record: se da un lato i prezzi del latte in polvere sono rimasti stabili e quelli del siero del latte hanno subìto un lieve declino, quelli di tutti gli altri latticini stanno salendo drasticamente. Questo, sommato a un ridotto numero di greggi, potrebbe portare non solo a un declino dello 0,6% nella disponibilità di latte nel 2022, ma anche a un calo dei grassi e del contenuto proteico nei latticini a causa di una qualità più bassa nell'erba dei pascoli.

 

Al contrario, la produzione e l'export di formaggi e panna stanno continuando a crescere. In leggero aumento anche l'uso domestico di latticini (+0,3%) grazie alla vendita al dettaglio.

 

Male il settore bovino, stabile la produzione di pollame

La produzione di carne bovina dovrebbe diminuire dello 0,5% nel 2022, non tanto per i prezzi alti, ma a causa di alcuni aggiustamenti strutturali nel settore e per l'annullamento degli incentivi sul prezzo della carne bovina, in seguito alla peste suina africana e alle conseguenze ambientali causate dal settore. L'export dovrebbe crescere verso i mercati di alto valore, ma resta comunque il problema degli alti prezzi di mercato interni sulla carne. L'importazione invece dovrebbe aumentare grazie alla disponibilità di bovini dal Brasile.

 

Infine, la produzione di pollame dovrebbe stabilizzarsi nel 2022 anche grazie agli alti prezzi del pollame in Ue, in grado di compensare i costi di produzione e le conseguenze dell'influenza aviaria.