Ultimamente si sente parlare spesso di agroforestry (agroforestazione in italiano) soprattutto in relazione al tema della sostenibilità. Essa viene infatti citata come un'opportunità sia dal punto di vista economico per gli agricoltori, sia come un'opportunità per aumentare la sostenibilità dell'agricoltura, contribuire a ridurre la CO2 in atmosfera e aumentare la biodiversità.

Ma che cos'è la agroforestry e quali sono i suoi vantaggi e svantaggi? "L'agroforestry prevede di coltivare sullo stesso appezzamento una coltura arborea ad alto fusto, come ad esempio il pioppo, e una coltura a taglia bassa, come il frumento, il mais, le orticole, erbacee annuali e poliennali in genere", spiega Sara Bergante, ricercatrice presso il Centro di Ricerca Foreste e Legno del Crea.

"L'obiettivo è quello di avere differenti colture che insistono sullo stesso suolo. In questo modo si può ottenere un vantaggio economico per l'agricoltore, che massimizza la redditività del campo, oltre ad avere un impatto ambientale positivo in quanto gli alberi catturano anidride carbonica dall'atmosfera, migliorano la resilienza del suolo e offrono rifugio a una gran varietà di uccelli, piccoli mammiferi, nonché insetti".


Azienda Agricola Casaria (Padova), pioppo con grano
Azienda Agricola Casaria (Padova), pioppo con grano
(Fonte foto: Piero Paris)


Agroforestazione, uno sguardo al passato

L'agroforestry non è d'altronde una novità degli ultimi anni. Prima della rivoluzione verde e della meccanizzazione dell'agricoltura gli agricoltori erano soliti consociare più colture, utilizzando ad esempio le specie arboree sui bordi dei campi per produzione di legno ad uso domestico, legacci, o foraggio.

Un caso assai comune nel Sud Italia era quello di seminare il grano duro negli oliveti in modo da ottenere sia una produzione di cereali che di olio. Nel Nord Italia invece per lungo tempo si sono piantati gelsi sui bordi dei campi aventi una funzione frangivento e di produzione di legno, ma producendo anche foglie che venivano utilizzate nella bachicoltura.

E andando ancora indietro nella storia, risalendo all'epoca dei Romani e dei popoli successivi, gli agricoltori erano soliti far crescere le viti su specie arboree, come ad esempio pioppi, aceri, olmi e ulivi. Una tecnica in uso in Italia ancora gli inizi del secolo scorso e che prendeva il nome di "vite maritata".


I vantaggi dell'agroforestazione

Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa tecnica? Dal punto di vista dell'agricoltore è sicuramente interessante avere a disposizione fonti di reddito differenziate. Gli alberi possono essere infatti destinati al taglio e alla commercializzazione come legname o mal che vada come biomassa. Ma possono essere anche una fonte di produzione alimentare.

In Olanda i ricercatori dell'Università di Wageningen stanno studiando la possibilità di abbinare la coltura del nocciolo con quella del frumento, della patata e della cipolla. Inoltre nei campi sperimentali sono stati piantati filari di ontani, pioppi e salici ad una distanza di 60 e 120 metri.

Secondo i ricercatori olandesi se si hanno filari di alberi alti almeno 17 metri e distanti circa 95 metri l'uno dall'altro, con orientamento Sud Nord, si ottiene un leggero aumento della resa delle colture che crescono tra i filari rispetto all'assenza di alberatura.

In Indonesia invece la startup ReNature sta sperimentando la consociazione tra palma da olio e colture destinate all'alimentazione delle popolazioni locali, nonché tra alberi da legname e colture foraggere per il bestiame. L'obiettivo è quello di diversificare le fonti di reddito, assicurare la sostenibilità sul lungo periodo dell'agricoltura e la sua resilienza.


Un esempio di agroforestazione in Gran Bretagna
Un esempio di agroforestazione in Gran Bretagna
(Fonte foto: Università di Wageningen)


Se correttamente pianificata l'agroforestazione crea delle sinergie tra le differenti colture evitando competizione per le risorse. Un esempio può essere la consociazione pioppo e frumento. Il pioppo è infatti una pianta ad alto fusto che perde le foglie in autunno e rinnova la sua chioma tra aprile e maggio. Il frumento invece è una coltura a taglia bassa che si sviluppa durante l'inverno e la primavera.

Dunque i cicli sono abbastanza sfalsati da non creare competizione. Anche gli apparati radicali esplorano il terreno a profondità differenti e dunque la competizione per il nutrimento è scarsa. Ma c'è di più, perché i pioppi offrono una barriera al vento che rischia di allettare il grano.

C'è poi un vantaggio dal punto di vista ambientale sul quale punta molto Bruxelles. Gli alberi crescendo assorbono anidride carbonica nell'atmosfera, il principale gas ad effetto serra causa dei cambiamenti climatici. Inoltre gli alberi possono offrire riparo e nutrimento ad un gran numero di uccelli, ma anche piccoli mammiferi e insetti.


Gli svantaggi dell'agroforestazione

E gli ostacoli? "La barriera principale riguarda la progettazione degli impianti che deve essere studiata attentamente per evitare che le specie vadano in competizione per la luce del sole, l'acqua, oppure i nutrienti. Nonché per rendere fattibili le rispettive raccolte", spiega Bergante.

Di solito il modo più semplice di far convivere le due differenti colture è quello di limitarsi a piantare gli alberi lungo il limitare dei campi, ma questa non è propriamente agroforestazione. C'è invece chi, come in Olanda, adotta un approccio simile allo strip cropping, e cioè pianta dei filari di alberi intervallati da ampie strisce di terreno coltivato. Ma ancora meglio sarebbe creare degli impianti arborei con sesti regolari, magari più ampi del solito, sotto i quali coltivare la specie a taglia bassa.


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"Noi ad esempio stiamo provando a realizzare pioppeti con sesto d'impianto 8 per 8 metri, contro i 6 per 6 tradizionali, sotto il quale si può agevolmente coltivare mais nei primi tre-quattro anni di vita, quando la chioma non è troppo espansa, o altre specie erbacee, orticole e leguminose. Nell'azienda abbiamo testato la zucca e quest'anno lo zafferano", spiega Bergante.


Azienda agricola Casaria (Padova), pioppo con grano
Azienda agricola Casaria (Padova), pioppo con grano
(Fonte foto Piero Paris)


Una difficoltà riguarda la difesa corretta delle piante. Il pioppo è ad esempio molto sensibile agli erbicidi e ad altre tipologie di agrofarmaci e dunque nel caso di trattamenti alla coltura sottostante potrebbe subire danni. Sarebbe importante poter mettere a punto molecole non nocive per il pioppo (sul quale tra l'altro attualmente si possono usare ben pochi prodotti), ma l'ideale sarebbe che l'agroforestry fosse abbinata ad una conduzione in biologico dell'azienda.

Ma anche gli alberi possono ammalarsi e necessitare di interventi fitosanitari che tuttavia potrebbe essere complesso eseguire sia dal punto di vista pratico, sia per il rischio di lasciare residui di sostanze non autorizzate sulla coltura. "Quest'ultimo punto può essere superato utilizzando i nuovi cloni Msa, a Maggior Sostenibilità Ambientale, come quelli da noi selezionati, che sono resistenti alle principali patologie fungine del pioppo e all'afide lanigero e non necessitano dunque di particolari interventi fitosanitari", sottolinea Bergante.

Per chi volesse approcciarsi a questa nuova tecnica un altro ostacolo è rappresentato dall'assenza di attrezzature adatte. Oggi infatti sia i trattori che le attrezzature sono stati studiati per il pieno campo e dunque mal si adattano a coltivazioni che insistono al di sotto di impianti arborei. Per questo motivo ad esempio in Olanda hanno scelto di limitare l'impianto degli alberi su filari.

Al di là di questi ostacoli l'agroforestry rappresenta senza ombra di dubbio una interessante opportunità da esplorare. Non certo un approccio che può essere applicato in tutti i campi, ma in certe situazioni potrebbe risultare conveniente. E lo sarà ancora di più quando il mercato dei carbon credits diventerà una realtà fattuale anche in Italia. A quel punto gli agricoltori avranno a disposizione una nuova fonte di reddito rappresentata dalla monetizzazione dei servizi ecosistemici forniti alla collettività.

 

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