Il gelso (Morus spp., famiglia Moraceae) nel corso di migliaia di anni si è adattato ad una vasta area di zone dell'emisfero settentrionale ed è in grado di crescere in un'ampia gamma di condizioni pedoclimatiche. Sono state classificate ventiquattro specie di Morus, tra le quali quelle più comunemente diffuse sono il gelso bianco (Morus alba L.), il gelso nero (Morus nigra L.) e il gelso rosso (Morus rubra L.) (Rif. [i]).

Il gelso nero, coltivato da sempre per il frutto, è un albero deciduo che cresce fino ad una altezza di 10-13 metri. Le foglie sono lunghe da 10 a 20 centimetri, i frutti (more di gelso, sorosi) sono di buona pezzatura, generalmente di forma cilindrica. Il gelso ha un ottimo potenziale come bioraffineria: le sue foglie hanno una digeribilità compresa fra il 75 ed il 90%, da millenni si utilizzano come alimento del baco da seta, ma sono anche un ottimo foraggio per mammiferi (Fao, Rif. [ii]); dalla sua corteccia si può ricavare cellulosa nanocristallina - un materiale il cui mercato globale è arrivato a 250 milioni di dollari nel 2019 (Rif. [iii]) -; gli scarti di potatura e i rami secchi hanno un buon tenore di carbonio e sono adatti per la gassificazione (Rif. [iv]); l'elevato contenuto in composti polifenolici e la relativa attività antiossidante del gelso nero sottolineano le qualità nutraceutiche dei suoi frutti: M. nigra può essere considerato una materia prima molto interessante per applicazioni alimentari ("functional food", integratori alimentari, succhi e bevande, Rif. [v]).

Il gelso è molto frequente nelle nostre campagne perché l'Italia era il secondo produttore mondiale di seta fino alla Seconda guerra mondiale. L'industria della seta è ormai quasi scomparsa nel nostro Paese, per cui il potenziale che offre questa pianta è praticamente sprecato. L'Università di Torino è capofila del progetto "Gelso-Net - Filiera agroalimentare del gelso: frutto - foraggio - bachicoltura", finanziato dalla Regione Piemonte nell'ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 con un importo di 650mila euro.

L'obiettivo del progetto è rivisitare in maniera innovativa la coltura del gelso con un approccio di economia circolare e bioraffineria: produrre sorosi (freschi e trasformati) a scopo alimentare attraverso nuovi modelli di arboricoltura intensiva; alimentare bachi da seta con foglie fresche e trasformate al fine di supportare il rilancio della bachicoltura piemontese e di una moderna "filiera seta regionale" a chilometro zero e produrre mangimi per conigli a base di farina di foglie di gelso per ottenere un alimento funzionale che consenta la riduzione dei costi razione per gli allevatori, il miglioramento delle caratteristiche nutraceutiche della carne e che risponda alle crescenti esigenze del consumatore.

Abbiamo intervistato la professoressa Laura Gasco, coordinatrice del progetto, che ci ha spiegato in che modo l'approccio di economia circolare può rilanciare la filiera agroindustriale del gelso da frutto e da foglia, in stretta connessione con le filiere zootecniche di produzione del baco da seta e della coniglicoltura.

Chi sono i partecipanti a questo originale progetto?
"Il progetto, di durata triennale, è sviluppato da ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) e del dipartimento di Scienze veterinarie (Dsv) dell'Università degli studi di Torino e vede il coinvolgimento di numerose aziende piemontesi: l'eccellenza agroalimentare Agrimontana Spa, l'azienda agricola Mellano Mauro, l'azienda agricola Cunigranda di Perano Danilo, l'azienda agricola Vallino Alessandro, l'azienda agricola Villa Villacolle di Fea Manuela, La Maurina società semplice agricola, e la ditta di consulenza AStudio, composta da un team di periti agrari in grado di fungere da intermediari tra l'azienda agricola e la Pubblica amministrazione.

Il team di Unito vede la stretta collaborazione di ricercatori e docenti afferenti al Disafa e al Dsv, tra cui il professore Gabriele Beccaro, la dottoressa Manuela Renna, la dottoressa Gabriella Mellano, il professore Alberto Brugiapaglia, la dottoressa Ilaria Biasato e il professore Achille Schiavone. Si tratta di una compagine multidisciplinare, avente competenze in agronomia, nutrizione animale, scienze alimentari e veterinarie, con una comprovata esperienza nei settori della gelsicoltura, della coniglicoltura e dell'allevamento di insetti"
.

In altri articoli di questa colonna (L'insetticoltura per l'economia circolare) abbiamo trattato l'utilizzo del calore residuo degli impianti di biogas per l'allevamento di mosche soldato. Vale anche per i bachi da seta tale concetto? 
"L'allevamento del baco da seta sarà realizzato partendo da telaini di seme-bachi che saranno conservati all'interno dei locali di allevamento ad una temperatura di circa 25°C.
Attualmente non vi è un progetto per il riscaldamento. I locali che saranno adibiti all'allevamento saranno adeguatamente coibentati al fine di riuscire a mantenere facilmente la temperatura richiesta. Tuttavia, in un'ottica di futuro sviluppo, sarà importante trovare fonti di calore 'green'. Oltre alla possibilità di utilizzare un impianto fotovoltaico, o l'energia termica dispersa di cogeneratori, molto interessante potrebbe essere l'idea di utilizzare del cippato prodotto con quanto rimane della potatura del gelso. In questo caso, l'economia circolare sarebbe massimizzata"
.

In che modo si intende commercializzare i sorosi, freschi o trasformati? Che produttività di sorosi, foglie e biomassa hanno i gelsi? Qual è la densità di piantumazione ottimale e che input agronomici son necessari per ottenere una buona redditività?
"Il progetto prevede la commercializzazione del prodotto fresco (su filiere molto corte, vista la scarsa conservabilità post raccolta), semilavorato (farine, frutti essiccati) e trasformato (confetture, gelatine ed altri trasformati). L'obiettivo, comunque, è quello di realizzare trasformati di pregio dalle importanti proprietà antiossidanti e benefiche sulla salute umana, mantenendo inalterato il contenuto in sostanze di interesse salutistico dei sorosi, stimolando così il forte interesse dei consumatori e dell’industria agroalimentare.

Gli interventi agronomici principali saranno volti alla difesa, alla concimazione, all'irrigazione e alla potatura di formazione del gelseto. La produzione di sorosi in un impianto intensivo è di circa 7 tonnellate/ettaro (Rif. [v già citato]) e sarà adottato un sesto d'impianto 4x3 metri.

Relativamente alla difesa fitosanitaria, verrà valutata la possibilità di gestione biologica; in alternativa si procederà con una gestione integrata. La concimazione verrà effettuata tramite concime minerale ternario. La rusticità del gelso (Rif. [v già citato] e Rif. [vi]) renderà necessaria l'irrigazione principalmente nel periodo che intercorre fra la formazione e la maturazione dei frutti. La raccolta del frutto sarà facilitata dall'utilizzo di reti. Il taglio periodico della biomassa verrà effettuato con forbici elettriche o pneumatiche. Nello stesso giorno di raccolta, le foglie saranno utilizzate tal quali o parzialmente disidratate per la bachicoltura oppure ritirate ed essiccate per la produzione di farina di gelso da utilizzare in sostituzione a materie prime convenzionali nella dieta per conigli"
.

La mora del gelso è un sorosio, ovvero un'infruttescenza formata da piccoli frutti saldati insieme dal perianzio
Foto 1: La mora del gelso è un sorosio, ovvero un'infruttescenza formata da piccoli frutti saldati insieme dal perianzio
(Fonte foto: professoressa Laura Gasco)

Si prevede qualche utilizzo delle pupe dei bachi da seta che rimangono dopo la filatura?
"Il progetto non prevede l'uso delle pupe dei bachi. Tuttavia, in un'ottica di economia circolare e considerato il forte coinvolgimento di ricerca del Gruppo Unito per quanto riguarda l'uso degli insetti in alimentazione animale, le pupe potranno essere caratterizzate per la loro composizione centesimale e il loro profilo in acidi grassi così come per il livello di ossidazione lipidica per accertare l'adeguatezza delle pupe per l'alimentazione di polli e trote. Oltre ad apportare proteine di elevato valore biologico (circa il 53% sostanza secca), le pupe contengono anche lipidi (circa il 18-25% sostanza secca) ricchi in acidi grassi polinsaturi della serie Omega 3, molto interessanti per l'alimentazione animale e la valenza nutraceutica dei prodotti derivati destinati al consumo umano".

La seta verrà trasformata in tessuti d'abbigliamento o è prevista qualche applicazione biotech?
"L'idea progettuale è quella di supportare il rilancio della bachicoltura piemontese, che rappresenta una potenzialità per la diversificazione produttiva delle aziende agricole, e di una moderna 'filiera seta regionale' a chilometro zero, svincolata dalla tradizionale stagionalità dell'allevamento del baco. All'interno del progetto saranno valutate diverse possibilità, quali il mercato tessile ma non solo. Un possibile uso è quello del comparto medico, viste le importanti proprietà meccaniche di queste fibre. Infatti, studi recenti, hanno evidenziato il potenziale utilizzo di questo biomateriale nell'ingegneria tissutale applicata ad ossa e legamenti (Rif. [vii])".

Che ruolo gioca la coniglicoltura nel modello economico circolare del gelso?
"Per quanto riguarda la filiera coniglio, l'innovazione apportata dal progetto sarà l'inclusione della farina di foglie di gelso nella dieta degli animali; nello specifico si adotterà un livello di inclusione massimo del 10%. L'alimento contenente la farina di foglie di gelso sarà distribuito unicamente in fase di finissaggio e precisamente gli ultimi venti giorni di allevamento. L'interesse dell'uso delle foglie di gelso nell'alimentazione del coniglio risiede nella loro ricchezza in acidi grassi polinsaturi. Lo scopo della farina di foglie di gelso nella razione è consentire una riduzione dei costi per l'allevatore, un miglioramento delle caratteristiche nutraceutiche della carne (aumento acidi grassi polinsaturi della serie n3) che risponda alle crescenti esigenze del consumatore".

Quali sono le rese attese?
"Un ettaro di gelseto produce circa 120-150 quintali di foglia, con cui è possibile allevare venti-venticinque telaini. Un telaino di seme-bachi produce dai 20 ai 40 chilogrammi di bozzolo a seconda del poliibrido, delle condizioni di allevamento, della qualità della foglia di gelso, dell'abilità del bachicoltore. Per ogni chilogrammo di bozzolo fresco si hanno circa 400-550 bozzoli (si considera un peso medio di 2 grammi/bozzolo); la perdita di peso da bozzolo fresco ad essiccato è tra il 40 ed il 50% (Rif. [viii])".


Conclusioni

Le ricadute del progetto possono essere molteplici.

Per quanto attiene la filiera coniglio, ad esempio, si può ipotizzare una diminuzione dei costi della razione in fase di finissaggio e la produzione di una carne dalle proprietà nutrizionali migliorate. Inoltre, nell'ambito del progetto, l'allevatore Danilo Perano intende dotarsi di un locale adibito alla conservazione e trasformazione delle carni di coniglio al fine di avviare un'attività di vendita diretta al consumatore. Questo consentirà di creare a livello aziendale una filiera "dal produttore al consumatore" aumentando in questo modo le ricadute a livello dell'azienda e del territorio.

L'aumento di produzione di sorosi, il miglioramento della loro shelf life, lo sviluppo di nuovi prodotti e la loro promozione attraverso i nuovi canali di distribuzione così come la vendita diretta in azienda, sono tutti fattori che possono contribuire allo sviluppo aziendale. L'impianto di gelsi da frutto o a duplice attitudine o l'allevamento del baco da seta rappresenta per le aziende una opportunità di diversificazione dei prodotti e di inserimento di nuovo personale.

Per quanto attiene il baco da seta, il legame con il territorio è molto forte: in Piemonte, e precisamente a Racconigi, la gelsibachicoltura è una attività che risale al 1520 quando i Savoia ne promossero lo sviluppo. Racconigi, grazie anche alla presenza di canali che consentirono l'insediamento di numerosi filatoi che sfruttavano l'acqua per il funzionamento dei macchinari, diventò uno dei principali centri di produzione della seta a livello europeo. La Prima guerra mondiale, una virosi e l'avvento delle fibre sintetiche causarono la scomparsa di questa attività. Questo passato, queste immagini e questi ricordi, sono ora elegantemente custoditi nel Museo della seta di Racconigi, terra fulcro di tale tradizione.

Inoltre, altre aree del Piemonte hanno manifestato il proprio interesse al rilancio della gelsibachicoltura regionale. Il progetto Gelso-Net cercherà di riportare l'attenzione su questa tradizione che, da più di mezzo secolo, arricchiva di folclore e cultura il territorio piemontese, rappresentando anche la prima fonte di guadagno nell'arco dell'anno, ancor prima dei raccolti di maggio. Tutto questo è possibile grazie all'apporto di innovazione e modernità a quanto sopra citato, portando così allo sviluppo di una nuova filiera agroalimentare frutto-foraggio-bachicoltura basata sul principio dell'agricoltura circolare, della sostenibilità e dell'efficienza nell'uso delle risorse.

Bibliografia
[iCalin-Sanchez, A., J. Martinez-Nicolas, et al. (2013). Bioactive compounds and sensory quality of black and white mulberries grown in Spain. Plant foods for human nutrition 68(4): 370-377.
[iiManuel D. Sánchez; Mulberry: an exceptional forage available almost worldwide!; Animal production and health division. Fao, Rome.
[iiiJulia Wenger, Tobias Stern, Josef-Peter Schöggl, René van Ree, Ugo De Corato, Isabella De Bari (Enea), Geoff Bell, Heinz Stichnothe; Natural fibers and fiber-based materials in biorefineries; Iea bioenergy task 42, 2018.
[ivGoswami, Rohtash & Das, Ranjan. (2019). Energy cogeneration study of red mulberry (Morus rubra)-based biomass. Energy sources, Part A: Recovery, utilization, and environmental effects. 42. 1-22. 10.1080/15567036.2019.1602210.
[vDonno D., Mellano M.G., Mellano M., Cerutti A.K., Beccaro G.L., 2016. Gelso da frutto, nuova opportunità di diversificazione colturale? Rivista di Frutticoltura e ortofloricoltura, 6, 38-42.
[viMellano M.G., Beccaro G., 2015. Il ritorno del gelso nell'arboricoltura ornamentale. Arbor 2;6-9.
[viiAltman Gregory H., Frank Diaz, Caroline Jakuba, Tara Calabro, Rebecca L. Horan, Jingsong Chen, Helen Lu, John Richmond, David L. Kaplan. Silk-based biomaterials. Biomaterials 24 (2003) 401-416.
[viiiCappellozza Silvia - Manuale di buona pratica agricola per la bachicoltura - Cra-Api, 2011.

Altre fonti raccomandate
  • Bounous, G. (2011). Il gelso: albero dimenticato nel paesaggio agrario piemontese; e il suo legame col baco da seta, Museo regionale di scienze naturali.
  • Reich L. 1991 Uncommon fruits worthy of attention: A Gardener's Guide. Publisher: Addison Wesley Publishing Company, pp.274:173184.