Prima il lockdown, ora il rilancio. Ma per andare a regime ci vorrà almeno il 2022. Questo il quadro per il settore del vino nel nostro Paese, così come emerge dal Forum nazionale vitivinicolo 2021 promosso dalla Cia-agricoltori italiani in collaborazione con l'Unione italiana vini (Uiv).
L'anno della pandemia - viene spiegato - è costato al settore un crollo medio dei fatturati del 15%, ma il vino made in Italy ha ripreso a crescere, tanto che per la fine del 2021 è previsto un rimbalzo del 9%. Anche se per i livelli pre Covid-19, cioè 13 miliardi di euro di valore alla produzione del 2019, ci vorrà ancora molto.

"Bisogna prendere atto dei cambiamenti interni al mercato del vino a livello nazionale e internazionale, conoscere i nuovi player in campo, capire l'evoluzione delle esigenze dei consumatori - afferma Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia-agricoltori italiani - ci vorrà tempo, ma sarà vera ripartenza solo cambiando metodo. Serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica. Dobbiamo essere in grado di valorizzare l'unicità delle Piccole e medie imprese, promotrici di territorio e cultura, puntare su alleanze nuove con il settore fieristico e più innovative e mirate modalità di scambio con i buyer esteri".

"E' il momento delle scelte e il settore vitivinicolo va sostenuto più di tutti perché riesce a creare valore aggiunto - afferma il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli - ha una filiera che funziona bene e quindi distribuisce valore in modo coerente e corretto tra i diversi attori. Se riesco a far veder al cinese o al giapponese che cosa è l'azienda che produce vino che lui beve con il Qrcode, il consumatore diventa un turista che compra non solo la bottiglia di Barolo o Chianti classico ma che riesce anche a contribuire alla crescita economica del turismo. E' necessario implementare le risorse sulla promozione sui mercati nei quali dobbiamo crescere".

Sul punto prende al balzo la questione Ernesto Abbona, presidente dell'Uiv: "Chiediamo fortemente che lo strumento della promozione Ue sia difeso a livello europeo, nell'ambito della riforma a cui sta lavorando in questi mesi Bruxelles, in quanto le politiche proibizioniste della Commissione potrebbero escludere il vino e altri settori del nostro agroalimentare dai finanziamenti a favore della promozione dei prodotti agricoli. È fondamentale nei prossimi mesi far fronte comune per impedire questo disegno, facendo leva sul ruolo insostituibile del vino e delle sue Dop e Igp sullo sviluppo e sostenibilità dei territori". La proposta al ministro è di "farsi promotore per l'avvio di una campagna istituzionale per il rilancio dell'immagine del nostro Paese attraverso la narrativa dei suoi territori vitivinicoli e delle sue tipicità agroalimentari".

In base all'analisi del forum bisognerà aspettare che si stabilizzi la ripresa a cominciare da quella della ristorazione, del turismo, del commercio mondiale; allo stesso tempo dovranno venir sviluppati nuovi canali, mercati e tendenze, come la scommessa dell'ecommerce (più 120% nei primi sei mesi del 2021), sull'export in Paesi strategici come la Cina (più 22% nel primo quadrimestre), sull'esplosione del vino rosato insieme con lo spumante e prosecco italiano (ormai quasi a 1 miliardo di bottiglie nei prossimi tre anni). Crescono del 75% i siti aziendali e i portali dedicati al vino, andando incontro alla passione in costante crescita dei consumatori per il web, con il 52% che ha acquistato vino online per la prima volta durante il lockdown e di questi, almeno il 40% continuerà a usare questo canale per fare la spesa.

La ripresa delle esportazioni made in Italy di vino sarà guidata ancora una volta dagli spumanti, che rappresentano quasi un quarto dell'export vinicolo nazionale, per un valore di circa 2 miliardi di euro, per il 70% grazie al prosecco. Insieme con la spinta per i rosati, 120 milioni di bottiglie soltanto nel 2020 per un valore di 450 milioni di euro, con un effetto traino del nuovo prosecco rosé superiore al 10%.

Per via delle chiusure, il vino italiano ha perso nel 2020 un quarto del proprio business sul mercato interno, pari a più di 3 miliardi di euro, con i picchi negativi registrati sul fronte della ristorazione (meno 40%) e delle enoteche (meno 23%). Le perdite per il lungo stop al consumo fuori casa sono state solo in parte compensate da quello tra le mura domestiche, con l'aumento degli acquisti di vino nella Gdo (più 12%), insieme alla sostanziale tenuta delle esportazioni, che hanno perso il 2,3% sul 2019 a 6,3 miliardi di euro, con una contrazione notevolmente inferiore rispetto agli altri Paesi esportatori (meno 20,4%).

Le previsioni per il vino del nostro Paese sono di chiudere il 2021 con un giro d'affari di circa 11 miliardi di euro, mantenendo intatto il secondo posto nella classifica globale dei maggiori Paesi esportatori, dopo la Francia, con una quota del 20% sul totale del vino esportato nel mondo. Positive le prospettive per il vigneto dell'Italia, con un potenziale produttivo in crescita fino a toccare gli 800mila ettari entro il 2025, anche per merito della Pac con la proroga dei diritti d'impianto e nuove opportunità per migliaia di giovani.