"Volevamo metterci in gioco come agricoltori e fare qualche cosa da protagonisti, qualcosa in cui avessimo facoltà di decidere", a parlare è Enrico Dall'Olio, presidente della cooperativa agricola Agribioenergia di Medicina (Bo), società che produce biogas ed erbe officinali seguendo una logica di economia circolare.

Tutto è iniziato nel 2005 quando venticinque imprese agricole della zona di Medicina hanno costituto la cooperativa per produrre biogas. "Le nostre aziende producono patate, cipolle, pomodori ma non decidiamo i prezzi, con l'energia è diverso. Abbiamo il controllo". Il biogas però è stato solo l'inizio di un'avventura imprenditoriale che, ad oggi, sta dando grandi soddisfazioni agli imprenditori agricoli della cooperativa. Dal 2018 Agribioenergia è entrata nel mercato delle erbe officinali, individuando una nicchia di mercato e sfruttando il calore prodotto dall'impianto di biogas.

Lo scorso anno Agribioenergia ha prodotto 264mila chilogrammi di erbe officinali, prodotto secco vendibile, lavorato e confezionato. La cooperativa, infatti, coltiva circa 400 ettari di terreno, 300 a mais, 100 a erbe officinali. "Ci siamo accorti che stiamo lavorando seguendo la logica di un'economia circolare, ma è stato un caso, ciò che volevamo era non buttare il calore prodotto dall'impianto di biogas. L'impianto di biogas è alimentato a mais e a sottoprodotti agricoli (scarti di patate, di cipolle, liquami bovini, bucce di pomodoro), nella misura di 75% mais e 25% sottoprodotti. L'impianto produce energia elettrica e termica e digestato. Il digestato torna ai campi come fertilizzante mentre l'energia termica alimenta i dieci forni che servono ad essiccare le nostre erbe officinali che coltiviamo nei nostri campi e che nutriamo con il digestato autoprodotto. Gli scarti delle lavorazioni delle erbe finiscono nuovamente ad alimentare l'impianto di biogas. Niente viene buttato, tutto viene riutilizzato in cooperativa", ha raccontato ancora, soddisfatto, Enrico Dall'Olio.

L'esigenza che ha mosso Agribioenergia nella direzione delle erbe officinali era quella di sfruttare il calore prodotto dall'impianto di biogas. Dal 2005, anno della fondazione, l'impresa aveva prodotto utili tanto che l'impianto di lavorazione delle erbe officinali, i macchinari necessari in campo e gli investimenti in ricerca e sviluppo, che sono serviti a sviluppare l'idea di entrare nel mercato delle erbe, sono stati autofinanziati.

La domanda di erbe officinali non manca,"il prodotto italiano è molto ricercato - ha detto ancora Dall'Olio - perché in Italia produciamo qualità. È sufficiente guardarsi attorno, dalla cosmetica alla nutraceutica è evidente che si vada in quella direzione ma occorre tanta organizzazione e servono investimenti".

Si fa presto infatti a dire officinali ma ogni pianta è un discorso a sé e prima di investire nell'impianto di essiccazione di Medicina Agribioenergia ha sperimentato per alcuni anni, sia per capire le tecniche di coltivazione, sia per mettere a punto le ricette per la fase di essiccazione, sia per cercare i clienti e costruire il proprio mercato. Nella stagione 2021 Agribioenergia coltiva Echinacea purpurea, Passiflora incarnata, Melissa officinalis, Malva sylvestris, Urtica dioica e ogni pianta ha le sue esigenze.

La raccolta di Melissa officinalis nei campi di Agribioenergia a Medicina (Bo)
La raccolta di Melissa officinalis nei campi di Agribioenergia a Medicina (Bo)

"Capire il mercato è stato molto difficile - ha continuato il presidente di Agribioenergia - non c'è una borsa di riferimento. Noi abbiamo colto una necessità, abbiamo puntato su lotti grandi, uniformi, di qualità per servire le aziende che fanno estratti. I nostri clienti producono, con le nostre erbe essiccate, estratti che poi vanno a comporre i prodotti finali a base di erbe officinali. Per capire a quanto dovevamo vendere i nostri prodotti per riuscire ad avere un margine abbiamo dovuto comporre i costi di produzione. Oggi programmiamo la produzione in base alle richieste di mercato e praticamente tutto il prodotto è già venduto in partenza ma all'inizio abbiamo dovuto cercare i nostri clienti, inviare loro campioni di prodotto, farci conoscere. Siamo quindi partiti con piccoli lotti".
 
Le erbe officinali affascinano molti ma, mentre per altre colture ci sono indicazioni agronomiche e tecnici specializzati a disposizione, la cooperativa Agribioenergia ha fatto esperienza sulla sua pelle. "I terreni della zona di Medicina - ha detto Elisabetta Pantaleoni, responsabile agronomico della cooperativa - sono di medio impasto, tendenti all'argilloso. Ci permettono di sviluppare buoni apporti in principio attivo, buona qualità del prodotto e questo è un fattore importante".

Fra le problematiche che più affliggono chi coltiva erbe officinali c'è la gestione delle infestanti. "Noi non utilizziamo fitofarmaci. Abbiamo una gestione al 50% certificata biologica, ma anche la restante non certificata biologica comunque è gestita allo stesso modo. È una questione di richieste dei clienti che non vogliono comunque, certificazione o no, residui nei lotti. Per combattere le infestanti abbiamo scelto di trapiantare, non tutte le varietà per la verità, ma per la maggior parte trapiantiamo. Il giorno prima di andare in campo per il trapianto eliminiamo meccanicamente le infestanti presenti, successivamente gestiamo il diserbo meccanicamente. Per trapiantare utilizziamo macchine a guida automatica in modo da disporre della posizione esatta di ogni pianta e da poter, in seguito, passare con un rototerra a stella avvicinandoci a 2,5 centimetri per lato, alla pianta. Più ci avviciniamo meno manodopera dovremo poi impiegare per eliminare a mano le infestanti".

La gestione delle infestanti è fondamentale per evitare che si generino alcaloidi pirrolizidinici, metaboliti secondari che possono essere dannosi per l'uomo. Gli alcaloidi, infatti, sono prodotti naturalmente da alcune piante e fra queste ci sono infestanti comuni come il senecio o la borragine. Sono sufficienti poche piante per compromettere un ettaro di produzione.
 

I clienti della cooperativa cercano qualità, ma il lavoro di ricerca e sviluppo per Agribioenergia non è ancora finito, dal momento che non ci sono manuali consolidati per la coltivazione delle erbe officinali e ricette certe per la fase di post produzione, a ogni nuova campagna la gestione del prodotto migliora. "Stiamo lavorando con l'università - ha raccontato ancora Elisabetta Pantaleoni - per capire quali tecniche agronomiche diano i risultati migliori in termini di contenuto di principio attivo. Lavoreremo sull'epoca del trapianto o della semina, sulla nutrizione per esempio".

Fondamentale è, ovviamente, la fase di essiccazione. Agribioenergia ha deciso di darsi come regola quella di far trascorrere al massimo due ore dal momento del taglio al momento in cui una partita entra in forno. I dieci forni sono gestiti da software che sono stati sviluppati internamente. "È il nostro know how" ha spiegato ancora il presidente Enrico Dall'Olio. "L'essiccazione avviene a temperature basse, fra i 40 e i 50 gradi, a seconda della pianta. Misuriamo tutto, la temperatura dell'aria prima e dopo aver attraversato le piante, la velocità dell'aria, l'umidità relativa. Abbiamo un vero e proprio ricettario, pianta per pianta".