L'annuncio è stato dato dal Rosselkhoznadzor, l'ente federale che controlla la qualità dei prodotti agricoli in Russia. Il pretesto della nuova misura è il rilevamento in 17 casi della presenza di sostanze vietate in derivati bovini provenienti da Italia, Austria, Ungheria, Germania, Danimarca e Polonia.
"Un nuovo colpo al settore agroalimentare europeo e italiano, che rende la situazione sempre più insostenibile - commenta la Cia - Confederazione italiana agricoltori - visto che l’embargo russo ha già generato una grave perdita economica e di accesso al mercato di centinaia di milioni di euro per le produzioni lattiero-casearie, ortofrutticole e zootecniche".
L’Europa, infatti, esporta ogni anno in Russia 12 miliardi di prodotti agroalimentari, di cui il 17 per cento è costituito dall’ortofrutta fresca. L’Italia esporta per un valore di 700 milioni di euro, di cui l’ortofrutta rappresenta il 10,50 per cento.
In un primo bilancio delle conseguenze dell'embargo, scattato il 7 agosto, la Coldiretti riporta che le esportazioni di prodotti agricoli in Russia sono crollati del 63 per cento.
"Complessivamente – sottolinea la Coldiretti - si è verificato un calo delle esportazioni di tutti i prodotti made in Italy del 16,4 per cento, con un taglio di 33 milioni di euro nel solo mese di agosto che riguarda tutti i principali settori, dall’agricoltura al tessile (-24,8 per cento), dai mezzi di trasporto (-50,1 per cento) ai mobili (-17,8 per cento), dai farmaceutici (-32,3 per cento) agli apparecchi elettrici (-15,9 per cento)".
"Dall’analisi è evidente – conclude la Coldiretti - che le tensioni politiche hanno avuto riflessi anche sugli scambi di prodotti non colpiti direttamente dall’embargo ma particolarmente significativi per l’Italia. Peraltro la situazione è destinata a peggiorare nel tempo con l’esaurirsi delle scorte".
Cia e Coldiretti si uniscono nel chiedere l'intervento delle istituzioni e l'attivazione di tutte le iniziative politico-diplomatiche necessarie per risolvere la situazione, che sta diventando insostenibile.
"E' sempre più evidente che la Commissione europea deve intervenire per stanziare risorse aggiuntive, utilizzando anche fondi non agricoli, per far fronte all’emergenza e sostenere i produttori colpiti - nota la Cia - tanto più che il blocco delle importazioni dalla Russia non si configura né come una crisi di mercato né come un surplus produttivo, ma è la conseguenza di scelte di politica estera che non possono essere affrontate soltanto con gli strumenti messi a disposizione dalla Pac".
Anche Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, invoca un tempestivo intervento diplomatico: “Non possiamo continuare a intervenire a posteriori e in maniera parziale per sanare i danni che queste contro-sanzioni stanno provocando ai nostri prodotti" ha detto De Castro, nel ricordare il rischio che l’embargo venga esteso a un numero ancora maggiore di prodotti: in questo caso, i danni per l'economia europea sarebbero incalcolabili.
"Dobbiamo lavorare sul fronte diplomatico per fermare questa escalation che non aiuta l’Ucraina e nuoce solo alle produzioni europee, in particolar modo a quella agroalimentare che sta pagando più di tutte per questa situazione - ha concluso De Castro, sottolineando che il settore agroalimentare europeo sta subendo un danno "per una crisi internazionale che non ha provocato".
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Fonte: Agronotizie