Veneto
Dalla Regione indirizzi per il corretto uso di prodotti fitosanitari

Ridurre i rischi per la salute umana e per l'ambiente, promuovendo l'uso della difesa integrata e di nuove tecniche alternative ai prodotti chimici fitosanitari: questo chiede una direttiva del Parlamento europeo e a questo ha provveduto la Regione Veneto con l'approvazione di una deliberazione contenente gli indirizzi e una proposta di regolamento comunale per un corretto impiego di tali prodotti.

"Un paio d'anni fa – spiega l'assessore regionale all'agricoltura, Franco Manzato, che ha presentato il provvedimento – abbiamo istituito un gruppo di lavoro che individuasse le misure per la riduzione degli impatti derivanti dall'utilizzo dei prodotti fitosanitari e predisponesse una proposta di regolamento comunale sull'uso degli stessi da proporre a tutti i sindaci del Veneto, nonché un documento di carattere generale concernente gli indirizzi regionali in materia".

La proposta di Regolamento comunale individua le prescrizioni minime per i trattamenti fitosanitari da seguire nelle diverse fasi: quella che precede l'intervento, quella durante l'applicazione sulle colture, fino al momento di smaltimento dei residui e dei contenitori vuoti.

"La direttiva europea – conclude Manzato – determina significativi riflessi sul piano pratico. Le limitazioni imposte all'impiego dei prodotti fitosanitari negli ambienti sensibili, come quelli acquatici e fonti di approvvigionamento di acqua potabile, e nelle aree destinate alla fruizione pubblica, come parchi e giardini pubblici, campi sportivi e aree ricreative, cortili delle scuole, o l'obbligo di un miglior controllo delle attrezzature per la loro distribuzione, richiedono sicuramente un nuovo approccio nell'uso di questi prodotti".

Fone: Regione Veneto

 

Emilia-Romagna
Siccità, arrivano 7 grandi invasi

La Regione ha finanziato con 4 milioni 190 mila euro la realizzazione e l'ampliamento di sette medio-grandi invasi irrigui interaziendali destinati a soddisfare i fabbisogni idrici di oltre 140 imprese agricole e zootecniche per un investimento complessivo di oltre 5 milioni 900 mila euro.

 I progetti finanziati riguardano sette Consorzi di scopo tra imprese agricole, ciascuno dei quali con almeno venti agricoltori associati. Tre Consorzi sono in provincia di Ravenna, uno in provincia di Forli-Cesena, uno in provincia di Piacenza, uno in provincia di Bologna ed uno tra le province di Forli-Cesena e Ravenna; quattro in pianura, tre in collina e montagna. Ogni invaso avrà una capacità di accumulo di acqua compresa tra 50 mila e 250 mila metri cubi.

"Con questo finanziamento del Piano regionale di sviluppo rurale - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni - diamo una risposta concreta ai problemi della siccità e alle difficoltà di approvvigionamento idrico in agricoltura, ma soprattutto indichiamo una strada da sviluppare nei prossimi anni. L'acqua va sistematicamente accumulata per essere poi utilizzata nei periodi di maggiore fabbisogno e criticità; ciò deve essere fatto con l'impegno diretto degli agricoltori, considerando l'invaso irriguo una struttura produttiva aziendale, da ottimizzare nei costi di investimento e nella gestione attraverso Consorzi e gestioni associate tra più aziende. In questo modo si garantisce certezza di disponibilità irrigua, si conserva l'acqua di falda sotterranea e si migliora complessivamente la qualità ambientale dei territori. Anche per questo à nostra intenzione ripetere prossimamente questo tipo di finanziamenti, riducendo eventualmente, previo assenso di Bruxelles, il numero minimo di aziende associate".

Fonte: Regione Emilia-Romagna

 

Lombardia
Vino, tre milioni di euro per sbarcare in Cina

Guardano lontano i vini lombardi e puntano verso Paesi economicamente emergenti come il Brasile, la Russia e la Cina, senza dimenticarsi del mercato a stelle e strisce dove, a partire dai ristoranti più raffinati di Manhattan, sono molto apprezzati. E' quanto emerge dagli 11 progetti presentati da aziende, Associazioni temporanee di imprese (Ati) e Consorzi di tutela per promuovere le eccellenze vinicole regionali nei Paesi extraeuropei. Progetti che la Regione finanzierà grazie alle risorse dell'Ocm Vino (Organizzazione comune di mercato).

"Con 2.966.035 euro di contributi utilizzati - spiega l'assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani - per la prima volta le domande ammissibili hanno interamente assorbito i fondi disponibili. Un segnale di apprezzamento, questo, verso la politica dell'Ocm, che, negli anni, ha aiutato i nostri viticoltori ad allacciare legami commerciali in tutti i continenti e a consolidare le esportazioni là dove i nostri vini erano già presenti".

Degli 11 progetti di promozione, il cui valore complessivo supera gli 8 milioni di euro, a fronte di un cofinanziamento regionale, appunto, di circa 3 milioni, 9 sono nuove iniziative e 2 sono invece conferme di progetti avviati negli anni scorsi, quelli del Consorzio Franciacorta e della cantina Berlucchi, che si rivolgono principalmente agli Stati Uniti.

"Il riassetto burocratico e doganale di alcune frontiere - ha concluso De Capitani - ha aperto nuovi varchi verso mercati che fino a pochi anni fa erano inaccessibili. Sul fronte della cooperazione internazionale le istituzioni possono dare un contributo importante, raggiungendo accordi e semplificando le dinamiche degli scambi commerciali, a beneficio delle aziende che vogliono far crescere i volumi delle esportazioni".

Fonte: Regione Lombardia 

 

Toscana
Vivaismo, Coldiretti Toscana: 'Diamo solide radici alla legge'

"La nuova legge sul vivaismo approvata all'unanimità dal Consiglio regionale della Toscana ha un indubbio merito. Riconosce il vivaismo come attività agricola a tutto tondo, con i connessi vantaggi ambientali che il coltivare piante ornamentali o da riproduzione comporta, a cominciare dall'ossigenazione dell'aria. Ma il settore, che regge molto bene il palcoscenico della competizione globale, per proseguire ad essere eccellenza toscana, nazionale ed europea deve poter continuare ad innovare e investire, a strutturarsi, come da sempre facciamo - dichiara Riccardo Andreini, vice presidente di Coldiretti Toscana e presidente provinciale di Pistoia -, investendo nelle nostre aziende. Purtroppo la nuova legge accanto a tanti riconoscimenti e alcune deroghe importanti per le superfici e l'altezza dei capannoni, mantiene alcuni vincoli che ostacolano la possibilità di investire: ad esempio, l'obbligo di abbattere, proprio abbattere, gli annessi rustici in caso di eventuale cessazione dell'attività".

Lo prevede il combinato disposto tra le leggi regionali urbanistica e sul vivaismo, ma "c'è un'opportunità immediata per riaggiustare il tiro - spiega Andreini -. E' infatti iniziato l'iter per modificare proprio la legge regionale urbanistica, auspichiamo che in questa sede venga rimosso un ostacolo allo sviluppo futuro e ulteriore del vivaismo e di tutta l'agricoltura toscana".

Il vivaismo in Toscana conta 2.400 aziende per una superficie coltivata di oltre 6.500 ettari, con un mercato di larga dimensione internazionale. Su una piccola porzione di terreno (pari all'1% della superficie agricola utilizzata in Toscana) si copre quasi un terzo della produzione agricola regionale. La Toscana detiene il 70% delle esportazioni nazionali per un valore di 236 milioni di euro. La diffusione si concentra su Pistoia: 1.468 aziende, mentre tra le altre province emerge in particolar modo Arezzo (11% e 424 aziende). "La legge è comunque un fatto positivo - continua Andreini -, e ne va dato atto ai consiglieri regionali proponenti". Il vivaismo regge nel tempo sul mercato internazionale, anche se comincia a vedere processi di delocalizzazione produttiva all'interno della stessa regione, ma anche fuori. Un'attività importante e a forte impatto sulle risorse essenziali del territorio e su territorio, acqua e aria.

Di qui la necessità di una legge di filiera che operi lungo tre direttrici fondamentali. Prima di tutto con il sostegno dell'attività vivaistica per valorizzarne la funzione economico-sociale intervenendo in modo organico sulle misure che ne possono assicurare le prospettive future, dalle risorse fondamentali (acqua e suolo), al sostegno della competitività, della sostenibilità, della ricerca e dell'innovazione. In secondo luogo promuovendo lo sviluppo delle aree a verde come strumento di valorizzazione del paesaggio e strumento di contrasto e contenimento delle emissioni dei gas serra in atmosfera. Se infatti l'impegno primario è quello di contenere le immissioni, non meno importante è l'attenzione al loro riassorbimento, possibile appunto attraverso l'azione naturale delle piante, sostenendo comportamenti virtuosi. Infine, la legge punta a spingere il sistema pubblico ad una maggiore qualificazione e cura degli spazi verdi urbani, per i quali non basta una generica destinazione a verde, ma serve una giusta selezione della sua qualità, delle sue caratteristiche e della sua gestione.

"A legge approvata occorre immediatamente partire per emanare e stimolare i necessari atti affinché i buoni principi si concretizzino - auspica Andreini -. Come Coldiretti poniamo da subito l'accento sul recepimento delle indicazioni della legge regionale nei regolamenti e nell'opera quotidiana delle amministrazioni comunali. A cominciare dalla qualificazione e cura degli spazi verdi e arredi urbani".

Fonte: Coldiretti Toscana