Le sementi orticole sono il primo importantissimo momento per una filiera di qualità. Tutti d’accordo. Ma dove trovare le sementi di mais dolce se chiude l’unica azienda che le produce, oppure quale varietà di melone è adatto a entrare nella quarta gamma? E come difendersi dalle riproduzioni illegali che in certi casi “coprono” il 50% delle produzioni?
Cesena Fiera ha dedicato una parte di Ortomac, la Convention nazionale dell’orticoltura che si è tenuta a Cesena, ad un confronto fra i vari segmenti della filiera orticola. Cesena è la sede ideale, come ha detto Vanni Tisselli del Crpv introducendo l’incontro, anche per la presenza della più importante realtà di moltiplicazione di sementi italiana. E, come ha sostenuto Leonardo Belli, assessore di Cesena, è un territorio di grande rilievo per il settore alimentare.
”Ortomac - spiega Domenico Scarpellini, presidente di Cesena Fiera - è un appuntamento annuale che esamina questioni tecniche di alto profilo, affrontando anche problematiche che interessano direttamente i consumatori”.

Per rendersi conto dell’ordine di grandezza dell’orticoltura, nel 2008 (dati dell’Osservatorio dei consumi ortofrutticoli delle famiglie, strumento di Macfrut) le famiglie italiane hanno consumato 4,4 milioni di tonnellate di ortaggi freschi e surgelati per una spesa di 7,5 milioni di Euro (totale ortofrutta: 8,4 milioni di tonn. per 14 miliardi di Euro), cui andrebbero aggiunti i trasformati (passate di pomodoro, succhi di frutta, ecc). Inoltre nel 2008 l’Italia ha esportato quasi un milione di tonnellate di verdure fresche per un valore di 899 milioni di Euro.

In Italia il comparto delle sementi orticole professionali “occupa” 14.000 ettari (con un raddoppio delle superfici di coriandolo) e vale circa 140 milioni di Euro (export di 50 milioni). Le riproduzioni illegali e le moltiplicazioni per talea (che danno piante fotocopie e non originali, mantenendo i difetti) ammontano a oltre 18 milioni di Euro e per certe specie, come il pomodoro da mercato fresco o in particolare le lattughe per la IV gamma, le illegalità raggiungono anche il 30-40%, ha sottolineato a Cesena Enrico Rappuoli, dell’Associazione italiana sementi Orto-wic. “Ci vogliono anche 15 anni di ricerca per trovare sementi valide, e quindi – ha proseguito Rappuoli - chiediamo una salvaguardia della proprietà intellettuale e la lotta ai falsi perché non è giusto che una azienda sementiera dopo aver investito in ricerca si ritrovi con il proprio brevetto riprodotto illegalmente. Anche questa è agropirateria. D’altronde -ha concluso- occorre sostenere una ricerca capace di costante innovazione”.

A volte ci si scontra con situazioni assurde, come ha esemplificato Fabio Bassi di Conserve Italia, che ha il problema di reperire mais dolce dopo l’acquisizione dell’azienda che ne produceva le sementi da parte di una multinazionale. Oppure, per innovare, c’è il problema che le sementi per l’industria non sono così remunerative come per il fresco o riguardano superfici “piccole” (per la ricerca- vedi il borlotto con 1.500 ettari).
Angelo Lo Monaco esperto di pomodoro, ritiene che non ci si possa basare solo sulla valutazione del grado brix, ma anche su altri parametri. Inoltre, la concorrenza all’Italia si sta estendendo anche ai prodotti lavorati e semilavorati. “Occorre consorziarsi – ha detto Lo Monaco - e questo incontro può essere di stimolo fra le strutture verticali della filiera”.
 
Enrico Casadei di Apofruit ha rilanciato il discorso delle varietà per il melone di quarta gamma che l’azienda sta avviando sul mercato. C’è una prospettiva interessante per questo ortaggio che è di difficile consumo diretto (va sbucciato, ecc) e quindi acquista appeal se è già preparato e in cubetti (magari in mix). Ma le attuali varietà presentano problemi (perdita di consistenza, ecc) e se negli Usa si stanno sviluppando altre varietà, occorre trovarle anche qui. E’ una delle innovazioni e novità di cui ha bisogno il consumatore.
 
Dobbiamo andare anche alla ricerca di varietà in esclusiva ha comunicato Giampiero Reggidori di Apo Conerpo, intervenuto a nome di New Plant, la società costituita da Conerpo, Apofruit ed Orogel. Già, perché anche i surgelati, come ha illustrato Silvia Zuccherelli di Orogel, hanno le loro esigenze, che solo in parte coincidono con il prodotto da consumare fresco.
La produzione di semi si sta concentrando e porta a commercializzare sementi che non sempre si adattano a certe realtà locali o per uso industriale. Oggi si punta sulla qualità intesa come aspetti nutrizionali e merceologici. Qualità è una caratteristica su cui punta anche Conad, la catena di distribuzione con 3.000 soci (commercianti) e presente in 1.343 Comuni in tutta Italia. Paolo Pagali è stato esplicito: “per noi il reparto ortofrutta assume importanza strategica e diviene sempre più il vero biglietto da visita del punto vendita in quanto più degli altri fidelizza il consumatore, soprattutto nelle piccole e medie superfici del “vicinato” che vengono visitate con maggiore frequenza. Non a caso questo reparto è collocato vicino all’ingresso dei nostri 2.825 punti vendita. E poi proprio con l’ortofrutta abbiamo avviato promozioni assieme ad alcune regioni, fra cui la Sicilia”.

Nel pomeriggio si è tenuto il convegno 'Esperienze di studio in orticoltura biologica', moderato da Pierangela Schiatti del Prober, dove, accanto a una serie di resoconti di sperimentazioni per difendere meglio le produzioni Biologiche, sono stati illustrati alcuni metodi poco noti, quali l’AgroOmeopatia (che estende l’uso dell’omeopatia dall’uomo e dalla zootecnia anche alle coltivazioni), la Biodinamica e l’Agricoltura sinergica. Una relazione ha inoltre presentato il progetto Simbioveg.