Il ministro Paolo De Castro ha convocato a Roma l'8 novembre scorso una seconda giornata di ascolto di tutti i protagonisti del settore per mettere a punto la strategia italiana, in vista delle battute finali del negoziato sulla riforma dell'Ocm vino. Le dinamiche del confronto comunitario sono state presentate da Mario Catania mentre di politiche nazionali ha parlato Riccardo Deserti.

Seconda giornata di ascolto della filiera del vino. Nuovo round che il ministro Paolo De Castro ha voluto programmare con i protagonisti del settore nel lungo, complesso e ancora tortuoso percorso che porta alla rinnovata Ocm vino.
La nuova giornata di ascolto, articolata in due sessioni, si è svolta l'8 novembre nella splendida Villa Miani a Roma, con un tema centrale che ha racchiuso l'obiettivo centrale dell'evento "Vino, tra riforma europea e politiche nazionali" ovvero come trovare un punto di equilibrio tenendo presente lo scenario comunitario e le esigenze del modello nazionale di sviluppo del settore. Ed è stato questo il senso dell'intervento .

Nel suo esordio ha inquadrato a grandi linee lo scenario di riferimento della giornata di riflessione, aperta ai suggerimenti degli operatori intervenuti, non dimenticando tuttavia di fare appello ad uno sforzo di sensibilità da parte dei presenti per consolidare una linea unitaria nel negoziato con Bruxelles. Siamo dunque in una fase delicatissima ed è necessario tirare le fila della strategia negoziale italiana, sulla base degli ultimi dibattiti comunitari e in previsione di un nuovo decisivo confronto al tavolo del Consiglio agricolo della Ue il prossimo 26 novembre.

Il primo fronte sul quale si gioca il negoziato sull'Ocm vino è naturalmente quello del confronto serrato con la proposta della Commissione europea. Mario Catania, direttore generale delle Politiche agricole del Mipaaf, ha parlato diffusamente dell'attuale stato del negoziato, dettagliando i punti di criticità di una riforma " la più innovativa dagli albori della Pac".
Catania si è addentrato nei nodi cruciali della trattativa, sollevando punto per punto gli elementi che meritano più di una limatura. Per il regime d'estirpazione Catania si sé soffermato in particolare su due percentuali, sottolineando che in tema di limitazioni la delegazione italiana ha lavorato per ottenere il livello più basso, rispetto alla percentuale del 10% della superficie della proposta comunitaria. Per le esenzioni (nella proposta si indica il 2% della superficie per ragioni ambientali) "tentiamo di elevare il limite dell'1% nelle annate negative" ha precisato Catania.
Il regime transitorio dei diritti d'impianto secondo Catania rischia di avere un impatto negativo sul mercato dei vini a Denominazione d'origine e per quanto riguarda gli impianti illegittimi ha aggiunto che"non abbiamo completato le procedure di regolarizzazione e questo gioca nel contesto globale". Una particolare sottolineatura per le criticità dei programmi di sostegno: il menù delle misure è ritenuto insufficiente, non viene previsto un ruolo delle Op nell'elaborazione dei programmi, non ci sono misure per gestire le crisi di mercato e infine non è tecnicamente possibile rispettare la data del 30 aprile 2008.
Ma è sul tema dell'arricchimento che si appuntano le sue osservazioni di esperto negoziatore. Il divieto di arricchire con il saccarosio, indicato nella proposta comunitaria, è infatti rigettato da una piattaforma compatta e estremamente agguerrita di Stati membri. "Con un fronte di 20 Paesi - rimarca Catania - è difficile varare la riforma mantenendo fermo questo punto". Il che fa presagire la ricerca di soluzioni di compromesso tenendo presente che la proposta parla inoltre di un ridimensionamento dell'arricchimento, dell'abolizione delle gradazioni minime e dell'aiuto ai mosti. Le alternative prospettate nei lavori del Consiglio agricolo, secondo Catania, propendono per limitare l'arricchimento con saccarosio ai piccoli produttori, compensare il divieto con un aiuto ad ha e lo status quo con aiuto ai mosti nell'envelope. "Nel capitolo sull'arricchimento, precisa Catania, entra anche quello sull'aiuto ai mosti che pesa soprattutto sulle spalle dell'Italia in quanto siamo noi a produrre l'80% dei mosti".
Dopo aver trattato altri punti della proposta comunitaria, come le prestazioni vini che che Catania ritiene una priorità del negoziato e la nuova classificazione dei vini, (vini con origine e senza origine) Catania passa a descrivere un tema particolarmente sensibile per l'attenzione del mondo produttivo: quello sulle indicazioni geografiche. La proposta comunitaria classifica i vini con origine in vini a Denominazione d'origine e in Indicazione geografica. La definizione di Do, sottolinea Catania nella sua relazione, non copre tutte le denominazioni italiane che contengono termini tradizionali . E questo è solo uno degli elementi sui quali è aperto il confronto.
"Abbiamo iniziato un lavoro di sensibilizzazione, dice a questo proposito, tenendo presente che la realtà dell'Italia è veramente atipica con 100 vitigni attivi e con la difficoltà di mettere una seria demarcazione tra un vitigno e l'altro".

A Riccardo Deserti, capo della Segreteria tecnica del Mipaaf il compito di indagare sul ruolo delle politiche nazionali, per definire le quali è essenziale il contributo delle Regioni e la partecipazione della filiera. Le due direttrici lungo le quali si snoda il percorso verso un nostro modello di sviluppo è segnato da una parte dalla ricerca della competitività e dello sviluppo internazionale, perseguita attraverso la ridefinizione della nostra posizione di mercato e la semplificazione. La seconda direttrice è invece rappresentata dall'ampliamento delle iniziative di certificazione e controllo e della vigilanza. Il punto di partenza è comunque sempre lo stesso sollevato anche da Catania, l'unicità del nostro Paese, leader mondiale nella produzione di vino, visto che copre il 30% di quella comunitaria e il 18% di quella mondiale. "Il settore, evidenzia Deserti, non può avere un'unica caratterizzazione visto che cammina con tre gambe" che sono i vini Vqprd, i vini Igt e gli altri vini.
Dall'analisi delle attuali tendenze di mercato del nostro vino all'estero si evince, esplicita Deserti, che "abbiamo posizioni di punta che fanno da traino ma queste non possono reggere l'intera strategia all'estero" visto e considerato che in termini di valore i vini Vqprd nel 2006 rispetto al 2000 sono cresciuti del 10% rispetto all'incremento dell'85% che nello stesso periodo hanno avuto la categoria dei vini imbottigliati.

Ecco perché, secondo Deserti, bisogna consolidare il modello nazionale legato all'impianto della legge 164, sfruttando la coesistenza di più specializzazioni in più fasce di mercato (altissima , media e bassa). Il futuro è dunque nel solco già tracciato dalla legge 164 e dalla sua revisione che per il 2006-2007 ha già portato alcuni risultati come il nuovo ruolo dell'Icq(Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari) e il decreto "fascette". E per il 2008 prospetta il completamento del sistema di vigilanza, la semplificazione ( segmento di lavoro che è stato già attivato dal sottosegretario Guido Tampieri) e l'attivazione di strumenti per le imprese e lo sviluppo nei mercati esteri.
A cura di Maria Rosito