I prezzi danno qualche timido cenno di ripresa per alcune categorie di bovini adulti, come vitelloni e vacche, mentre continuano a flettere per i vitelli.
Recuperi che solo in pochi casi riescono a colmare il divario con i prezzi dello stesso periodo dello scorso anno.
E' quanto emerge dalle analisi di mercato realizzate dalla Commissione europea, riportate nella tabella che segue con il dettaglio delle diverse tipologie di bovini presi in esame.
Prezzi fermi a due anni fa
Quanto sia distante il prezzo medio attuale realizzato sul mercato bovino rispetto a quello degli anni precedenti lo mette bene in evidenza il grafico di confronto dei prezzi medi degli ultimi tre anni.In pratica le quotazioni del settore si sovrappongono quasi perfettamente a quelle del 2017.
Inutile persino ricordare che però i costi di produzione nel frattempo sono aumentati, erodendo ulteriormente i già magri margini degli allevamenti.
La situazione in Italia
Questa la situazione di mercato nella Ue. Ma in Italia?Le rilevazioni di Ismea relative alla prima settimana di maggio mostrano un quadro di stabilità per il breve periodo, che fa seguito ad alcune settimane di netto recupero dei prezzi.
Il confronto con lo scorso anno mostra una netta dicotomia fra le diverse tipologie di prodotto.
Per gli animali adulti da carne i prezzi sono superiori a quelli dello scorso anno, mentre il mercato penalizza gli animali da latte riformati.
Da segnalare la situazione dei giovani da ristallo, con prezzi assai inferiori a quelli di un anno fa. Segnale che si può interpretare come una scarsa propensione ad aumentare il carico di stalla.
Cosa che potrebbe aiutare a dare stabilità al mercato.
Carne bovina, prezzi medi all'origine
(Fonte: Ismea)
Carne bovina, chi sale e chi scende
Mentre in Italia la produzione di carne bovina tende a diminuire (meno 2,1%), nella Ue si assiste al contrario a un aumento, che rallenta la possibile ripresa dei prezzi.Va tuttavia notato che esistono forti differenze fra i singoli paesi membri nell'andamento della produzione.
Merita attenzione il forte incremento registrato dalla Spagna (più 7%) e dalla Polonia (più 8,9%), che si contrappone al calo della Grecia (meno 10,7%), dell'Ungheria (meno 9,1%) e della Francia (meno 1%), quest'ultimo modesto in termini percentuali, ma ben più importante in valore numerico.
Meno export, più import
Praticamente stabile l'andamento delle esportazioni registrate nei primi mesi dell'anno, in leggero aumento sul 2018, tuttavia inferiori a quelle realizzate nel 2017.Stabili anche le importazioni (oltre 55mila tonnellate) rispetto allo scorso anno, ma comunque superiori a quelle del 2017.
I due fattori, freno alle esportazioni e incremento delle importazioni, sono con tutta evidenza elementi che compromettono la ripresa dei prezzi di mercato.
Le carni suine
Situazione del tutto diversa da quella delle carni bovine la troviamo nell'esaminare l'andamento del mercato suinicolo europeo.Per tutte le classi di carni suine i numeri sono in positivo, con aumenti a doppia cifra in percentuale sia nel breve periodo, sia rispetto allo scorso anno.
Mai come ora
Rispetto ai mesi scorsi, quando il comparto ancora lamentava prezzi più bassi rispetto ai 12 mesi precedenti, la situazione si è completamente ribaltata.Un'impennata messa in evidenza dal grafico che segue e che porta i prezzi ben oltre i livelli che il mercato offriva negli anni precedenti.
Merito dell'export
Due i fattori che hanno inciso su questa svolta, il calo della produzione di carne suina nella Ue e soprattutto la crescita nelle esportazioni verso la Cina, che nei primi due mesi dell'anno sono aumentate di quasi il 13%, una corsa continuata anche nelle ultime settimane, sebbene non si abbia ancora il dato definitivo.
Ma in Italia è ancora crisi
A spingere in questa direzione, come già approfondito da AgroNotizie, è la diffusione in Cina della peste suina africana, cosa che ha comportato la caduta della produzione interna e l'aumento delle importazioni.A beneficiarne sono stati i mercati europei e anche quello italiano.
Per la nostra suinicoltura rimane tuttavia ancora distante il divario con i prezzi dello scorso anno.
Le rilevazioni di Ismea, come si vede nella tabella che segue, hanno raggiunto per i suini da macello quota 1,25 euro al chilo, ma resta alta la differenza, oltre il 10%, rispetto al 2018.
(Fonte: Ismea)
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.