In base a questo accordo, nei prossimi diciotto mesi l'Istituto collaborerà allo sviluppo di interventi formativi per migliorare le capacità di controllo dell'afta epizootica in paesi terzi, sia in quelli limitrofi quelli dell'unione sia in quelli più lontani.
Con questo accordo l'Istituto darà il suo contributo allo sviluppo delle capacità di controllo, di monitoraggio e di valutazione dello stato sanitario nei confronti della malattia in paesi e aree geografiche dove è spesso endemica, come ha detto il direttore generale Ugo Della Marta.
Attraverso le attività di formazione si favorirà l'adozione di misure di controllo progressivo basate sulla identificazione e caratterizzazione dei rischi, secondo un approccio che si è consolidato negli ultimi anni denominato Progressive control pathway (Pcp).
L'afta epizootica, è una malattia infettiva di natura virale che non colpisce l'uomo ma è altamente contagiosa nelle specie suscettibili come, nel caso di specie zootecniche bovini, bufalini, ovini, caprini e suini.
La malattia può seriamente ridurre la produzione di latte e carne e, nel caso di epidemie, imporre divieti e restrizioni commerciali con gravi ripercussioni per l'economia agricola dei paesi colpiti.
E questo vale soprattutto per quei paesi dove l'infezione è stata eradicata, come l'Italia, e sono riconosciuti ufficialmente indenni secondo i criteri stabiliti dall'Oie, l'Organizzazione mondiale della sanità animale.
A partire dal 2012 le due principali organizzazioni internazionali che operano nel settore della sanità animale, l'Oie e la Fao, hanno lanciato una strategia globale di lotta all'afta epizootica. Una strategia che mira da un lato a mantenere lo stato di indennità ai paesi che sono riconosciuti come tali e dall'altro di sostenere i servizi veterinari dei paesi dove la malattia è presente a migliorare le capacità di controllo e ridurne l'impatto economico.
Il primo intervento di formazione è stato realizzato alla fine di gennaio in Giordania, che ha avuto come docenti Giancarlo Ferrari e altri esperti della EuFmd, ed ha avuto come obiettivo quello di fornire assistenza tecnica ai servizi veterinari locali per allestire programmi di sorveglianza basati sulla identificazione e mitigazione dei rischi.
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Fonte: Izs Lazio e Toscana