Rieccola la Peste suina africana in Sardegna. A dire il vero questa malattia infettiva non ha mai abbandonato l'isola, a dispetto di tutti gli sforzi fatti negli ultimi trenta anni per cancellarla dagli allevamenti sardi. A novembre dello scorso anno il virus, come riferito anche da “Agronotizie” aveva fatto di nuovo la sua comparsa in alcuni allevamenti. Una conferma dei deludenti risultati dei piani di eradicazione iniziati nel lontano 1978 e costati milioni di euro. Una situazione grave che aveva indotto Bruxelles a chiedere il blocco delle produzioni suinicole provenienti dalla Sardegna. Tanta preoccupazione nei confronti della Peste suina africana (Psa) deriva dalla capacità di diffusione di questo virus, impossibile da fermare con le vaccinazioni e impossibile da curare. Dove si presenta non resta che l'abbattimento degli animali e la creazione di barriere sanitarie che blocchino per un ampio raggio movimento e commercio degli animali.

 

Propositi naufragati

Dopo il nuovo focolaio della malattia di fine 2011 tutti si erano detti pronti a dare una svolta alla situazione, affrontando con decisione il problema. Buoni propositi beffati dalla comparsa in questi giorni di un nuovo focolaio del virus. E come se non bastasse, ad essere colpiti questa volta sono i suini allevati presso l'Agris, l'azienda della regione Sardegna per la ricerca scientifica, la sperimentazione e l'innovazione in campo agricolo. La comparsa di un nuovo focolaio, di per sé già preoccupante per le ripercussioni economiche oltre che sanitarie, assume così risvolti ancora più gravi. E c'è persino il sospetto, denunciato dalla Cia, che questo nuovo episodio non sia né casuale né spontaneo, tanto da fare immaginare una sorta di regia criminale. Una denuncia forte, questa lanciata dalla Cia, che sollecita la Regione Sardegna a promuovere al più presto un'anagrafe dell'intero patrimonio suinicolo. Si propone poi il sequestro degli animali non censiti e la possibilità di avviare al pascolo (pratica diffusa in Sardegna) solo agli animali sotto controllo. In parallelo si chiede di contrastare il fenomeno della macellazione clandestina, consentendo quella familiare solo per i capi “in regola” e sotto controllo.

 

Cambiare strategia

Misure draconiane, forse, ma ormai indispensabili per fronteggiare una malattia che in tutti gli altri paesi della Ue è stata messa sotto controllo e che solo in Sardegna continua da 30 anni a farsi beffe di allevatori e servizi sanitari. Dopo anni e milioni di euro buttati al vento, è il caso di passare alle “maniere forti”.