A dieci anni dall'emergenza mucca pazza, Coldiretti e Univerde hanno organizzato, nella sede della Coldiretti, un dibattito al quale hanno preso parte il presidente della Coldiretti Sergio Marini; il presidente di Univerde Alfonso Pecoraro Scanio, all'epoca della crisi ministro dell'Agricoltura nel Governo guidato da Giuliano Amato; il capo del Corpo forestale Giuseppe Patrone; il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale, Giovanni Fava (Lega); il direttore generale dell'Inea Alberto Manelli; il rappresentante del Corpo forestale dello Stato Giuseppe Vadala'; il direttore Ipr Marketing, Antonio Noto; il nutrizionista Giorgio Calabrese; il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti. 

"Dai dati in circolazione - ha osservato Pecoraro - emerge un interesse verso un'etichettatura sempre più completa anche in termini di emissioni di CO2; una fiducia crescente dei cittadini negli agricoltori e dunque una possibilità in più per il settore. L'etichetta agricola è interesse anche dell'industria", ha aggiunto. 

"La terra è un elemento culturale prima che economico tanto che il diritto al cibo comincia ad essere un elemento centrale anche a livello costituzionale", ha asserito il presidente di Univerde spiegando che, a suo parere, "il problema è ridefinire cosa significa cibo e quindi riconoscere agli agricoltori il proprio ruolo". 

E' evidente che su questioni di sicurezza alimentare si crei facilmente un corto circuito mediatico, ha affermato il presidente marini ma il fatto interessante è che, ha aggiunto, il grande danno provocato dalla Bse è stato anche una grande occasione per sensibilizzare cittadini e politica anche se non si è riusciti ad andare fino in fondo nel processo di tracciabilità. 

La Bse ha anche creato maggiore attenzione da parte della ricerca scientifica che, sulle farine animali, fece errori gravi che spero non si ripetano sugli Ogm, ha aggiunto il presidente della Coldiretti. 

"La Coldiretti non è contro la ricerca scientifica - ha sottolineato il presidente -  ma pretende che l'applicazione della ricerca debba rimanere una scelta politica. Al netto della crisi economica va sempre ricordato", ha aggiunto Marini che il cibo è qualcosa di particolare e che "la ricerca affannosa sul minor prezzo è dannosa e rischiosissima" facendo capire alle famiglie "che il risparmio va operato su altri fronti".

Il presidente della Coldiretti ha promesso che l'organizzazione aprirà un focus su come le innovazioni incidono sul cibo, rispondendo ad una richiesta del professor calabrese sulla opportunità di fare chiarezza sulle nanotecnologie. Marini ha anche sottolineato, replicando ad alcune osservazioni negative di Fava sulla soccida, come la Coldiretti sia costantemente impegnata nella costruzione di una filiera che abbia al centro l'agricoltore e il territorio.

Da una ricerca sulla percezione della sicurezza alimentare illustrata da noto, emerge che attualmente uno dei prodotti che in assoluto sono percepiti come più sicuri c'è la carne bovina nonostante che, soprattutto al sud e tra le donne, il problema della mucca pazza sia considerato ancora attuale e che un terzo degli italiani dica di aver diminuito il consumo di carne per via della mucca pazza. 

La ricerca è stata giudicata molto interessante dal direttore dell'Inea Alberto Manelli il quale ha sottolineato che uno degli effetti di mucca pazza in Italia è stata la modifica stabile dei consumi proteici. 

Osservazione confermata da calabrese che ha sottolineato come in Italia ci siano attualmente 7 milioni di vegetariani. Il calo dei consumi secondo Trefiletti dipende, invece, da questioni economiche più che di paura. Fava, neopresidente della Commissione bicamerale contro le contraffazioni, ha annunciato l'apertura di un dossier sull'agricoltura ed ha avvertito che il mercato dei mangimi va indagato a fondo tenendo presente che i veri proprietari degli allevamenti suini sono i mangimisti e che sul tema dell'alimentazione animale va aperto un dossier. Secondo Fava bisogna ricordare che la Gdo è il soggetto che meno di tutte trae vantaggio da politiche di trasparenza e le sue lobby agiscono a livello europeo.