Qualche starnuto, nasi che colano, casi di aborto fra gli animali in gravidanza e maschi meno fecondi e poi una caduta delle prestazioni produttive. Questi i sintomi principali fra i suini adulti. Per i suinetti i sintomi sono analoghi ma la prognosi è infausta, con mortalità assai elevata. Eccola la malattia di Aujeszky, dal nome del veterinario ungherese che nel lontano 1902 per primo la individuò. E da allora ha fatto la sua comparsa negli allevamenti di tutto il mondo, causando danni enormi per la facilità con la quale il virus che ne è responsabile riesce a trasmettersi e per la sua resistenza all'ambiente esterno (sopravvive egregiamente anche a -8 gradi, ma per fortuna teme la luce e il caldo).

Pericolosa e invadente, è una malattia con la quale tutti i paesi a suinicoltura avanzata hanno ingaggiato da anni una lotta senza quartiere. E in molti casi si è raggiunto il successo, tanto che nella Ue numerosi sono i paesi che possono vantarsi di aver debellato la malattia acquisendo lo status di “paese indenne”. Fanno però eccezione Spagna e Italia dove la malattia di Aujeszky è ancora in cima alle preoccupazioni degli allevatori. Non che si sia stati con le mani in mano, anzi. Dal 1997 è operante un piano di controllo che aveva portato ad una significativa riduzione dei casi di malattia. Ma il quadro si è aggravato a partire dal 2007 ed è ancora peggiorato nel 2009 come testimoniano i controlli condotti dal Centro di Referenza nazionale per l'Aujeszky, che ha sede presso l'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia-Romagna. I casi di sieroprevalenza della malattia negli allevamenti Lombardi (dove gli allevamenti sono assai diffusi) è infatti passato dal 39% nel 2004 (era l'83% nel 1997) al 46,6% nel 2009.

 

Pericoli sanitari e commerciali

L'aggravarsi del quadro comporta problemi non solo per i danni immediati sugli allevamenti, ma soprattutto per le conseguenze sui commerci intra ed extra europei, che potrebbero subire uno stop a causa della presenza della malattia sui nostri territori. Facile immaginare le conseguenze, specie in alcuni comparti come quelli del prosciutto e non solo. Di qui la necessità di correre ai ripari, non prima però di aver analizzato le cause del “ritardo” italiano nell'eradicare questa malattia. Fra i fattori di complicazione vi è la particolare tipologia dei nostri allevamenti, unici in Europa nella produzione del suino pesante, che comporta un ciclo di ingrasso di nove mesi, contro i sei degli altri paesi europei. A complicare la situazione c'è anche la parziale applicazione dei piani vaccinali nei reparti di ingrasso e l'impossibilità di utilizzare vaccini attenuati, contrariamente a quanto concesso in altri paesi dela Ue.

 

Il nuovo programma

Ora si cambia. Il 28 febbraio è entrato in vigore il nuovo piano di eradicazione dell'Aujeszky le cui linee d'azione sono tratteggiate nel Decreto del ministro della Salute del 30 dicembre 2010. Fra le novità più importanti vi è la possibilità di impiegare sui riproduttori i vaccini attenuati deleti, vaccini di nuova generazione che all'efficacia associano la possibilità di riconoscere gli animali vaccinati da quelli infetti. Altro punto chiave del programma di eradicazione è la certificazione che deve accompagnare gli animali nei loro spostamenti. Le movimentazioni saranno così accompagnate dal “Modello IV” dove verranno annotate date e numero delle vaccinazioni. La certificazione potrà essere fatta direttamente dall'allevatore nei casi in cui non sia obbligatoria la preventiva visita clinica del veterinario ufficiale. L'associazione degli allevatori suini (Anas), ritiene tuttavia possibile la visita del veterinario ufficiale anche quando ciò non sia espressamente stabilito dalle norme, cosa che consentirebbe allo stesso veterinario di certificare sul Modello IV le avvenute vaccinazioni, evitando così all'allevatore un aggravio delle già complessa burocrazia che pesa sugli allevamenti.

 

I tempi

Si prevede che occorrano almeno tre anni per completare il piano di eradicazione dell'Aujeszky e in questo periodo si procederà con la dichiarazione di indennità nelle province i cui allevamenti saranno esenti dalla malattia. Per le aziende che avranno raggiunto la qualifica di “allevamento indenne” scatterà l'obbligo di rifornirsi solo da allevamenti a loro volta indenni e sarà vietato introdurre soggetti provenienti da stalle di sosta, fiere o mercati. Poi appuntamento al 2013, quando sarà obbligatorio destinare alla riproduzione solo animali provenienti da allevamenti indenni. E finirà, si spera, l'incubo di vedersi bloccare le esportazioni per colpa dell'Aujeszky.