L'afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum) è uno dei primi parassiti da controllare nel ciclo colturale delle pomacee. L'afide sverna infatti come neanide di prima e seconda età all'interno di screpolature della corteccia o cicatrici di potatura. Giunte le condizioni ottimali, in primavera, le neanidi maturano nel volgere di pochi giorni e partoriscono a loro volta nuove neanidi.

 

L'estrema prolificità e velocità dei cicli biologici fa si che in un anno l'afide lanigero possa produrre sino a venti generazioni, migrando in estate verso le radici salvo poi sospendere le proprie attività trofiche verso inizio novembre, al calare delle temperature esterne. 

 

Le virginopare attere sono le più comuni, ma possono comparire anche virginopare alate tramite le quali l'afide colonizza altre piante generandovi altre virginopare attere. Raramente possono comparire anche le sessupare alate destinate all'accoppiamento.

 

Danni alla coltura del melo

Con gli apparati boccali gli afidi operano punture su rami, tronco e radici, generando iperplasie e ipertrofie che ostacolano lo sviluppo dei rami, causandone il disseccamento nei casi più gravi, mentre nelle radici vengono alterate le funzioni dedite all'assorbimento di acqua e nutrienti. 

 

Le soluzioni disponibili

Di seguito sono elencate le 11 sostanze attive contenute nei 46 differenti formulati commerciali autorizzati su melo contro Eriosoma lanigerum. Fra parentesi quelle i cui formulati sono ammessi anche in agricoltura biologica:

Come buona norma è bene alternare sostanze attive caratterizzate da meccanismi di azione diversi, prediligendo quelle a maggior selettività nei confronti degli organismi non target.

 

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