Anche il mondo dei suini è interessato dal rischio estinzione di alcune razze particolari. Per questa specie, ai sensi del Regolamento 1974/06, la consistenza massima di capi regolarmente inseriti nei registri anagrafici è di 15.000 esemplari. 
La maggior parte dei suini a rischio si trova nel sud Italia: in Campania, Calabria e nelle isole. Altre due razze autoctone, per le quali molto si sta facendo per il reincremento sono in Toscana ed Emilia Romagna. 
E proprio da queste due regioni parte l'elencazione dei suini che la zootecnia italiana rischia di perdere.

La Mora di Romagna: dai Galli Boi ai giorni nostri
Il suino di razza Mora Romagnola  ha ottenuto già da qualche anno la Denominazione di origine protetta (Dop), dopo che se ne era stata fatta richiesta portando a corredo della domanda un dettagliato documento che indicava l'antichità della razza. Infatti già nel 1° secolo d. C. questo maiale era allevato nei territori, che attualmente corrispondono all'area della provincia di Ravenna e dove tutt'ora è maggiormente diffuso, dai Galli Boi giunti in questi territori per fondare nuove colonie. In seguito, le carni di questo suino furono molto apprezzate anche dai romani, che ne hanno tramandato l'allevamento fino ai giorni nostri.
Numerosi i consorzi locali, le aziende e gli agriturismi portano avanti la promozione dei prodotti tipici di mora e l'incremento dei capi allevati.

La Cinta senese: il vero suino toscano

Da dicembre 2007 è stata avviata la produzione di carni di 'Suino cinto toscano' a denominazione Dop, ma già dal 2000 è stato costituito il Consorzio di tutela della Cinta senese da parte dell'Associazione allevatori di Siena, città dove ha sede il consorzio. La Cinta senese (con 2.602 di femmine riproduttrici accertate), al pari della mora di Romagna, ha una storia molto antica e talmente integrata in quella della regione Toscana da perdersi addirittura nella notte dei tempi. La troviamo rappresentata addirittura in alcuni affreschi del 1300.