Si è concluso in Toscana il progetto di monitoraggio del cancro rameale del noce, detto anche malattia dei mille cancri, che è stato portato avanti nel 2019 tra le province di Firenze e Arezzo.

Il monitoraggio è stato attivato dal Servizio fitosanitario regionale dopo il ritrovamento di un focolaio a Rignano sull'Arno, in provincia di Firenze nel 2018.

Il cancro rameale del noce è una malattia fungina che può colpire sia il noce americano (Juglans nigra) che il noce europeo (Juglans regia) causata dal fungo Geosmithia morbida veicolato da un insetto vettore, il coleottero Pityophthorus juglandis, entrambi classificati come organismi da quarantena dall'Unione europea.

Il fungo viene trasmesso dal coleottero che scava gallerie nella corteccia delle piante per deporci le uova. Se il coleottero proviene da un noce malato, porterà su di sé i propaguli del fungo che potranno infettare una pianta sana. Anche le larve scaveranno delle gallerie nel legno del noce aumentando la velocità di diffusione del fungo.

Una volta infettata una pinta il fungo provoca la formazione di cancri di solito superficiali, ma in grado di causare prima il dissecamento dei rami più piccoli e poi, dopo alcuni anni, la morte di tutta la pianta.

La malattia in Italia è stata segnalata la prima volta a Vicenza nel 2013, arrivata tramite un carico di legname di noce dagli Stati Uniti in una segheria. Una origine dimostrata anche dal fatto che il ceppo del fungo ritrovato in Italia è uguale a quello statunitense.

Altro focolaio è stato segnalato in Lombardia e nel 2018 anche in Toscana, mentre il coleottero, non associato alla malattia, è stato segnalato anche in Friuli Venezia Giulia.

In Toscana, dopo la segnalazione e l'attuazione delle procedure di eradicazione con la distruzione dell'intero noceto nel comune di Rignano sull'Arno è partito il monitoraggio organizzato in due modi: un monitoraggio intensivo nella zona circostante il focolaio e un monitoraggio estensivo sulle province di Firenze e Arezzo.

Il monitoraggio è stato fatto con trappole con il feromone di aggregazione del coleottero, con un totale di diciotto trappole dislocate su tutta l'area di studio.

Sono state poi controllate tutte le piante che mostravano segni di ingiallimenti o disseccamenti sospetti.

Sia il monitoraggio del coleottero sia il controllo delle piante con sintomi sospetti hanno dato sempre risultati negativi, non facendo ritrovare né l'insetto né il fungo.

Ad oggi quindi sembra che l'azione del focolaio di Rignano sull'Arno abbia funzionato e dato i risultati sperati.

Scarica la relazione ufficiale del monitoraggio