L'Osservatorio Agrofarma, realizzato insieme ad Areté, è giunto alla sua terza edizione e i risultati sono stati illustrati durante un evento che si è tenuto a Roma il 14 novembre scorso. Come spiegato da Paolo Tassani, presidente di Agrofarma (l'Associazione di Confindustria che raggruppa i produttori di agrofarmaci), l'Osservatorio ha il compito di raccogliere dati di dominio pubblico e analizzarli per offrire al pubblico, specializzato e non, delle informazioni veritiere sul mondo dell'agricoltura e dei prodotti per la difesa.

 

Uno sforzo quanto mai importante per sfatare i molti falsi miti che affliggono il settore e per offrire strumenti anche al mondo della politica, che talvolta si è trovato a legiferare assumendo posizioni di carattere ideologico, invece che scientifico. Un messaggio rivolto anche alla nuova Commissione Europea, in fase di formazione, che in passato ha presentato proposte (come il Green Deal) che hanno rischiato di mettere in seria difficoltà il settore primario, con ricadute negative per tutti i cittadini dell'Unione Europea.

 

Ma quali sono i principali punti emersi dalla presentazione del terzo rapporto dell'Osservatorio Agrofarma, illustrato da Enrica Gentile, ceo di Areté?

Di seguito dieci takeaway:

  • Il settore agricolo consuma meno energia (-17%) e inquina di meno (-6% di emissioni GHG) rispetto al passato, grazie a un miglioramento dell'efficienza produttiva e a una contrazione di alcune produzioni. L'obiettivo di contenimento delle emissioni di ammoniaca, concordato con l'Ue per il 2030, è già stato raggiunto.
  • Le vendite in Italia di prodotti fitosanitari si sono ridotte complessivamente del 14% tra il triennio 2020-2022 e quello 2011-2013. Fungicidi ed erbicidi hanno registrato la contrazione più marcata, pari al 16% e 14% rispettivamente. In Europa l'Italia è il Paese con le migliori performance, mentre altri Paesi, come la Germania e la Francia, hanno aumentato l'impiego di agrofarmaci.

Prosegue il miglioramento delle performance ambientali agricole, ma si avverte il calo del valore aggiunto

Prosegue il miglioramento delle performance ambientali agricole, ma si avverte il calo del valore aggiunto

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)

 

  • Al contempo, gli agrofarmaci di origine biologica hanno visto una crescita del 94% tra il triennio 2020-2022 e quello 2011-2013. Inoltre, c'è stata una riduzione delle vendite di sostanze attive a rischio elevato (Gruppi 2-4) rispetto alla media Ue, mentre sono aumentate oltre la media le vendite di sostanze a basso rischio.
  • Sorprende il fatto che delle circa quattrocento sostanze attive autorizzate/rinnovate in Ue, la metà sia stata approvata negli ultimi dieci anni, segno di un intenso lavoro di ricerca e sviluppo delle case produttrici. Oltre l'83% degli agrofarmaci sul mercato italiano è stato approvato dopo il 2011, mentre solo l'1% dei prodotti autorizzati prima del 2000 è ancora in commercio.

 

Dieci anni di riduzioni per le vendite di prodotti fitosanitari in Italia

Dieci anni di riduzioni per le vendite di prodotti fitosanitari in Italia

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)

 

  • Gli alimenti prodotti in Italia si confermano di estrema sicurezza. Solo lo 0,5% dei campioni analizzati (2019-2022) aveva residui di agrofarmaci sopra i limiti. Come sottolineato da Angelo Moretto, docente presso l'Università degli Studi di Padova che da quarant'anni studia la tossicologia degli agrofarmaci, questo non significa che quei prodotti siano dannosi per la salute umana, ma semplicemente che l'agricoltore non ha lavorato correttamente.
  • Moretto ha voluto sfatare alcuni miti che circolano intorno ai prodotti fitosanitari, ad esempio che le sostanze attive siano poco studiate o che non vengano valutati attentamente gli effetti sulla salute umana e sugli ecosistemi. Ha poi rimarcato che le molecole di nuova generazione sono particolarmente sostenibili dal punto di vista ambientale e innocue per l'uomo.

 

Prodotti italiani con meno residui rispetto a quelli degli altri competitor Ue

Prodotti italiani con meno residui rispetto a quelli degli altri competitor Ue

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)

 

  • L'Osservatorio Agrofarma ha fotografato la campagna italiana, segnalando che alcune colture, come il mais, hanno registrato una riduzione delle superfici del 32% (triennio 2021-2023 rispetto al 2013-2015); il grano duro è calato del 4%, l'olivo e l'erba medica del 2%. Exploit per soia e orzo (+29% e +14%), mentre tra le colture minori il nocciolo è cresciuto del 29%, superando quota 90mila ettari. Male invece il pesco (-21%) e il carciofo (-14%).
  • La terza edizione dell'Osservatorio Agrofarma ha dedicato un focus specifico ai cambiamenti climatici. Salta agli occhi come, dal 1997 ad oggi, l'andamento delle temperature medie in Italia sia caratterizzato da variazioni di temperatura media annuali superiori rispetto alla media del periodo di riferimento 1981-2010. In altre parole, fa più caldo, con temperature medie superiori di quasi 2 gradi.
  • Anche le precipitazioni sono particolarmente irregolari, con un'alternanza sempre più marcata di annate siccitose e piovose. Confermata poi la "tropicalizzazione" dello Stivale, con un aumento marcato dei giorni torridi (temperature superiori ai 30°C), che nel 2022 sono stati diciannove in più rispetto alla media del triennio 1981-2010.

 

Temperature in Italia negli ultimi vent'anni costantemente superiori alla media di riferimento

Temperature in Italia negli ultimi vent'anni costantemente superiori alla media di riferimento

(Fonte foto: Osservatorio Agrofarma)

 

  • Il senatore Luca De Carlo ha rinnovato l'impegno del Parlamento a sostegno delle Tea, come strumenti per rendere le piante maggiormente resilienti ai cambiamenti climatici e ai patogeni. Sono stati stanziati 9 milioni di euro in tre anni e anche per il 2025 sarà possibile fare sperimentazione in campo.

 

Concludendo, come ricordato da Pio Federico Roversi del Crea, gli agroecosistemi sono ambienti fragili, che senza l'intervento dell'uomo non sarebbero in grado di propagarsi nel tempo. Tuttavia, sono anche sistemi efficienti, che permettono di sfamare una popolazione in costante crescita. L'intervento degli agricoltori, con i giusti mezzi tecnici, è necessario, soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici in cui le colture devono affrontare sempre più spesso stress abiotici e biotici per i quali non sono preparate.