La cimice asiatica, Halyomorpha halys, è avvantaggiata dalla tipologia del territorio e delle coltivazioni, e se sì come? E preferisce particolari tipi di frutteti rispetto ad altri?
Sono queste le domande che si è posto un gruppo congiunto di ricercatori delle Università di Bari, di Padova, di Verona e del Centro Studi Agrea Srl di Verona, che ha valutato la presenza dell'insetto in varie realtà frutticole del Nord Italia, pubblicando i risultati sulla rivista scientifica Agriculture, Ecosistems and Environments.
In particolare i ricercatori hanno preso in considerazione 113 frutteti in Veneto, con varie tipologie di coltivazione, come quelle di meli, peri, peschi, noci e kiwi in diversi contesti ambientali.
E i risultati hanno mostrato che nei frutteti in zone dove erano presenti aree seminaturali, ma anche vigneti, veniva catturato un numero maggiore di esemplari di cimice in fase giovanile, mentre nelle zone in cui i frutteti erano in contesti con un maggior numero di coltivazioni erbacee annuali le catture degli stadi giovanili di cimici erano minori.
Questa differenza però tendeva ad annullarsi per quanto riguarda il numero delle cimici adulte, che era praticamente uguale in tutti gli ambienti.
Questo, secondo i ricercatori, è dovuto probabilmente al fatto che nelle zone seminaturali o nei vigneti (che in genere sono inerbiti) ci siano più risorse nutritive e disponibili per periodi più lunghi, fatto che determina il maggior numero di insetti giovani nei frutteti vicini, visto che le forme giovanili delle cimici - neanidi e ninfe - si spostano con meno facilità degli adulti.
Gli adulti invece, potendo spostarsi facilmente anche su distanze considerevoli, tendono a distribuirsi più uniformemente sul territorio alla ricerca di cibo.
Una distribuzione che non tiene conto nemmeno delle tipologie delle coltivazioni, come hanno visto i ricercatori, dal momento che il numero di cimici adulte era pressoché uguale in tutte le tipologie di frutteto, per quanto nei noceti gli esemplari catturati siano stati in genere un po' meno rispetto agli altri frutteti.
Uno studio che dimostra una volta di più come la cimice asiatica sia un parassita pericoloso per molte colture, dal momento che tende a non fare preferenze e a nutrirsi di tutto, cosa che oltre a creare molti danni, avvantaggia l'insetto, permettendogli di diffondersi un po' ovunque e rendendolo difficilmente contrastabile.
La ricerca di metodi di controllo su larga scala, come ad esempio la lotta biologica tramite il suo antagonista - la cosiddetta vespa samurai - diventano quindi importanti per cercare di ridurre la popolazione della cimice sul territorio e permettere di limitare i danni e l'uso ripetuto di trattamenti insetticidi.
Per approfondire è possibile consultare l'articolo scientifico.