In Italia, H. halys viene identificata per la prima volta in Emilia Romagna nel 2012, e si è diffusa rapidamente in quasi l'intera penisola grazie alle favorevoli condizioni climatiche, alla disponibilità di una vasta gamma di piante ospiti idonee e alla scarsa efficacia di agenti autoctoni di controllo.
La cimice asiatica colpisce tutte le piante da frutto, vite, gran parte degli ortaggi, leguminose e cereali, senza tralasciare le piante ornamentali. Attraverso punture di suzione, provoca diversi danni tra cui sviluppo stentato delle piante e cascola precoce dei frutti, spesso accompagnati da deformazioni e colorazioni anomale, rendendoli così non commerciabili.
In Emilia Romagna è stata causa di seri danni economici, provocando perdite del raccolto superiori al 50%, diventando perciò uno dei fitofagi chiave della frutticultura regionale.
Neanide di H. halys su pera Kaiser deformata
(fonte foto: V. Manca)
Il principale scopo di questo studio era di verificare l'attività di antagonisti naturali autoctoni (predatori e parassitoidi), in aree delle provincie di Modena e Reggio Emilia nei confronti di ovature di Halyomorpha halys, ai fini di fornire un'importante base di indagine delle potenzialità degli agenti di controllo autoctoni nel contenimento delle popolazioni di H. halys sul territorio regionale.
Il protocollo ha previsto l'esposizione di manicotti di rete su specie arboree di siepi di bordura in quattro aziende a conduzione biologica della provincia di Modena e Reggio Emilia nel periodo tra giugno e settembre del 2016.
Manicotti di rete allestiti su siepe
(fonte foto: V. Manca)
All'interno di ogni manicotto sono state inserite otto cimici sessualmente mature, e una manciata di cibo necessario per garantire l'alimentazione degli insetti.
La maglia costituente la rete dei manicotti permetteva l'ingresso di insetti predatori e parassitoidi e, al contempo, impediva alle cimici di uscire dallo stesso.
Ogni ovatura deposta all'interno del manicotto è stata prelevata e portata in laboratorio, dove si è osservato il numero di uova predate e parassitizzate.
Inoltre, è stata distinta la tipologia di predazione: uova succhiate tramite apparato boccale pungente-succhiante e uova masticate tramite apparato boccale masticatore; tutte le uova sono state conservate per due mesi alla temperatura di 25°C e al 65% di umidità, verificandone giornalmente le neanidi emerse o lo sfarfallamento di parassitoidi.
L'indice di parassitizzazione (ovvero l'Impact on host population), è stato calcolato sul numero di uova residue (Totale uova esposte - uova predate), secondo il calcolo: (Tot. uova parassitizzate÷Uova residue)*100= % Uova parassitizzate.
Tra giugno e settembre del 2016 sono state deposte dagli individui di Halyomorpha halys presenti all'interno dei manicotti 87 ovature sentinella (tot. uova 2296).
Complessivamente, il 2.4% delle uova è stato predato (di cui 1.1% di uova con segni di masticazione e 1.3% succhiate); mentre lo 0.7% delle uova è stato parassitizzato (18 parassitoidi sfarfallati tra le 2.296 uova esposte).
Per certo, gli insetti che hanno predato le uova erano sicuramente di dimensioni molto ridotte, in quanto erano in grado di attraversare la maglia costituente la rete dei manicotti.
Tutti i parassitoidi sfarfallati sono risultati appartenere a un'unica specie: il generalista Anastatus bifasciatus (Eupelmidae). Questo rappresenterebbe il potenziale migliore candidato autoctono per lo sviluppo di un programma di controllo biologico inondativo di H. halys in Europa data la sua capacità di completare il proprio sviluppo in uova sia fresche che surgelate della cimice asiatica.
Inoltre, la non specificità del parassitoide potrebbe rappresentare un vantaggio evolutivo, consentendogli di completare con successo lo sviluppo in un ampio numero di uova e quindi di mantenere elevati i livelli di popolazione.
A. Bifasciatus su uova di H. halys
(fonte foto: V. Manca & E. Costi)
I parassitoidi potrebbero essere isolati e allevati massalmente in laboratorio, per essere poi rilasciati nelle aree dove la densità di popolazione dell'insetto invasivo è elevata. Per realizzare un controllo di questo tipo su H. halys in Italia, sarebbe comunque necessario determinare in primis il tasso di successo di ovideposizione dei parassitoidi di nostro interesse su uova di specie non bersaglio tassonomicamente simili alla cimice asiatica (ad esempio altri eterotteri autoctoni); infatti, se i parassitoidi dovessero accettare un ampio range di ospiti, potrebbero verificarsi effetti ecologici indiretti deleteri sulle specie non target.
Ad oggi, i livelli di parassitizzazione (e predazione) della cimice asiatica nelle aree invase non sono ancora soddisfacenti per attuare un controllo biologico esaustivo, ed è necessario eseguire gli stessi test in campo ma in paesi differenti. Popolazioni di parassitoidi appartenenti alla stessa specie ma provenienti da località geografiche diverse presentano differenti livelli di parassitizzazione nei confronti di H. halys.
Comprendere in modo esaustivo l'attività dei nemici naturali rappresenta una sfida importante per gli studi futuri affinché si possano programmare strategie di difesa puntuali e perciò maggiormente sostenibili, riducendo la quantità di insetticidi ad ampio spettro impiegati in agricoltura e diminuendo gli effetti negativi arrecati all'ambiente e all'entomofauna utile.
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Fonte: Agronotizie