Non proprio puntuale, ma anche quest'anno è arrivata l'estate portando con sé afa, temperature da record e giornate roventi. Si alternano infatti giorni da bollino arancione e rosso e a tal proposito non mancano consigli e raccomandazioni da parte di enti, quotidiani e tv a tutta la popolazione per prevenire tutti quei possibili rischi derivanti dall'esposizione alle alte temperature.

 

"Gli effetti dell'esposizione alle alte temperature sulla salute umana sono rappresentati da aumenti della mortalità, dei ricoveri ospedalieri, degli accessi al pronto soccorso, soprattutto in sottogruppi di popolazione più vulnerabili" afferma Maria Teresa Cella della Regione Emilia Romagna - Area Tutela Salute negli Ambienti di Lavoro.

 

Soprattutto chi lavora all'aperto, settore agricolo in primis, è maggiormente esposto ai rischi, tanto che sono molte le regioni e le associazioni che hanno pubblicato indicazioni e buone pratiche da mettere in atto, come per esempio la Regione Emilia Romagna che, tramite il Servizio Sanitario Regionale e a seguito del confronto con gli enti, le associazioni datoriali e i sindacati nell'ambito del Comitato Regionale di Coordinamento ex articolo 7 D.Lgs. 81/08, ha messo a disposizione materiale informativo con indicazioni utili per i datori di lavoro e per i lavoratori.

 

Temperature da record e danni alla salute

"In condizioni di temperatura superiore ai 30°C all'ombra e umidità relativa superiore al 70% l'efficacia protettiva della sudorazione corporea si riduce e il progressivo aumento della temperatura interna può portare a diverse reazioni avverse da calore: malori, crampi, esaurimento fisico, fino al collasso provocato da disidratazione e perdita di sali minerali, colpi di calore caratterizzati da blocco della sudorazione, innalzamento della temperatura corporea fino a 40°C e alterazione dello stato di coscienza" spiega Maria Teresa Cella.

 

I danni alla salute possono essere di tipo diretto, come crampi, sincope da calore, colpo di calore, patologie a carico della pelle e delle ghiandole sudoripare; oppure indiretto, aggravando condizioni patologiche preesistenti, o creando condizioni di affaticamento che possono ridurre la capacità di attenzione del lavoratore ed aumentare il rischio di infortuni (per esempio infortuni alla guida di veicoli o nella conduzione di macchinari).

 

Tra tutti il colpo di calore, da non confondere con il colpo di sole, come abbiamo spiegato in questo articolo, è la condizione clinica più grave associata all'esposizione al calore. Può manifestarsi anche al chiuso o comunque in assenza di sole, quando la temperatura esterna è molto alta ed è associata a un elevato tasso di umidità o alla mancanza di ventilazione. A seguito di un improvviso malessere generale si può avere perdita di coscienza, malfunzionamento degli organi interni e nei casi più gravi la morte.

 

Ecco quindi otto indicazioni utili per i datori di lavoro e altrettante otto per i lavoratori da mettere in pratica per prevenire il rischio stress da calore nei luoghi di lavoro.

 

Cosa deve fare il datore di lavoro

"Il datore di lavoro ha l'obbligo di rispettare i contenuti del D.Lgs. 81/08 in relazione al rischio di esposizione a microclima severo. Il microclima - afferma Maria Teresa Cella - fa parte degli agenti fisici considerati dal Titolo VIII del D.Lgs. 81/08 e per i quali il datore di lavoro deve valutare il rischio di esposizione per i lavoratori e mettere in atto un sistema di prevenzione e protezione dal rischio".

 

"La valutazione del rischio - continua - deve condurre a identificare e adottare le opportune misure di prevenzione e protezione, con particolare riferimento alle norme di buona tecnica e alle buone prassi (articolo 182, comma 1), deve considerare la presenza di lavoratori particolarmente sensibili (articolo 183), devono essere attuate l'informazione e la formazione (articolo 184), la sorveglianza sanitaria e la tenuta della cartella sanitaria e di rischio (articoli 185 e 186). La valutazione dovrà essere condotta in riferimento alla idoneità microclimatica dei luoghi di lavoro utilizzando, in base alle diverse situazioni, sia il contenuto dall'Allegato IV del D.Lgs. 81/08, sia le pertinenti norme tecniche e buone prassi di cui all'articolo 181, comma 1 del D.Lgs. 81/08".

 

Nella pratica le misure di prevenzione e protezione consigliate sono le seguenti:

  • Rendere disponibili nei luoghi di lavoro un termometro e un igrometro (per misurare l'umidità).
  • Prevedere, per quanto possibile, un programma di acclimatamento, in quanto un organismo acclimatato è in grado di sopportare più facilmente l'esposizione al calore.
  • Evitare il più possibile l'esposizione diretta al sole, utilizzando per esempio tettoie che possano permettere di lavorare all'ombra; ed evitare il più possibile le lavorazioni durante le ore centrali della giornata, quelle di maggior caldo, anticipando per esempio l'inizio dell'orario di lavoro al mattino presto e prolungandolo nelle ore serali più fresche.
  • Se non sono necessari particolari Dispositivi di Protezione Individuale (Dpi), è necessario fornire ai lavoratori copricapi a falda larga e indumenti leggeri e traspiranti. Se invece è necessario l'utilizzo di Dpi che possono ostacolare la respirazione e l'evaporazione del sudore, occorre programmare e far eseguire pause di lavoro in ambienti ombreggiati.
  • Fare in modo che i lavoratori possano pranzare in aree ombreggiate e, se presente il servizio di mensa, limitare cibi grassi e preferire frutta e verdura.
  • Mettere sempre a disposizione acqua e istruire i lavoratori in merito alla necessità di bere poco e frequentemente, anche in assenza di senso della sete.
  • Istruire i lavoratori sui possibili segnali di danno da calore e sulle possibili azioni da mettere immediatamente in atto.
  • Se possibile evitare il lavoro solitario.

 

"Nell'ambito delle misure di prevenzione, un ruolo importante riveste senza dubbio la sorveglianza sanitaria: sarà infatti cura del medico competente valutare le eventuali condizioni di ipersuscettibilità dei lavoratori al rischio di esposizione a temperature elevate, al fine di contribuire alla corretta modulazione della valutazione dei rischi e alla predisposizione delle misure preventive. Particolare attenzione va posta alla gestione dei lavoratori in regime di autorestrizione idrica per motivi religiosi" precisa Maria Teresa Cella.

 

Cosa deve fare il lavoratore

Nella pratica il lavoratore è tenuto a:

  • Rinfrescarsi di tanto in tanto, bagnandosi con acqua fresca.
  • Bere acqua fresca per prevenire la disidratazione.
  • Mangiare cibi ricchi di sali minerali, come frutta e verdura, e poveri di grassi.
  • Evitare di bere bevande gassate e alcoliche.
  • Non lavorare a torso nudo, ma indossare degli abiti chiari e leggeri.
  • Usare copricapi a falda larga, mentre sono sconsigliati i cappelli con la sola visiera.
  • Riposarsi in zone ombreggiate e fresche, aumentando la frequenza delle pause in caso di affaticamento.
  • Se possibile non lavorare da solo.

 

Indispensabili per i lavoratori sono anche l'informazione e la formazione. "Oltre alla informazione in merito ai risultati della valutazione del rischio, è fondamentale che il lavoratore conosca le misure di prevenzione specifiche per il proprio ruolo e mansione, da adottare in caso di esposizione ad alte temperature; le condizioni di suscettibilità individuali; come proteggersi in caso di avvisi meteo di ondate di calore, l'importanza dell'assunzione di liquidi, l'importanza delle pause; i possibili sintomi e problemi di salute causati dall'esposizione al calore intenso e le procedure da seguire nel caso si manifestino i sintomi" conclude Maria Teresa Cella.

 

Inoltre, particolare attenzione è da riservare alla formazione degli addetti al primo soccorso, con riferimento a tutti quegli aspetti legati alle prime misure di intervento in caso di patologia da calore. Resta il fatto che la prima cosa da fare se un lavoratore si sente male è quella di chiamare il 118.