A Montalcino, uno dei territori di eccellenza del vino al livello mondiale, la metà dei vigneti sono coltivati in maniera biologica.

A dirlo è lo stesso Consorzio del vino Brunello di Montalcino, sulla base dei dati forniti dagli enti certificatori dell'agricoltura biologica e presentati all'evento Benvenuto Brunello 2021 che come ogni anno si è tenuto nei giorni scorsi per presentare le nuove annate di Brunello in commercio.

I numeri parlano di 106 aziende certificate biologiche su 257, che portano a 49,9% la percentuale di superficie vitata coltivata in biologico a Montalcino. Una percentuale che è tre volte più alta della media nazionale degli altri territori del vino e che contribuisce a portare la Toscana al terzo posto per il numero di ettari di vigneto biologici in Italia.

Una tendenza quella del biologico che è totalmente trasversale e coinvolge tutte le tipologie di aziende vitivinicole del territorio, dalle grandi realtà alle aziende familiari, dai nomi storici alle cantine più recenti.

Tanto per citarne alcune, senza far torto alle altre, sono biologiche grandi aziende come Col d'Orcia, San Polo e Collemassari, così come Salicutti, La Serena, Casa Raia, mentre altre ancora oltre alla certificazione biologica hanno intrapreso anche la strada della biodinamica, tanto discussa in questi giorni, come San Polino, Pian dell'Orino o Stella di Campalto.

E il presidente del consorzio Fabrizio Bindocci si dice soddisfatto "per una transizione che si sta rivelando più veloce del previsto" e sottolinea come il biologico abbia anche una importanza economica non indifferente dal momento che la certificazione e il marchio bio sono sempre più apprezzati dai consumatori del vino.

Biologico che a Montalcino si inserisce anche in un contesto territoriale unico, come spiega il presidente Bindocci, dove i vigneti occupano solo il 15% delle aree rurali e si affiancano a seminativi, oliveti, pascoli e soprattutto boschi, che da soli coprono la metà di questo territorio di vino.