A quanti pensano che i pagamenti diretti della Politica agricola comune siano uno strumento obsoleto e che tutela la rendita, senza alcun obbligo per gli agricoltori, il professor Angelo Frascarelli, docente di Economia e politica agroalimentare all'Università di Perugia e uno dei massimi divulgatori della Pac, risponde che "con i pagamenti diretti si riesce ad assicurare la fornitura di beni pubblici, molto più efficace rispetto agli strumenti del Secondo pilastro, legati dallo sviluppo rurale".

L'occasione è il webinar - molto seguito - intitolato "Per una Pac al futuro: tra transizione e cambiamento" e organizzato dall'Accademia dei Georgofili e da Gaia, il Centro di studio sull'organizzazione economica dell'agricoltura e sullo sviluppo rurale dell'Accademia dei Georgofili di Firenze.
 
"I pagamenti diretti - spiega Angelo Frascarelli - colmano in parte il divario tra reddito agricolo e reddito in altri settori economici, sono un'importante rete di sicurezza al reddito, nella misura in cui assicurano l'attività agricola in tutte le regioni dell'Unione europea, dalla Lapponia alla Sicilia, dal Portogallo alla Transilvania". Un'azione vincente ed efficace, non così scontata con gli aiuti dello sviluppo rurale.

La nuova Pac che entrerà in vigore il primo gennaio 2023, conferma i tre strumenti della Pac precedente: i pagamenti diretti, che incidono per il 52% delle risorse totali disponibili, le misure del mercato (8%), lo sviluppo rurale (40%).
 
"La nuova struttura per i pagamenti diretti - prosegue Frascarelli - si articola attraverso due elementi: i pagamenti accoppiati e quelli disaccoppiarti. Più specificatamente, i pagamenti accoppiati prevedono un pagamento di base al reddito per la sostenibilità, che significa cioè che è stata stabilita l'erogazione di un premio per ottenere in cambio la sostenibilità; completano l'articolazione dei pagamenti accoppiati un pagamento complementare al reddito redistributivo per la sostenibilità; un pagamento complementare al reddito per i giovani agricoltori; un pagamento per il clima e l'ambiente".

La nuova architettura verde prevede una nuova condizionalità rafforzata, obbligatoria per gli agricoltori e subordinata al rispetto di normative su clima e ambiente, quattordici pratiche basate su criteri minimi europei (cambiamenti climatici, acqua, suolo, biodiversità, paesaggio) e requisiti della direttiva Nitrati, direttiva quadro Acqua, direttiva Natura 2000.

Una simulazione condotta proprio dal Centro per lo sviluppo agricolo e rurale dell'Università di Perugia diretto dallo stesso Frascarelli, partendo da alcuni dati come: un massimale dei pagamenti diretti in Italia di 3,56 miliardi di euro (con una percentuale destinata al sostegno di base pari al 50%) e una Superficie agricola utile ammissibile (Sau) in Italia di 9,52 milioni di ettari, porta ad ottenere - sempre in simulazione teorica - un pagamento uniforme "Flat rate" di circa 200 euro per ettaro.

Il sostegno di base per la sostenibilità potrà essere erogato secondo tre possibilità, che ogni Stato membro dovrà liberamente adottare: un pagamento annuale uniforme, senza titoli (con i titoli attuali che scadranno il 31 dicembre 2022); un pagamento annuale uniforme differenziato per territorio, ma uniforme per gli agricoltori dello stesso territorio (con i titoli attuali che scadranno sempre il 31 dicembre 2022). Terza opzione: l'attribuzione del sostegno sulla base di titoli all'aiuto, con i titoli attuali che saranno ricalcolati nel 2023.

Oggi, come noto, "l'Italia si basa su un modello di disaccoppiamento con titoli su base storica", ricorda il professor Frascarelli, sistema adottato anche da Austria, Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Olanda, Portogallo, Spagna.
Altri paesi come Danimarca, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Svezia, Malta, Slovenia hanno scelto un modello di disaccoppiamento su base regionale, mentre Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Cipro, Romania, Bulgaria e Croazia si affidano ad un regime di pagamento per superficie parentesi (nazionale).
L'adozione di una futura Pac senza titoli offre, secondo il professor Frascarelli, "diversi vantaggi e opportunità". Fra questi, ad esempio, una maggiore equità nella distribuzione del sostegno, non più legata alle scelte del passato. Per fare un esempio: nel 2020, il 90% degli ex produttori di tabacco e l'80% degli ex bieticoltori percepiscono pagamenti molto elevati, anche se hanno smesso le loro produzioni da quindici anni.

Una Pac senza titoli consente anche una grande semplificazione amministrativa, con l'eliminazione del Registro titoli, l'eliminazione del trasferimento dei titoli e l'abolizione delle imposte sui trasferimenti.
Abbandonare il sistema dei titoli porterebbe altri vantaggi, come una maggiore mobilità della terra in affitto e una maggiore facilità dell'accesso dei giovani in agricoltura. Scomparirebbe anche l'atteggiamento delle imprese alla "caccia ai sussidi".
Si avrebbe anche una maggiore legittimazione sociale della Pac, con un sostegno più trasparente e più direttamente legato agli impegni della condiziolità, così come si avrebbe un maggiore orientamento al mercato delle imprese agricole. Altro vantaggio: l'eliminazione di vertenze giudiziarie tra agricoltori e Agea, proprietari e affittuari, eredi in fase di successione ereditaria.

Allo stesso tempo, non possono essere trascurati eventuali svantaggi e rischi di una Politica agricola comune impostata senza i titoli. Si dovrebbe, infatti, fare i conti con forti pressioni contrarie da parte dei grandi beneficiari dei pagamenti diretti. Gli agricoltori con titoli di valore elevato subirebbero importanti variazioni dei redditi.
Vi sarebbero anche rischi di disattivazione di alcuni settori strategici, a causa della riduzione del sostegno, come il latte, il tabacco, la carne bovina e l'olivo.
Il legislatore dovrà tenere conto dei pro e contro per la Pac del futuro.