Il valore della terra

Dopo quattro anni di continui aumenti il prezzo della terra ha segnato nel 2019 una battuta d’arresto.
Lo confermano le rilevazioni del Crea PB riportati il 18 gennaio da “Il Resto del Carlino”, con la firma di Lorenzo Frassoldati.
Sono il Veneto (-2,8%) e il Friuli Venezia Giulia (-4,5%), precisa l’articolo, che registrano i cali più sensibili, seguiti da Lombardia, Emilia Romagna, Molise e Sardegna.

Il calo delle quotazioni del terreno trova motivazione nella scarsa redditività dei seminativi.
I primi dati relativi al 2020 indicano movimenti al ribasso più marcati nel Mezzogiorno rispetto al Nord.
Di questa caduta del valore dei terreni è in parte responsabile l’emergenza sanitaria, come dimostrano le difficoltà generate dal blocco dei commerci per le aziende floricole e viticole.

La flessione del valore dei campi può essere una delle motivazioni alla base della crescita delle attività creditizie finalizzate all’acquisto della terra.
Il top delle quotazioni, conclude l’articolo, si trova per vigneti e frutteti (meleti in particolare) delle aree più pregiate.
Nella Bassa Langa di Alba, dove si produce il Barolo Docg, si arriva a cifre vertiginose per un ettaro di vigneto, con punte di 1,5 milioni di euro.
Per scendere a prezzi già abbordabili, si fa per dire, bisogna andare nell’area del Prosecco Docg, dove ci si “accontenta” di mezzo milione ad ettaro.
 

Pioggia, neve e gelo

Difficoltà nell’approvvigionamento dei mangimi per gli animali, stalle prive di acqua per la rottura delle condutture, le colture invernali, come cavoli, broccoli e verze, bruciate dal gelo.
E’ la situazione descritta dal “Quotidiano del Sud” il 19 gennaio dopo l’ondata di maltempo che ha investito la Puglia e in particolare le aree delle province di Foggia, Taranto, Bari e Brindisi.
Con gli agricoltori e i loro mezzi mobilitati per sgombrare le strade dalla neve o con gli spandiconcime trasformati in spargisale.

Dopo l’emergenza delle nevicate, ora preoccupano le conseguenze delle gelate.
Si salvano ovviamente le colture protette, che tuttavia devono fare i conti, conclude l’articolo, con l’impennata dei costi per il riscaldamento delle serre.
 

Il Consorzio che non ti aspetti

In questi giorni molti quotidiani hanno ospitato pagine intere di pubblicità dedicate ai Consorzi Agrari d’Italia (Cai), progetto particolarmente caro a Coldiretti che lo sostiene con forza.
Negli stessi giorni (casualmente) si sono moltiplicati anche gli articoli che raccontano progetti, programmi e speranze che animano questa iniziativa, certamente coraggiosa.

Fra le numerose interviste ricordo quella raccolta con Federico Vecchioni da Michelangelo Borrillo per il “Corriere della Sera” del 20 gennaio. Amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi (la società agricola) e di BF (la holding quotata), dalla scorsa estate Vecchioni è anche consigliere di Cai.
Al momento al nuovo progetto si sono aggregati il Consorzio agrario dell’Emilia, dell’Adriatico, del Tirreno e del Centro-Sud. Ora si aspetta l’allargamento ad altre importanti realtà come il Consorzio agrario Terrepadane e quello del Nordest.
Quali siano i progetti di Cai lo spiega Vecchioni affermando che si “punta a rafforzare la rete al servizio degli agricoltori.”
Agricoltori che devono essere sempre più protagonisti della filiera grazie anche alle innovazioni della digital farm e della blockchain. “Nei prossimi cinque anni - afferma Vecchioni - il lavoro in agricoltura e nella filiera alimentare può crescere a due cifre, dal 15 al 25%, dagli attuali 800-900 mila addetti.

E si continua con le interviste anche nei giorni seguenti, come ad esempio “Libero” del 24 gennaio, che sullo stesso argomento intervista il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
Ma le voci critiche sul progetto, relative ad aspetti che attendono di essere chiariti, non trovano posto sulla carta stampata e si fermano ad alcuni, pochi, commenti sul web.
 

Ciao Peronospora

Purtroppo si continua a guardare con inutile sospetto le nuove tecnologie applicate alla genetica, come nel caso del genome editing per il quale la commissione Agricoltura del Senato ha espresso parere negativo alla sperimentazione in campo.
Non per questo la ricerca si ferma, ma impiega decenni per raggiungere risultati che sarebbero a portata di mano in breve tempo. Così ci sono voluti 12 anni di sperimentazioni seguendo un programma di miglioramento genetico tradizionale per ottenere viti resistenti ai funghi della peronospora e dell’oidio.

L’impresa è stata portata a termine dai ricercatori della Fondazione Mach di San Michele all’Adige, nei pressi di Trento.
Ne dà conferma “Il Sole 24 Ore” del 21 gennaio, commentando l’assaggio delle prime bottiglie ottenute da queste viti che non hanno bisogno di difendersi da questi patogeni.
Peccato, conclude l’articolo, che la forbice molecolare Crispr, recentemente premiata con il Nobel, che consente di modificare il patrimonio genetico di un essere vivente senza però aggiungere frammenti di Dna estranei, sia ancora equiparata agli Ogm anche dalle autorità europee.
 

La cimice ha i giorni contati

Buone notizie per la lotta alla cimice asiatica. Le riporta “Il Resto del Carlino” del 22 gennaio con i primi esiti del piano di contrasto biologico attuato in Emilia Romagna utilizzando la vespa samurai.
La Regione, sulla base di queste positive risultanze, ora auspica il via libera da parte del ministero dell’Ambiente alla prosecuzione anche per quest’anno.

L’articolo continua ricordando che nel 2020 sono stati liberati sul territorio circa 66mila vespe samurai.
L’avvio del piano è avvenuto nel giugno dello scorso anno con il lancio dei primi 110 esemplari in un’azienda del modenese.
A questo primo lancio ne sono seguiti altri 300 puntando in particolare ai siti dove la cimice è solita deporre le sue uova.
Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, parla di un risultato molto importante, visto che l’obiettivo del primo anno di lotta era quello di consentire alla vespa samurai di insediarsi nel territorio nel tempo più rapido possibile.
 

Siamo leader europei

A dispetto della minore produzione registrata lo scorso anno, l’agricoltura italiana si conferma al primo posto in Europa, davanti a Francia e Spagna. Lo confermano i dati Istat riportati da “Il Sole 24 Ore” del 23 gennaio.
Secondo le stime preliminari, il valore della produzione ha raggiunto i 31,3 miliardi di euro, contro i 30,2 della Francia e il 29,3 della Spagna, rispettivamente al secondo e al terzo posto in questa graduatoria delle produzioni agricole della Ue.

Il primo posto dell’Italia sconta tuttavia anche numeri negativi, come il calo della produzione, scesa del 3,3% in volume, poi la riduzione degli occupati, diminuiti del 2,4% e la perdita del 4,8% dei redditi.
Fra le produzioni più penalizzate, conclude l’articolo, si incontrano quella dell’olio con un calo del 18%, poi le coltivazioni industriali con un meno 2,3% e infine il vino, sceso dell’1,9%.
Unico settore in aumento è quello zootecnico, dove la crescita della produzione avviene però a fronte di una riduzione del numero di capi allevato.
 

Macchine indietro tutta

L’impennata delle vendite fra novembre e dicembre dello scorso anno ha ridato un po’ di ossigeno al settore delle macchine agricole, che in marzo e aprile aveva segnato invece un crollo verticale.
I numeri restano tuttavia negativi, come le trattrici che registrano una flessione delle immatricolazioni per 18mila unità.
Sono queste le principali evidenze dei dati diffusi da FederUnacoma, riportati in sintesi sulle pagine de “Il Resto del Carlino” del 24 gennaio.
Fra i segmenti in sofferenza anche le mietitrebbiatrici con un meno 2,6%. Più forte, meno 12,6%, la flessione nell’immatricolazione dei rimorchi.

Questi i dati medi, ma la situazione è assai diversificata se si prendono in esame le singole regioni. Così si scopre che l’Emilia Romagna detiene il primato negativo dell’immatricolazione delle trattrici, con un meno 34,3%.
Il Piemonte, al contrario, fa registrare un dato positivo, con un aumento che sfiora il 25%.

Il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti, lamenta l’aggravarsi di una situazione che vede da molti anni una minore richiesta di trattrici e mezzi meccanici nuovi a vantaggio dell’usato, che però non offre garanzie di efficienza e compatibilità ambientale.
L’incremento delle immatricolazioni a fine 2020, conclude l’analisi di FederUnacoma, potrebbe anticipare una fase di ripresa anche in virtù del rinnovo del credito d’imposta per il 2021.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d’Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all’articolo recensito.

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