A quattro anni dall'accordo di Parigi e dall'adozione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) nessun paese del Mediterraneo è sul sentiero giusto per il raggiungimento di adeguati livelli di sostenibilità. Nel suo percorso verso i 17 obiettivi dell'Agenda 2030, la regione del Mediterraneo si posiziona globalmente alla quarantanovesima posizione nel ranking mondiale con un indice complessivo di 71.6, l'Italia alla trentesima.

È quanto emerge dal Rapporto sullo sviluppo sostenibile 2019 - Mediterranean countries edition presentato al "Terzo summit sulla sostenibilità - Sud Europa e Mediterraneo" (il 16 e il 17 ottobre), ad Atene organizzato da The Economist.
Il report, frutto del lavoro congiunto del Sustainable development solutions network (Sdsn) e del Sustainable development solutions network for the Mediterranean area (Sdsn Med) che ha sede al Santa Chiara Lab dell'Università di Siena, analizza il livello di avanzamento verso gli Sdgs per 23 paesi del Sud Europa e del bacino Mediterraneo con l'obiettivo di facilitare la lettura e l'interpretazione dell'indice Sdg raggiunto dai paesi esaminati. Lo scopo è favorire l'attuazione di strategie e azioni comuni di trasformazione che possano concretamente portare ad uno sviluppo sostenibile della regione.

L'edizione Mediterranea è una rassegna sintetica e complementare della quarta edizione del Rapporto sullo sviluppo sostenibile 2019 realizzata da Sustainable development solutions network (Sdsn) e Bertelsmann Stiftung (giugno 2019): primo studio a livello mondiale che valuta la posizione di ciascuno dei 193 Stati membri dell'Onu rispetto al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) a partire da oltre 100 indicatori statistici. L'edizione del Report dedicata ai 23 paesi del Mediterraneo evidenzia deboli progressi nel perseguimento di ciascun goal, soprattutto in riferimento ad alcune specifiche tematiche: ottimi risultati si registrano per quanto riguarda il goal 1a indicare un positivo avanzamento verso la fine della povertà e i goal 3 e 4 che segnalano miglioramenti netti sulle condizioni di salute e benessere delle popolazioni e sulla formazione e istruzione di qualità. Al contrario, si registrano risultati negativi sugli Sdgs 2 (fame zero), 5 (parità di genere), 9 (imprese, innovazione e Infrastrutture) e 14 (vita sott'acqua).

Di fronte allo scenario delineato dall'analisi, gli esperti indicano alcune raccomandazioni e richieste di azioni concrete tra cui:
Migliorare in maniera netta le politiche volte a diffondere pratiche agricole più sostenibili e campagne di sensibilizzazione per promuovere diete più salutari, ad esempio in linea con la tradizionale dieta mediterranea:
  • promuovere azioni per sostenere e migliorare l'integrazione delle donne a tutti i livelli della società;
  • incrementare investimenti pubblici e privati destinati alla ricerca e all'innovazione orientate agli Sdg;
  • dare priorità alla conservazione della biodiversità di fiumi e mari minacciata dall'impatto dell'uomo;

Per facilitare l'interazione tra approccio scientifico e politiche, gli esperti lanciano anche una proposta operativa: la creazione di centri di eccellenza con il compito di monitorare gli Sdgs e diffondere soluzioni e buone pratiche con l'obiettivo di orientare le politiche sui goal e valutarne gli effetti.
La proposta nasce dalle 6 trasformazioni delineate nel Rapporto sullo sviluppo sostenibile 2019 (UN Sdsn) e applicate anche all'analisi del Mediterraneo, che mostrano l'implementazione degli Sdgs in termini di sei grandi trasformazioni ognuna delle quali contribuisce a promuovere e orientare strategie e azioni di cooperazione verso l'attuazione dei diversi obiettivi di sviluppo sostenibile: "Sustainable food, land, water and oceans"; "Energy decarbonisation and sustainable industry"; "Sustainable cities and communities", "Health, wellbeing and demography", "Education, gender and inequality", "Harnessing the digital revolution for sustainable development".

Per ognuna delle sei trasformazioni sarà individuato un centro di eccellenza con il compito di monitorare i progressi dei singoli paesi e raccogliere informazioni utili per selezionare e diffondere le soluzioni più efficaci e le buone pratiche replicabili nella regione Mediterranea.

Per l'Italia, il centro Santa Chiara Lab dell'Università di Siena sarà l'ente di riferimento attivo nella promozione e attuazione della trasformazione verso sistemi agroalimentari sostenibili e conservazione della biodiversità; il Centro di Ricerca e Innovazione Athena (Sdsn-Grecia) sarà il riferimento per "Energy decarbonisation and sustainable industry""; The Cyprus institute (Sdsn-Cipro) per "Sustainable cities and communities". Altri gruppi di esperti saranno identificati per gestire e promuovere azioni per le altre 3 trasformazioni: "Health, wellbeing and demography", "Education, gender and inequality", "Harnessing the digital revolution for sustainable development".

Scarica il report sui 23 paesi del Mediterraneo e il report riferito ai 123 paesi membri Onu