Il Philaenus spumarius, meglio noto come cicalina sputacchina, resta il principale vettore del batterio che ha colpito le aree olivetate del Salento, e il ritrovamento delle due nuove specie di potenziale vettore della Xylella, avvenuto nel Salento e nella provincia di Bari, non sembra cambiare di molto il quadro della situazione, soprattutto delle azioni di lotta alla diffusione del batterio. Anche se si erano diffuse nei giorni scorsi notizie imprecise e che potevano far pensare diversamente.
AgroNotizie, per saperne di più, ha posto alcuni quesiti alla ricercatrice Enza Dongiovanni, dell'Istituto "Basile-Caramia" di Locorotondo (Bari), che sta sviluppando le ricerche sugli insetti vettori del batterio e che è parte del team di ricercatori che da anni si occupano dell'epidemia e di cui fanno parte Maria Saponari e Vincenzo Cavalieri dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari.
Dottoressa Dongiovanni, si è già scritto di questi due nuovi vettori. Risponde a verità che Neophilaenus campestris e Philaenus italosignus possono aver avuto un ruolo non di primo piano nella diffusione di Xylella in olivo, per via della loro scarsa diffusione nelle aree olivetate del Salento?
"Riguardo a Philaenus italosignus, a seguito dei numerosi monitoraggi effettuati in oliveti salentini, questa specie non è stata mai rinvenuta; al contrario individui adulti di questo insetto sono stati rilevati in oliveti baresi e principalmente a Nord di Bari, in prevalenza in aree prossime ad ambienti rocciosi ed incolti, o ai margini di oliveti dove si sviluppano gli 'asfodeli', pianta su cui questa specie depone le uova e su cui si sviluppano le forme giovanili.
Pertanto, sulla base dei monitoraggi nell'area delimitata infetta, questo insetto non è stato trovato, e come conseguenza non ci sono quindi dati per metterlo in relazione alla diffusione delle infezioni di Xylella.
Riguardo a Neophilaenus campestris, non si può escludere che possa avere avuto un ruolo nella diffusione della malattia, ma sicuramente non un ruolo predominante in quanto la popolazione di questo insetto è mediamente inferiore di 1/3 a quella del Philaenus spumarius, sebbene ci sono delle nicchie di oliveti in cui la popolazione di Neophilaenus campestris, sia su chioma di olivo che su vegetazione sottostante, risulta prevalente rispetto a quella della cicalina sputacchina. Occorrono in ogni caso ulteriori valutazioni per comprendere le essenze vegetali preferite da questo insetto".
Risponde altresì a verità che Neophilaenus campestris potrebbe essere pericoloso per le graminacee? E se la risposta è si, le chiedo: sono in corso sperimentazioni su grano duro e altre graminacee utilizzate in agricoltura?
"Quello che è noto in letteratura, confermato anche dai monitoraggi di questi ultimi anni nella nostra regione, è che le forme giovanili di questo insetto prediligono specie della famiglia delle graminacee. Ciò però non significa che Neophilaenus campestris è dannoso per le graminacee in termini di danni diretti o indiretti - trasmissione di Xylella - per intenderci; piuttosto indica che laddove nella vegetazione vi sia prevalenza di graminacee, la popolazione di questo insetto può risultare più abbondante rispetto a situazioni in cui le graminacee non sono prevalenti".
E' stato scritto che le due nuove specie di insetti potenziali vettori potrebbero avere un ciclo di vita più veloce rispetto alla sputacchina. Il che suggerirebbe di modificare l'obbligo di lavorare i terreni entro il 30 aprile, come prescrive ora la normativa per la lotta alla Xylella, anticipando la scadenza a metà aprile per evitare una nuova ondata di contagio. Se pure a livello di ipotesi, questa affermazione ha basi scientifiche?
"Riguardo al Neophilaenus campestris, da osservazioni condotte in tre anni di attività, nell'areale salentino sembrerebbe avere un ciclo perfettamente sovrapponibile al Philaenus spumarius, quindi non si dovrebbero modificare gli interventi.
Mentre riguardo a Philaenus italosignus, da osservazioni preliminari sembrerebbe che il ciclo biologico sia leggermente più anticipato rispetto a quello del Philaenus spumarius, ma le osservazioni sono state limitate ed occasionali ed occorrono ulteriori approfondimenti.
In ogni caso è utile sottolineare che, ai fini di un efficace intervento di controllo delle forme giovanili, occorre monitorare lo stadio di sviluppo della popolazione degli stadi giovanili (ninfe), in quanto lo sviluppo è strettamente influenzato dalle condizioni pedoclimatiche dall'areale. E pertanto possono essere in anticipo o in ritardo a seconda che ci si trovi in una provincia o in un'altra, nonchè variare da un'annata all'altra a seconda dell'andamento climatico.
Gli interventi più efficaci sono quelli effettuati in corrispondenza del 4°-5° stadio di sviluppo delle ninfe".
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