Si è tenuto nella mattinata venerdì 26 febbraio, presso il Podere del Nespoli, sulle colline forlivesi, il convegno “Mercato interno del vino: quali le prospettive del 2016?”, organizzato da Unione italiana vini, a margine del Consiglio nazionale dell’associazione, in collaborazione con Foragri, con l’obiettivo di fornire una panoramica complessiva delle prospettive del comparto vitivinicolo per il 2016.

Dobbiamo fare più sistema con tutti i soggetti del territorio – ha sottolineato il presidente dell’Unione italiana vini Domenico Zoninaziende, ristoranti, enoteche, sommelier, distribuzione organizzata, per condividere e promuovere un processo culturale univoco, che premi sia il mondo del vino sia i consumatori.
Il consumo di vino al ristorante nei prossimi due anni è stimato possa crescere di oltre l’8% con una predilezione verso i vini locali o regionali (94,5% degli intervistati), a suffragare il concetto dell’importanza del territorio, e con una forte tendenza a consumare vini al bicchiere, indice del fatto che la modalità di consumo è cambiata e che dobbiamo muoverci per trovare le formule opportune per essere al passo col tempo. La cultura della qualità e del territorio, anche per la distribuzione moderna, saranno il focus su cui concentrare gli sforzi nei prossimi anni
”.

La reputazione dei nostri prodotti si fa qui sul territorio – ha spiegato Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna – Sono la qualità prodotta, il luogo di produzione, la relazione con la gente, che ti fanno riconoscere. La nostra gastronomia sta ottenendo risultati straordinari, costruendo attenzione sui nostri prodotti e trainando il turismo. Dovrà però sempre più unita al mondo del vino, dovranno viaggiare insieme per portare soddisfazione maggiore per tutti. Il lavoro sulla qualità va spiegato e serve attenzione complessiva affinchè non diventi fuori portata per i consumatori. Serve equilibrio e la ristorazione in questo è molto importante. Si deve ragionare, in sintesi, in termini di sistema”.

La qualità non basta più per essere competitivi – ha concluso Zonin – ma deve essere supportata da un processo di crescita culturale da parte sia delle aziende sia del consumatore. Il territorio e la tradizione sono fattori prioritari per raccontare il nostro vino e sempre più dobbiamo imparare a insistervi per far capire la complessità e l’unicità che siamo capaci di esprimere attraverso i nostri prodotti. Aiuteremo così anche il consumatore a recepire il vino non come semplice bevanda ma come il prodotto finale di un sistema responsabile, appassionato e ricco di professionalità. Questo farà la differenza per crescere in primis sul mercato interno e poi sul mercato estero, grazie a una migliorata percezione che deriverà proprio da questa nuova cultura”.