"Ci auguriamo che al termine della procedura stabilita dai regolamenti comunitari l'Igp sia registrata dalla Commissione europea– ha commentato l’
assessore dell'Emilia-Romagna all’Agricoltura Tiberio Rabboni - è comunque motivo di soddisfazione avere raggiunto un risultato che pochi anni fa appariva compromesso".
Dopo la presentazione delle prime istanze di registrazione, la procedura era stata infatti sospesa a causa della difficoltà di rendere compatibili in un disciplinare unico i due diversi metodi di presentazione della piadina romagnola, che nel riminese è più sottile, larga e flessibile rispetto alle altre province. Riavviato l’iter di riconoscimento, altre discussioni hanno riguardato l’opportunità o meno di utilizzare i conservanti, di differenziare tramite marchi o diciture la piadina confezionata da quella di pronto consumo, di prevedere ingredienti aggiuntivi oltre a quelli di base.
"Credo che l’Igp della Piadina romagnola - ha aggiunto l’assessore - sia un’ottima occasione per riconoscere spazio sui mercati alle imprese che realizzano piadina romagnola per la grande distribuzione e ai produttori dei chioschi che fanno conoscere la piadina romagnola ai turisti che frequentano il territorio".
Il disciplinare di protezione transitoria differenzia le tipologie di piadina romagnola e prevede un’etichettatura specifica per quella alla riminese e per quella ottenuta con lavorazione manuale tradizionale. Gli ingredienti sono farina, acqua, sale, grassi, lievito, e non è consentito l’uso di conservanti, aromi e altri additivi. L’area di produzione corrisponde al territorio delle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e, in parte, di Bologna.