Il prezzo del mais è in caduta libera.
Nella seduta del 17 settembre scorso presso la Borsa Merci della Camera di Commercio di Treviso, il mais secco ha chiuso con un minimo di 133 euro la tonnellata. E considerando che la stagione della raccolta è appena iniziata, potrebbe non essere ancora finita. Lo scorso inverno il mais aveva toccato punte anche di 25 euro al quintale ed i media si affrettarono a sostenere che le cause di detto aumento fossero da imputare principalmente ad un consistente aumento dei consumi da parte dei Paesi emergenti. La Ue così decise in tutta fretta di liberalizzare i terreni a riposo e di abolire i dazi all'importazione.
Oggi l'agricoltura più debole si trova di fronte ad un grosso problema di ricavi. E le cause sono da ricercare solo in parte nell'aumento delle superfici e delle produzioni. La produzione mondiale di mais, ad esempio, è stabile e quindi non giustifica una tale riduzione, come pure la domanda a livello globale è sostanzialmente immutata. Quindi emerge in tutta chiarezza che i prezzi dei cereali sono stati sottoposti a forti pressioni speculative da parte di chi con l'agricoltura ha poco a che fare.
Allarma inoltre l'aumento esponenziale dei costi di produzione, i mezzi tecnici in particolar modo, che se non andranno ad un ridimensionamento metteranno a rischio addirittura la convenienza ad effettuare le prossime semine.
Nel corso del 2008 i fitofarmaci hanno registrato aumenti superiori al 4%. Nell'ultimo anno il gasolio è aumentato di oltre il 40% (anche se in questi giorni registra una leggera tendenza alla diminuzione). Per non parlare dei fertilizzanti: qui si lamenta un aumento medio del 52%, con punte superiori come ad esempio il fosfato biammonico passato dai 31 euro al quintale del giugno 2007, ai 56 di giugno 2008 ai 100 attuali, o i perfosfati con una progressione nello stesso periodo di 24, 42, 85 euro.
Le imprese agricole sono quindi di nuovo in affanno, probabilmente più di due anni fa quando le agroenergie erano di moda. Da parte nostra non ci stancheremo mai di sostenere l'importanza di diversificare le produzioni, tenendo comunque conto che le quotazioni dei cereali potranno riprendere fiato solo se ne aumenteranno i consumi o se ne diminuiranno le rese. Scartando la seconda ipotesi che non va nel nostro interesse a noi pare evidente che le agroenergie possono svolgere un ruolo importante.