L'obiettivo è quello di contrastare il drastico calo dei consumi di latte fresco registrato in Italia negli ultimi cinque anni, meno il 25% dal 2010, porre un freno alla riduzione massiccia degli allevamenti bovini da latte, in particolare nella regione.
Accanto a questo è partita anche una campagna informativa per richiamare l'attenzione sull'importanza del latte nella dieta alimentare, sulle sue caratteristiche peculiari e sugli elementi distintivi che fanno del latte laziale un prodotto di elevata qualità grazie alla tipologia di allevamento, alla qualità degli alimenti somministrati al bestiame e alle caratteristiche dei territori da cui proviene.
L'accordo di filiera, siglato con il patrocinio della Regione Lazio, è stato sottoscritto a Roma da quattro dei più importanti stabilimenti di trasformazione laziali (la Centrale del latte di Roma, la Fattoria latte sano, la Ipa latte di Nepi, e la Centrale del latte di Rieti), dalle principali cooperative di raccolta latte in rappresentanza di 450 aziende agricole e dalle maggiori organizzazioni professionali agricole regionali (Cia, Coldiretti, Confagricoltura) e da Unindustria Lazio, in qualità di soggetto promotore.
Un insieme di soggetti imprenditoriali che nel complesso rappresentano circa il 60% del latte bovino del Lazio, con una produzione di 180 milioni di litri all'anno e 50mila capi allevati.
Un'iniziativa che tiene insieme i trasformatori e i produttori del latte, al fianco delle istituzioni, come ha commentato Micaela Pallini, presidente della Sezione alimentare di Unindustria.
Un accordo, secondo Unindustria, che rappresenta un cambiamento di approccio fondamentale, la rinuncia a sterili personalismi, a favore di un interesse reale di filiera.
Il Lazio infatti è il quarto produttore industriale di latte del paese e rappresenta oltre il 10% del mercato del latte fresco nazionale, "una risorsa per l'intera economia regionale che non può non essere tutelata" ha commentato la Pallini.
"Tutelare il latte significa salvare un settore fondamentale per la nostra economia agroalimentare" ha confermato Carlo Hausmann, assessore regionale all'Agricoltura
"Obiettivo fondamentale dell'accordo è quello di riconquistare spazio di mercato - ha continuato l'assessore - ma per far questo occorre riappassionare il consumatore al latte provando a comunicare alcuni elementi fondamentali".
Per Antonio Rosati, amministratore unico di Arsial intervenuto alla presentazione dell'accordo, il progetto filiera del latte del Lazio è una buona iniziativa che nasce da una felice intuizione dell'assessore Hausmann.
"Oggi - ha commentato Rosati - la grande sfida è l'alleanza tra produttori, perché nel mercato globale bisogna fare in modo che l'economia regionale, e poi quella italiana, partano dalle proprie radici".
Tutto questo, secondo l'amministratore di Arsial, presuppone prima di tutto la difesa delle stalle e delle aziende agricole, ma l'avere anche il punto di vista degli industriali rappresenta una novità assoluta e un esempio da seguire in altri settori per rilanciare l'economia e aumentare l'occupazione.
Il progetto, come detto, prevede una campagna di comunicazione che coprirà l'intera regione, supportata dal lancio di un apposito sito web.
E per questo è importante raccontare il prodotto, le storie di chi produce, il suo gusto, il suo territorio e il modo di produrre.
La campagna sarà portata nelle scuole per coinvolgere i ragazzi e si rivolgerà anche alle famiglie con l'obiettivo di far capire che il latte è un alimento complesso e importante.
E così, a margine dell'incontro finalizzato alla sottoscrizione dell'accordo di filiera, si è svolta presso la sede della Regione Lazio anche una conferenza scientifico-divulgativa dedicata ad illustrare le principali caratteristiche del latte come alimento.
Una iniziativa per mettere chiarezza a proposito di allergie e intolleranze al latte e ai latticini, spesso comunicate in maniera distorta negli ultimi anni.
Tra gli interventi, quelli di Arne Astrup, dell'Università di Copenaghen, di Antonio Migliaccio, presidente Sisa - Società italiana scienza dell'alimentazione e di Ferdinando Aiuti, docente emerito di Allergologia e immunologia clinica.
Ora resta da portare avanti il lavoro e attendere i risultati.
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Fonte: Arsial