E' il messaggio che Angelo Rossi lancia ai produttori riuniti nei giorni scorsi a Ghisalba (Bg), in una serata dedicata al latte e al futuro del Distretto agricolo della Bassa Bergamasca, proiettato a offrire ai consumatori un nuovo prodotto: un Taleggio made in Dabb, per valorizzare al massimo la distintività del formaggio, in simbiosi con un territorio all'interno della Dop.
Il prezzo del latte è in aumento e segnali rassicuranti arrivano anche dall'altra parte del mondo. Sia in Australia che in Nuova Zelanda le produzioni sono in diminuzione e questo potrebbe contribuire a mantenere un valore della materia prima favorevole. Lo si evince anche dai payout di due colossi come Synlait e Fonterra, che hanno da pochi giorni rivisto al rialzo le proprie stime, raggiungendo 6 dollari neozelandesi per chilogrammi di milk solids, circa 4 euro/chilogrammo al cambio attuale.
Eppure, anche nell'emisfero Sud guardano con attenzione alla mossa dell'Unione europea di aprire una procedura d'asta per l'acquisto di polvere di latte scremato attualmente soggetta ad intervento. Le offerte potranno essere presentate alle autorità nazionali entro il 13 dicembre e la quantità in vendita, spiega la Commissione europea, "è limitata" e corrisponde ad appena il 6% delle 355mila tonnellate di polvere di latte scremato immagazzinate da settembre 2014 per toglierle dal mercato.
La decisione fa seguito agli "incoraggianti segnali di ripresa" registrati sul mercato europeo del latte, dove il prezzo medio pagato ai produttori negli ultimi tre mesi è aumentato del 10%.
Una domanda è legittima: dopo aver approvato un Pacchetto latte supplementare da 500 milioni di euro lo scorso luglio, del quale peraltro lo stesso Angelo Rossi contesta in parte l'efficacia, per il fatto che le produzioni erano già in fase di diminuzione, finalizzato a ridurre le produzioni, non è forse prematuro immettere polvere di latte sul mercato? Ancorché "liberata" su mercati esteri come potrebbero essere i paesi in via di sviluppo, non potrebbe causare un rallentamento della risalita dei prezzi del latte? In effetti, sembra proprio così, a vedere i listini più recenti.
Il latte crudo spot, ad esempio, sulla piazza di Verona è stato quotato lo scorso 28 novembre 43,75 euro/100 chilogrammi, con una flessione dello 0,57% rispetto alla settimana precedente. Una frenata figlia forse di più fattori, ma senza dubbio l'interrogativo principe rimane questo: quanto ha inciso l'apertura del bando europeo per l'assegnazione delle polveri di latte?
Parere strettamente personale: non poco. Il mercato è sulla corsia sinistra dell'autostrada e non gradisce in questa fase ostacoli, che ne rallentano la corsa dopo diversi mesi di grande sofferenza.
"Tutti questi elementi vanno individuati, capiti, studiati - ha affermato Angelo Rossi alla numerosa platea di allevatori presente -. Per questo Clal si candida a svolgere attività di formazione. Più che mai, oggi, è indispensabile comprendere le dinamiche presenti e future, capire i retroscena e agire con rapidità per non subire passivamente gli effetti del mercato e degli agenti esterni".
Certo, in questa fase la regola aurea da applicare, alla luce anche di una conquista di tre punti percentuali dell'export comunitario dalla fine delle quote, è impostata sulla prudente cautela, sull'equilibrio fragile tra domanda e offerta.
"In queste fasi più che mai serve un tavolo tra produzione, trasformazione e consumatori, per capire le tendenze, le esigenze anche di chi acquista". E chi parla aveva già vaticinato con largo anticipo una ripresa dei listini a partire da giugno, a patto che si fosse contenuta la produzione.
Come ieri, anche oggi viviamo pur sempre una fase di difficoltà in chiave di redditi e capacità di spesa e le fasce deboli aumentano. "Loro privilegeranno i minori costi, talvolta, se necessario, anche a discapito di una qualità conclamata come potrebbe essere quella delle grandi Dop", ha riconosciuto Rossi.
La Cina ha ripreso vitalità. A vedere le analisi di Clal.it, le importazioni della Cina nel mese di ottobre 2016 confrontate con ottobre 2015 sono aumentate in volume relativamente a latte confezionato (+24,6%), formaggi (+39,1%), latte per l'infanzia (+31,3%), Smp (+14%), polvere di siero (+9%), mentre sono diminuite quelle di crema di latte (-7,2%), Wmp (-10,7%), burro (-18,7 per cento).
I prezzi unitari delle importazioni di Pechino, tuttavia, hanno seguito altre rotte. E nel confronto tendenziale ottobre 2016 sullo stesso mese dell'anno precedente, i valori sono aumentati relativamente a crema di latte (+51,1%) e burro (+11,3%), mentre hanno registrato il segno negativo il latte confezionato (-5,6%), formaggi (-1,4%), Wmp (-2,1%), latte per l'infanzia (-2,6%), polvere di siero (-3,7%), Smp (-14,8 per cento).
Un mercato significativo quello della Repubblica popolare cinese, in cui però la concorrenza è agguerrita, soprattutto dall'Oceania, facilitata dalle minori distanze geografiche.
Questione nitrati (e fosfati?). Gli allevatori rifuggono dall'argomento, da molti anni ormai vera spada di Damocle sulla testa dei produttori.
Il tema dei nitrati, in verità mai sopito, potrebbe vivere una nuova stagione di lotta agli allevamenti, visti erroneamente come inquinatori, complice un fenomeno di integralismo ambientalista.
La Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro la Germania proprio sul tema del carico di azoto nelle campagne e in Olanda si parla di circa 160mila capi da abbattere per contenere il carico dei fosfati. Se davvero dovesse passare nei Paesi Bassi la linea anti-fosfati, vera novità della quale si parla invero da alcuni anni, il rischio che si accendano i riflettori su un nuovo divieto per gli allevatori è quanto mai concreto, tenuto conto della capacità di influenza che ha l'Olanda in Unione europea.
Il biologico? Complesso, ma è un'opportunità. Nella serata di Ghisalba, ha inquadrato il tema del biologico Sergio Benedetti di Bioqualità.
Grande interesse, per dare risposte a consumi in aumento, per spingere sul benessere animale come elemento vantaggioso per essere retribuito (un marchio specifico sarà presentato alla Green week di Berlino a fine gennaio dal ministro tedesco Christian Schmidt), ma anche i timori legittimi di chi ha preso coscienza di un coacervo di leggi, regolamenti, prescrizioni e burocrazia decisamente pressanti.