Con un’inaspettata soluzione di “ingegneria parlamentare”, il decreto quote latte, ormai finito su un binario morto che ne rendeva improbabile la conversione in legge, è stato salvato grazie alla sua inclusione nel decreto legge anti-crisi e approvato con il ricorso alla fiducia.
Un'abile manovra che ha salvato “capra e cavoli”, perché sul tema delle quote si stava concentrando una vicenda politica di più ampia portata, che avrebbe potuto destare qualche preoccupazione anche per i rapporti interni alla maggioranza di Governo.
Ferma critica delle Opposizioni, sia per il metodo sia per i contenuti, ma la soluzione ha raccolto invece il favore, pur con varie modulazioni, delle organizzazioni professionali e anche di Confagricoltura e di Cia che si erano mobilitate contro la prima formulazione del decreto.

Il testo ora approvato ricalca nelle sue linee fondamentali la formulazione del decreto legge con gli emendamenti approvati nel passaggio al Senato, Punto centrale è l'obbligo, come era stato inserito nel primo passaggio al Senato, della “rinuncia a ogni azione giudiziaria eventualmente pendente dinanzi agli organi giurisdizionali amministrativi e ordinari”, che era stata richiesta a gran voce e in modo trasversale. Ora si tratta di capire se questa “rinuncia” si applica anche ai procedimenti in corso. La differenza non è da poco, perché, come anticipato  anche da Agronotizie, nel primo caso tutti gli allevatori in attesa di una soluzione giudiziaria (e sono oltre un migliaio) potrebbero ottenere l'aumento delle quote pur senza avere l'obbligo di pagare le multe pregresse. Il punto 1 dell'articolo 8 quinquies dice infatti: “L'Agea, entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, intima a ciascun debitore il versamento delle somme che risultino esigibili. Sono da considerare esigibili anche le imputazioni di prelievo non sospese in sede giurisdizionale.” Sembrerebbero dunque esclusi gli allevatori che hanno ottenuto una sospensiva.

 

I dettagli del provvedimento

Per chi invece è tenuto a pagare le multe è confermata la rateizzazione, che come tiene a sottolineare il ministro Zaia, è a titolo oneroso e oscilla, seguendo vari parametri, intorno al 6%, con una durata che varia dai 13 anni (per i debiti fino a 100mila euro) ai 30 anni (per i debiti oltre i 300mila euro). Chi non paga anche una sola rata perde le agevolazioni e una maxi-multa (aumento del 150%) è prevista per chi insiste con gli splafonamenti. La prima rata va in pagamento il 31 dicembre di quest'anno e a titolo di garanzia saranno trattenuti i premi comunitari e nazionali.

A ricevere l’aumento di quota saranno, nell'ordine, i produttori che hanno subito il taglio della quota B, gli allevatori che hanno superato la quota e quelli che hanno fatto ricorso all'affitto di quote e poi le aziende condotte da giovani in zone di montagna e svantaggiate. A ottenere il beneficio dell'aumento di quote, ha precisato Zaia, non saranno “pochi amici” come sostenuto dai detrattori del provvedimento, ma circa 17mila aziende. Nella sola Lombardia l'aumento di quota giungerà a 5700 aziende e quasi 5000 sono quelle coinvolte in Veneto.

Per gli allevatori “in regola” con le quote è confermata l'attivazione del fondo di rotazione che godrà di una dotazione finanziaria di 45 milioni di euro. Trattandosi di un contributo in conto interessi, si giunge a complessivi 585 milioni di euro che andranno a sostenere i debiti contratti dagli allevatori che si sono messi in regola con l'acquisto di quote. Confermata anche la proroga al 31 dicembre di quest’anno delle agevolazioni previdenziali nelle zone agricole svantaggiate e di montagna. Fumata nera invece per il fondo di solidarietà nazionale, dichiarato inammissibile all’interno del maxi-emendamento. Ma su questo argomento si sta già lavorando per trovare altre soluzioni.
Infine la data di assegnazione delle nuove quote, che dal primo aprile (già passato...) slitta al 15 aprile. Il Commissario straordinario incaricato di gestire questa partita non ha comunque molto tempo a disposizione.

 

Tutti soddisfatti, o quasi…

Sulla vicenda quote latte si avvicina, forse, la parola conclusiva e da parte di Coldiretti si esprime soddisfazione per il risultato.  "La vicenda quote latte - ha affermato in un comunicato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - si sta finalmente chiudendo nella formula che avevamo responsabilmente costruito insieme al Parlamento e al Governo e che era stata approvata settimane fa al Senato". Il giudizio di Confagricoltura è affidato a un comunicato dove si afferma, fra l’altro, “che si raccoglie il frutto di una civile e determinata mobilitazione e di un aperto e corretto rapporto con la politica.” Per Francesco Bettoni, presidente di Confagricoltura Lombardia, - "è una vittoria straordinaria quella di Confagricoltura e Cia, una vittoria tutta da ascrivere alle due organizzazioni lombarde.  Critica invece la posizione della Cia, che per voce del suo presidente Giuseppe Politi, ribadisce come il maxi-emendamento lasci aperti troppi problemi e non dia risposte valide agli allevatori onesti che hanno rispettato le leggi. “Per noi – ha dichiarato Politi - era importante che la rinuncia al contenzioso avvenisse contemporaneamente all'assegnazione delle quote aggiuntive, cosa che il decreto non prevede.” Critiche anche aspre giungono invece da Confeuro che definisce il maxi-emendamento come uno “scandalo politico legalizzato”. Consensi senza riserve, ma questa posizione era scontata, arrivano invece dalla Lega che sostiene con convinzione l’operato del “suo” ministro.

 

Il prezzo del latte

Pur tra i molti “distinguo” di chi è  favorevole o contrario, la soluzione adottata appare a molti come “il minore dei mali”. Adesso, se non altro, si spera chiusa la stagione delle polemiche e delle multe. Si potrà così pensare al prezzo del latte, che continua a dare segnali di cedimento. I vecchi accordi sono ormai scaduti e molti contratti su base regionale sono in fase di revisione. C’è grande attesa per quanto sarà deciso in Lombardia, che come sempre è il punto di riferimento per tutte le altre trattative. Come riferito su Agronotizie già è stato firmato con un grande gruppo lattiero un accordo-ponte per 32 centesimi al litro. Ma si parla di scendere ancora, magari sotto quota 30 euro. Il latte che arriva dalla Baviera è già sceso a 28 centesimi. Un prezzo insostenibile per gli allevatori italiani, che hanno costi di produzione decisamente più alti. Non c’è dubbio, la battaglia sul prezzo rischia di essere ancora più difficile di quella delle quote e potrà lasciare sul campo molti più "feriti". Su questo fronte gli allevatori e le loro organizzazioni dovranno essere capaci di dimostrare quella compattezza che è clamorosamente venuta meno con l’”affaire” quote.