C'è chi proprio non li può mangiare, i crostacei, poiché allergico. C'è chi invece ne va ghiotto e dopo una frittura ne osserva i carapaci ormai vuoti sul bordo del piatto. Il loro fato è quasi sempre quello di finire nel sacchetto dell'umido, ma talvolta ad attenderli v'è un destino più nobile: divenire materia prima per l'estrazione di sostanze impiegabili in agricoltura e nel campo della nutrizione, come per esempio il chitosano.
Caro gambero, posso eleggerla a portavoce parlando di chitosano?
"Certamente, anche perché credo di poter parlare sia a nome di noi crostacei, sia dei funghi, anch'essi contenenti chitina. Ma sa com'è, sono schivi, parlare in pubblico non li mette a loro agio… Gli insetti no, sono molto più espansivi, ma indaffarati come sono hanno preferito declinare l'invito, pur essendo anche loro portatori sani di chitina".
Intanto, ci spieghi allora di che si parla quando si nomina il chitosano.
"Di fatto, non lo conteniamo tal quale negli esoscheletri, nostri e degli insetti, né è contenuto di per sé nelle ife fungine. Dal punto di vista chimico il chitosano si ottiene infatti per deacetilazione della chitina, un polisaccaride lineare composto da più unità di N-acetil-D-glucosammina. Negli organismi la glucosammina è un precursore della sintesi delle proteine glicosilate, ma anche dei lipidi".
Quindi, il chitosano è un fulgido esempio di economia circolare quando derivi da scarti di tipo alimentare?
"Scarti! Ci vada piano! Sono pur sempre i nostri carapaci eh! Abbiate un po' più di rispetto!".
Ah, sì, mi scusi. Non intendevo offendere, ma per le industrie ittiche i vostri carapaci, non me ne voglia, sono scarti da smaltire. In questo modo, invece, venite rivalutati come preziose materie prime.
"Ecco, così va meglio. Punto di partenza dell'economia circolare ci piace di più che scarto delle industrie ittiche. Sembrano sottili come differenze, ma ai nostri occhi e ocelli le differenze ci sono eccome!".
Ne prendo atto. Peraltro, so che sono molteplici gli usi che si fanno del chitosano.
"Eccome! Il chitosano è contenuto in alcuni shampoo, come pure viene impiegato in ambito industriale per purificare le acque marine dai composti oleosi. Ciò ne ha fatto il successo come integratore alimentare, ma molto ha fatto discutere il suo presunto ruolo nelle diete ipocaloriche e ipocolesterolizzanti. Alcuni studi in doppio cieco non hanno infatti evidenziato effetti positivi concreti in tal senso. Forse, banalmente, la quantità di chitosano ingeribile come integratore nulla può a fronte di alimentazioni troppo ricche di grassi. Alla fine, così come la dose fa il veleno, è pur sempre la dose a fare la cura".
Va da sé, però, che non si possono mica ingerire chili di chitosano per contrastare lipidi e colesterolo. Forse è meglio evitare eccessi a tavola, non trova?
"Eccome, anche perché fra gli eccessi che vi concedete a tavola rientriamo anche noi crostacei. Stesse per noi vi vorremmo tutti vegani…".
Non ne dubitavo, infatti. Ma sempre in tema "salute", ho di recente scoperto che sul chitosano vi sono anche filoni di ricerca sui suoi possibili usi come vettore di farmaci, in guisa di nanoparticelle.
"Sì, esiste una ricerca, dal titolo ‘Recent advances in chitosan-based nanoparticulate pulmonary drug delivery', in cui si sonda la possibilità di usare il chitosano come microincapsulatore per i farmaci destinati alla somministrazione per via polmonare".
Oh cielo, le nanoparticelle… Lo sa vero che su questo tema sono fiorite ridde di fandonie e di vere e proprie bufale, vero?
"Certo, le fake news sono velocissime a spargersi, arrivando perfino nel più profondo dei mari. Ma la scienza per fortuna passa oltre e non si fa spaventare dagli allarmismi chemofobici che tanto piacciono a parte della vostra popolazione umana".
E quindi, queste nanoparticelle?
"Essendo un polimero biodegradabile e biocompatibile, il chitosano potrebbe aprire la via a innovativi metodi di somministrazione polmonare di alcuni farmaci a rilascio controllato. Ma non solo farmaci, bensì anche vaccini".
Mi sento già scorrere un brivido lungo la schiena. Lo sa vero che alcuni novax ipotizzavano la somministrazione clandestina per via aerea dei vaccini anti-Covid?
"Sì, ci è giunta voce anche di questo. Ma che ci vuole fare, gente che crede alle scie chimiche e alla Terra piatta, non stupisce che possa ipotizzare simili scenari. E comunque, vanno ancora studiati debitamente eventuali effetti indesiderati sugli alveoli polmonari di queste nanoparticelle di chitosano. Quindi se mai se ne parlerà, sarà fra parecchio tempo".
E sulle allergie? Cosa mi sa dire?
"Guardi, la chitina in quanto tale poco c'entra con le allergie. Le forme allergiche a noi crostacei, che pur ci sono, rappresentano in Italia la seconda causa di allergie alimentari primarie. Fra gli allergeni più importanti c'è la tropomiosina, una proteina implicata nel controllo della contrazione muscolare. Avendo struttura simile nelle diverse specie di invertebrati, un soggetto allergico a un tipo di crostaceo può reagire malamente anche con altri. Ma, ancora, il chitosano nulla ha a che fare con la tropomiosina. Poi, va da sé, più voi siete allergici, meglio va a noi...".
Non ne dubitavo: mors tua, vita mea. Ma parliamo ora di agricoltura: il chitosano è commercializzato come sostanza di base, applicabile su varie colture o per il trattamento delle sementi. Quali vantaggi porta agli agricoltori?
"Il chitosano agisce in veste di elicitore, cioè possiede la capacità di indurre nelle piante la biosintesi di metaboliti e varie sostanze, come per esempio le fitoalessine, alla base delle risposte difensive delle colture verso diversi patogeni. Il chitosano simula cioè l'attacco di un fungo, anch'esso a base di chitina, e induce la pianta a reagire prima ancora che venga attaccata davvero. Ciò la rende più reattiva all'avversità quando questa si presenta. Dopo la sua applicazione alle piante, alla stimolazione delle fitoalessine il chitosano aggiunge quella per la lignina e il callosio, entrambe atte a ostacolare l'avanzata delle ife fungine all'interno dei tessuti".
Un uso che quindi va inteso come preventivo?
"Esattamente. Una volta che la patologia si è insediata, il chitosano serve ormai più a ben poco. Del resto, si sa, prevenire è meglio di curare. Ma ora mi scusi, vedo avvicinarsi un peschereccio e non vorrei fornirvi chitosano anzitempo…".
Si figuri, ci mancherebbe. Si metta pure in salvo. Anche se devo dire, non me ne voglia, che tutta questa chiacchiera mi ha messo voglia di una bella fritturina…