Il 2019 verrà ricordato come un anno terribile per la coltura del pero.
Questo quanto emerso nel corso del convegno, organizzato da Aipp, Giornate fitopatologiche e Regione Emilia Romagna, che si è tenuto a Bologna lo scorso 23 gennaio. Nel corso del convegno sono stati presentati i bilanci fitosanitari del pero delle regioni Emilia Romagna (a cura di Riccardo Bugiani e Alda Butturini), Veneto (a cura di Gabriele Zecchin), Lombardia (a cura di Paolo Culatti) e Piemonte (a cura di Luca Nari), mentre le conclusioni, approfondite ed accurate, sono state tenute da parte di Lara Maistrello (Università di Modena e Reggio Emilia) per i fitofagi, e di Marina Collina (Distal Università di Bologna) per i patogeni.

Tre sono stati i fattori concomitanti che hanno pesantemente inciso sulla coltura del pero:
  • Bassissime produzioni provocate da un andamento stagionale particolarmente avverso durante la fioritura con ricadute negative sull'allegagione.
  • Gravi danni provocati dalla maculatura bruna.
  • Gravi, o meglio gravissimi danni provocati da Halyomorpha halys.

Sulla base di queste forti contrarietà molti agricoltori stanno valutando la possibilità di reagire a soluzioni estreme con l'abbattimento degli impianti. Tutta la comunità scientifica è impegnata nello studiare la problematica e nel cercare di trovare soluzioni adeguate.

Anche il mondo politico è molto sensibilizzato così come è stato evidenziato nel saluto di apertura dell'assessore della Regione Emilia Romagna, Simona Caselli, che ha portato la solidarietà agli agricoltori ed ha evidenziato l'impegno concertato tra tutte le regioni colpite per trovare risposte concrete da mettere a disposizione dei produttori agricoli.

Per quel che riguarda la maculatura bruna che, dopo diversi anni in cui era stata controllata senza particolari problemi, nel 2018, e ancora di più nel 2019, ha pesantemente colpito le coltivazioni del pero. Le regioni Emilia Romagna e il Veneto sono le aree più colpite, ma anche la Lombardia ha segnalato criticità crescenti e particolarmente gravi, mentre in Piemonte la situazione è rimasta maggiormente sotto controllo.

Le analisi condotte dai relatori hanno evidenziato come le condizioni climatiche delle primavere delle ultime due annate, in controtendenza con le situazioni degli anni precedenti, sono state favorevoli alla patologia, in particolare nel 2019 le frequenti ed intense piogge del mese di maggio hanno posto le condizioni per avere un numero molto elevato dei voli dei conidi, con un numero di infezioni rilevate, ed evidenziate dai modelli previsionali, molto superiori a quelle osservate degli ultimi anni. Tutte queste condizioni hanno messo a dura prova i prodotti fitosanitari disponibili che non hanno sempre risposto alle attese. Al di là di alcuni casi di resistenze accertate, l'esperienza di quest'anno ha confermato che di fronte a condizioni climatiche particolarmente favorevoli alla maculatura, può essere opportuno ridurre l'intervallo temporale tra i trattamenti fitosanitari.

Analisi di laboratorio condotte sulle pere colpite, in Lombardia e Piemonte, hanno rilevato la presenza di Alternaria spp, simbionte spesso osservato anche in anni precedenti, ma la mancanza di indagini di laboratorio che confermino la patogenicità dei ceppi isolati, suggerisce di continuare a ricondurre esclusivamente allo Stemphylium vesicarium la responsabilità dei gravi danni provocati alle coltivazioni del pero. Per il 2020 continueranno gli studi e le osservazioni dei ricercatori e degli specialisti, ma c'è la fiducia che andamenti meteorologici più favorevoli e un oculato posizionamento dei trattamenti chimici, possa riportare il controllo della maculatura sui livelli di guardia.

Molto preoccupante la situazione dell'Halyomorpha halys. I danni degli ultimi anni sono in continuo crescendo, progressivamente sta interessando molte altre colture, ma il pero continua ad essere la specie più colpita. Anche gli areali infestati si stanno progressivamente allargando e purtroppo le diverse strategie di difesa adottate non sono in grado di contenere i danni. In questo contesto non è certo positiva la revoca del clorpirifos metile che potrà essere utilizzato solo nei primi mesi del 2020. Il livello di coinvolgimento della comunità scientifica e del mondo dei tecnici è molto alto. Tutti stanno lavorando per studiare il problema e per cercare di trovare soluzioni, ma al momento non si è in grado di ipotizzare strategie di intervento che nel breve periodo possano essere risolutive.

Molte aspettative sono riposte nel possibile utilizzo di parassitoidi esotici. In attesa che maturino provvedimenti autorizzativi, da parte del competente ministero dell'Ambiente, che possano consentire di procedere a lanci massivi nelle aree interessate, nel corso del 2019 sono state condotte, con un fattivo coordinamento tra Crea DC, le regioni e il mondo accademico, monitoraggi preliminari che hanno confermato come i parassitoidi esotici si stanno progressivamente e naturalmente diffondendo sul territorio del nostro paese.

Per quel che riguarda le altre avversità il 2018 e il 2019 sono stati inoltre caratterizzati da una ripresa dei danni da Erwinia amylovora, favorita da temperature elevate nel mese di marzo e di aprile che hanno favorito uno sviluppo precoce delle infezioni anche nel periodo delle fioriture.

Tra i fitofagi tutta la difesa fitosanitaria è stata condizionata dalla gestione della cimice. Di conseguenza, l'uso di prodotti abbattenti con piretroidi ha influito negativamente sull'antocoride e quindi nel 2019 si sono iniziate a registrare diffuse infestazioni di psilla, mentre per la carpocapsa, che non ha fatto registrare danni di rilievo, si sta progressivamente riducendo l'utilizzo della confusione sessuale e di prodotti che hanno un'attività specifica contro la Cydia pomonella, ma che non sono contemporaneamente efficaci contro la cimice asiatica.

Le relazioni saranno disponibili in questi giorni sui siti della Aipp e delle Giornate fitopatologiche, mentre una sintesi delle relazioni verrà presentata alle prossime Giornate fitopatologiche che si terranno tra il 3 e il 6 marzo a San Lazzaro (Bologna).