Determinare i potenziali rischi generati dall'utilizzo degli Ogm nell'ecosistema. Si potrà fare attraverso il Quick Monitor Index (Qmi), indice sintetico di monitoraggio, che sarà sviluppato con il progetto Life –Demetra, al via in Toscana. Obiettivo della ricerca valutare l'impatto dell'utilizzo delle colture transgeniche sulla biodiversità. 

Lo studio, presentato ieri da Maria Grazia Mammuccini, direttore di Arsia, durerà di tre anni ed è finanziato dal programma europeo Life+Natura (BANDO 2008) che, oltre alla ricerca, prevede divulgazione e informazione ai cittadini degli step e dei contenuti del lavoro.

Capofila del progetto è Arsia, Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in campo agricolo, che lo conduce in collaborazione con la Regione Toscana, l'Istituto di Genetica Vegetale del Cnr, il Dipartimento di Economia, ingegneria, scienze e tecnologie agrarie e forestali dell'Università degli Studi di Firenze e l'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore Massaciuccoli. Il finanziamento complessivo dello studio ammonta a 1 milione e 800 mila euro complessivi, di cui circa 900 mila euro arrivano dalla Commissione Europea e i restanti 900 mila euro dai partner.

Quattro le colture prese in esame dal progetto: mais, soia, girasole e pioppo.

L'obiettivo principale del progetto Demetra, acronimo di "DEvelopment of a quick Monitoring index as a tool to assess Environmental impacts of TRAnsgenic crops" (Sviluppo di un Indice di Monitoraggio Rapido quale strumento per valutare l'impatto ambientale delle colture transgeniche), è definire una metodologia innovativa di valutazione del rischio, in presenza di colture transgeniche, mediante la determinazione di un indice sintetico di monitoraggio, il Quick Monitor Index (Qmi), capace di evidenziare le aree in cui posizionare la rete di monitoraggio ambientale.

Spiega Domenico Pignone, direttore Cnr-Igv: "I risultati del progetto Demetra consentiranno lo sviluppo di modelli che ci aiuteranno nella salvaguardia dell'ambiente e della salute umana ed animale, nell'individuare linee guida per far coabitare Ogm e colture tradizionali, soprattutto in aree ad agricoltura tradizionale, nel fornire strumenti conoscitivi e di programmazione ai decisori politici ed agli amministratori e, soprattutto, nel fornire risposte chiare e motivate ai cittadini".