Transizione energetica, decarbonizzazione, il passaggio da fonti fossili a fonti rinnovabili. Una trasformazione epocale, a 360 gradi che contaminerà non solo i sistemi produttivi ma tutti noi.
L'obiettivo finale sono la sostenibilità ambientale, l'efficienza energetica e la neutralità climatica.
Ma ci sono anche dubbi che riguardano questo tema, ad esempio: "quella che stiamo percorrendo è la strada giusta o ce ne saranno altre di complementari o più certe?" Tra gli aspetti da considerare ci sono inoltre i costi, perché questo passaggio richiede notevoli investimenti.
Di questo si è parlato in occasione del webinar "Transizione energetica: costi e benefici" targato Upa Siena che si è tenuto lo scorso 27 aprile nell'ambito della rubrica "Nel campo dell'attualità" ma che è possibile rivedere online.
Che cos'è la transizione energetica
Con transizione energetica si intende il passaggio da un modello di produzione e utilizzo di energia basata sulle fonti fossili a un altro che vede l'uso di fonti di energia rinnovabile e pulita. Un processo complesso che coinvolge tutti e che punta ad obiettivi di neutralità climatica ed emissioni zero di Co2.
L'obiettivo finale è realizzare un modello di produzione distribuzione e utilizzo dell'energia basato sulla sostenibilità ambientale, sull'efficienza energetica, oltre che sulla neutralità climatica che permetterebbe di essere meno dipendenti da Paesi produttori di materiali fossili, stando alle previsioni dell'International Energy Agency.
Lo stato dell'arte
Lo stato dell'arte delle rinnovabili è stato illustrato dal professor Simone Bastianoni dell'Università degli Studi di Siena che ha sottolineato come quello delle emissioni zero sia un punto di partenza importante.
Un percorso ineludibile quello delle rinnovabili per Bastianoni, che ha ricordato come le tecnologie siano progredite velocemente e come siano diventate più sostenibili anche da un punto di vista economico, soprattutto il solare e l'eolico. Queste tecnologie ha sottolineato poi Bastioni "Si prestano a essere diffuse, affinché noi possiamo diventare proprietari della nostra energia".
Rivolgendo lo sguardo all'estero poi, con il professore è emerso un confronto e una valutazione di cosa succede in Europa. "In Italia siamo indietro: in Austria ci sono pale eoliche, la Danimarca dovrebbe essere il nostro modello, il nostro punto di riferimento. Ma anche Spagna e Portogallo stanno investendo ora in rinnovabili legate alle energie marine" ha evidenziato Bastianoni.
L'agricoltura e la Co2
Il professor Luigi Mariani, docente di Agronomia all'Università degli Studi di Brescia, ha parlato del rapporto dell'agricoltura con la Co2, citando il fenomeno del global greeening e spiegando che l'agricoltura produce moltissime biomasse che potrebbero essere usate al posto delle fonti fossili. "L'informazione che subiamo non è scevra da interessi di carattere economico. L'agricoltura governa la fotosintesi - ha detto il professore -, il settore agricolo ha un saldo attivo riguardo le emissioni di Co2".
Le comunità energetiche e il loro ruolo nel cambiamento
"Le comunità energetiche sono lo strumento che il Parlamento Europeo ha identificato per realizzare la transizione energetica - ha detto il professor Antonio Rizzo dell'Università degli Studi di Siena - e lo ha fatto attraverso un percorso abbastanza lungo".
Sono i cittadini incaricati di svolgere questo ruolo cruciale attraverso le comunità energetiche, come dall'esempio della Germania. "Le comunità energetiche hanno un grande potenziale di sviluppo, basta vedere cosa succede nei Paesi Ue, come in Germania. È necessario però dare gambe alla normativa".
Agrivoltaico, le opportunità
La differenza tra agrosolare e agrovoltaico è stata chiarita dall'intervento di Mariangela Lancellotta del direttivo Aias, Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile.
- Agrosolare: è di fatto il fotovoltaico sulle strutture già presenti degli annessi agricoli, come i tetti dei capannoni, che è stato gestito anche molto in autoconsumo.
- Agrovoltaico: è l'approccio di installare strutture fotovoltaiche sui terreni agricoli nel rispetto però delle attività agricole sottostanti.
"A livello europeo altri Paesi sono più avanti di noi sull'agrovoltaico, soprattutto in Francia e in Germania. L'agricoltura deve svolgere il suo ruolo da protagonista. In Italia esiste un documento del Mite, oggi Mase, uscito a luglio dello scorso anno, che cercava di inquadrare il settore" ha proseguito Lancellotti spiegando che è stata data una macrodefinizione che distingue l'agrovoltaico a terra, cioè con strutture basse, con la possibilità di coltivare tra le fila dei pannelli, e l'agrovoltaico di tipo elevato che simula un po' i sistemi di protezione.
"L'agrivoltaico è davvero una grande opportunità di sviluppo e di integrazione delle produzioni primarie. L'azienda agricola deve però avere una posizione centrale e non di subordine nella filiera produttiva. Limitanti le prescrizioni, molte volte poco comprensibili".
Biogas, biomasse e biometano: a che punto siamo?
Le energie rinnovabili del settore agricolo sono davvero importanti. Le biomasse hanno bisogno di nuovi impulsi, l'agrivoltaico è una realtà. Così Guglielmo Garagnani, presidente Anb, Associazione Nazionale Bieticoltori, che ha precisato che "non ci si può dimenticare anche tutto l'aspetto che riguarda la produzione di energia da digestione anaerobica".
"A causa della quasi scomparsa della coltivazione di barbabietola nel territorio italiano, Anb si è interessata a un settore completamente nuovo" ha detto Garagnani. "Il biometano rappresenta oggi quell'evoluzione rispetto alla produzione di energia elettrica da digestione anerobica, che ha visto il massimo in questi ultimi quindici anni con, nel 2012, il riconoscimento della famosa, o famigerata seconda dei punti di vista, tariffa unica comprensiva, i famosi due 180 euro a megawattora che consentirono all'epoca, sono passati undici-dodici anni, la nascita alla fine di quasi 1.500 impianti a biogas sul territorio italiano. L'Italia ha evoluto questo sistema che è stato virtuoso in un nuovo obiettivo: non più la produzione di energia elettrica ma la produzione di biometano, ovvero metano prodotto attraverso la fermentazione anaerobica di matrici vegetali che, per dare il massimo della sostenibilità del processo, devono essere per la stragrande maggioranza sottoprodotti o reflui zootecnici".
Guarda il webinar online sul canale YouTube di Upa Siena
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Fonte: Upa Siena