E' energia rinnovabile e pulita che può contribuire sia al raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni sui trasporti sia alla decarbonizzazione dell'economia italiana, puntando dritto allo sviluppo sostenibile. Si tratta del biometano, il carburante che viene dai campi, e che è al centro di un accordo siglato a Roma nella sede di Confagricoltura, con lo spirito della cooperazione e del sostegno degli obiettivi contenuti nel decreto (emanato poco più di un anno fa, il 2 marzo 2018) che ne promuove la diffusione.

A firmare l'intesa Marco Alverà, ad di Snam, Piero Gattoni, presidente del Cib (Consorzio italiano biometano), Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Carlo Lambro, brand president di New Holland Agriculture e amministratore delegato CNH Industrial Italia, Giacomo Rispoli, direttore Portfolio management & supply and licensing di Eni, Annalisa Stupenengo, ad Fpt Industrial e membro del Global executive committee di CNH industrial, e Michele Ziosi, direttore relazioni istituzionali CNH industrial (Iveco).

Lo sviluppo della filiera del biometano si pone in linea con quanto previsto dal Piano energia e clima per la mobilità sostenibile, e cioè il raggiungimento di una quota di rinnovabili del 21,6% al 2030, contribuendo contemporaneamente alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e al contrasto ai cambiamenti climatici. Due, in particolare, i fronti su cui agisce il biometano: da un lato - viene spiegato nel corso del convegno dedicato ad hoc a questo settore - con una produzione oggi stimabile di 8 miliardi di metri cubi al 2030, riveste un ruolo fondamentale per raggiungere il previsto obiettivo dell'8% per i biocarburanti avanzati; dall'altro lato sostiene anche il sistema gas, che giocherà un ruolo indispensabile per accompagnare la transizione del sistema energetico.

"La strategia energetica nazionale - dice Giansanti - riconosce al biometano un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi sulla mobilità sostenibile, e così come a partire dal 2007 abbiamo contribuito a supportare la cogenerazione da biogas, oggi siamo pronti ad intraprendere le nuove sfide. E' una grande opportunità per il nostro paese per produrre gas rinnovabile da utilizzare nei trasporti ma anche un'importante occasione per l'agricoltura per proseguire il percorso iniziato da alcuni anni di efficientamento dei processi produttivi e di sviluppo della bioeconomia circolare, al fine di rendere l'attività sempre più multifunzionale e sostenibile dal punto di vista ambientale".

Con l'accordo siglato si avvia così - osservano i firmatari dell'intesa che ha una durata di tre anni - un'importante collaborazione nell'ambito della mobilità sostenibile, con nuove iniziative e progettualità sul biometano rivolte alle imprese della filiera, alla Pubblica amministrazione, all'informazione dei cittadini, alla ricerca e sviluppo.

"E' un importante passo per il consolidamento della filiera italiana del biometano - osserva Alverà - un obiettivo sul quale Snam è fortemente impegnata con un programma di investimenti di almeno 200 milioni di euro al 2022 tra infrastrutture per il biometano e per la mobilità sostenibile. Siamo convinti che il biometano, e in generale il gas rinnovabile, avrà un ruolo determinante nel raggiungimento degli obiettivi climatici in Italia e in Europa e nello sviluppo della filiera agricola italiana".

Rispetto al quadro delineato dalle decisioni di respiro europeo sull'economia circolare, si potrà per esempio ottenere biometano attraverso l'utilizzo di effluenti zootecnici, residui, sottoprodotti delle attività agricole e agroalimentari e di colture di integrazione. Ma il processo prosegue, e così si guarda anche il successivo utilizzo per la fertilizzazione dei suoli, in modo da valorizzare le risorse organiche.

"I biogas, come del resto tutti i biocarburanti, rappresentano per Eni uno dei pilastri fondamentali del processo di decarbonizzazione del nostro pianeta - rileva Rispoli - abbiamo iniziato già da alcuni anni il nostro importante percorso. Ora dopo la bioraffinazione degli oli vegetali, degli oli fritti e dei grassi animali è la volta della bioraffinazione del gas, che trasformeremo in biometano e lo andremo a distribuire in forma compressa o liquefatta attraverso l'attuale rete di vendita Eni e nei nuovi distributori che andremo a costruire. Inizieremo a studiare una serie di business cases con gli imprenditori agricoli con l'obiettivo di trasformarli presto in realtà produttive di biometano".

La filiera del biogas e del biometano potrà così avere uno sguardo più orientato alla competitività e aumentare la sua capacità, già alta, di creare nuovi posti di lavoro: è infatti uno dei settori a maggiore intensità occupazionale nel contesto delle energie rinnovabili, e ha già favorito la creazione di oltre 6.400 posti di lavoro permanenti nel nostro paese. L'Italia ha una filiera industriale del gas naturale nel settore trasporti che può ritenersi un'eccellenza sia dal punto di vista tecnologico sia ambientale, riconosciuta a livello mondiale e che può far leva sulla rete di trasporto più estesa e capillare d'Europa, lunga oltre 32mila chilometri. Il nostro paese è il primo mercato europeo per i consumi di metano per autotrazione con circa 1,1 miliardi di metri cubi consumati, un milione di veicoli in circolazione e oltre 1.300 distributori.

"E' un momento fondamentale che vede una profonda convergenza d'intenti tra imprese, istituzioni e associazioni di settore a favore dello sviluppo della mobilità sostenibile in Italia - afferma Gattoni - il biometano agricolo è una bioenergia particolarmente flessibile e giocherà un ruolo di primo piano in questo processo".