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Il pomodoro (Solanum lycopersicum) è una specie originaria del Centro America che si esprime al meglio con temperature tra 25° e 30°C e disponibilità idrica elevata. Se l'Italia dal punto di vista termico offre un ambiente favorevole (a parte gli eccessi di calore degli ultimi anni), dal punto di vista delle precipitazioni è invece carente.
Se la pianta non riceve acqua a sufficienza entra velocemente in uno stato di stress che si ripercuote sulla produttività. Temperature elevate e carenza idrica in fioritura possono portare ad una scarsa allegagione, mentre lo stress idrico nella fase di ingrossamento dei frutti causa danni qualitativi (per esempio delle dimensioni ridotte) oltre a fisiopatie (per esempio il marciume apicale). In fase di maturazione, invece, il caldo intenso e la carenza di acqua provocano scarsa sintesi di licopene (responsabile del colore rosso).
L'irrigazione è dunque una pratica essenziale per avere produzioni soddisfacenti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Prima di vedere le tecniche utilizzabili e i volumi necessari, è bene spendere due parole sull'apparato radicale di questa specie.
Manichette stese a terra per irrigare il pomodoro
(Fonte foto: Asipo, Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli)
Radici avventizie e struttura dell'apparato radicale
La quasi totalità degli agricoltori oggi opta per il trapianto invece che per la semina diretta. Il trapianto infatti permette di avere un maggiore attecchimento, una migliore gestione delle infestanti e consente di programmare la produzione ottimizzando i cantieri di raccolta.
Il trapianto ha però alcuni inconvenienti. Una volta messa a dimora la pianta, l'apparato radicale stenta a svilupparsi nel nuovo suolo e il vegetale è spinto ad emettere radici avventizie nella zona del colletto, che di fatto rappresentano la prima fonte di assorbimento di acqua e nutrienti.
"Queste radici fascicolate esplorano una porzione di suolo limitata ai primi 30-40 centimetri di profondità e sono quindi maggiormente esposte alla perdita di umidità nei primi strati di terreno", spiega Pasquale Campi, ricercatore del Centro Agricoltura e Ambiente del Crea di Bari. Quando invece il pomodoro viene seminato, le radici hanno un aspetto fittonante e sono in grado di esplorare il suolo a maggiore profondità.
Il fatto di avere un apparato radicale superficiale costringe l'agricoltore ad effettuare frequenti e brevi irrigazioni, in quanto la pianta non è in grado di raggiungere la risorsa idrica immagazzinata negli strati più profondi del terreno.
Va poi aggiunto che il pomodoro ha un comportamento isoidrico ed è quindi in grado di assorbire acqua dal terreno solamente se questa si trova a potenziali elevati. In altre parole, la pianta non riesce a "succhiare" acqua se nel terreno ce n'è poca.
Nel caso in cui la disponibilità di acqua cali, il pomodoro per non perdere liquidi chiude gli stomi, ma arrestando la respirazione si ferma anche l'assorbimento radicale con varie conseguenze. Ad esempio innalzamento della temperatura superficiale, con problemi di scottature ai frutti, ma anche carenza di nutrienti e insorgenza di fisiopatie, come il marciume apicale.
Le tecniche di irrigazione del pomodoro
Il pomodoro è dunque una specie che ha un bisogno costante di acqua, ma mal sopporta il ristagno idrico. La prima fascia di suolo deve essere quindi costantemente umida se si vuole avere uno sviluppo ottimale.
Per queste ragioni i metodi di irrigazione ottimali sono l'irrigazione a goccia e la subirrigazione, mentre trovano scarsa applicazione l'irrigazione a pioggia (tramite rotoloni o pivot) come anche il metodo dell'infiltrazione laterale (in uso in passato). Questi ultimi infatti comportano un elevato dispendio di acqua e possono causare problemi alla coltivazione (ad esempio di carattere sanitario).
Prove condotte in vari areali hanno poi confermato che la pacciamatura del terreno con teli biodegradabili offre importanti vantaggi: mantiene elevata l'umidità al suolo contrastando l'evaporazione e accelera lo sviluppo delle piantine, scaldando il terreno nella fase del trapianto. Si tratta tuttavia di una pratica che ha un costo maggiore e che quindi deve essere valutata con attenzione.
Teli pacciamanti in Mater-Bi
(Fonte foto: AgroNotizie®)
L'irrigazione a goccia
L'irrigazione a goccia prevede di stendere al suolo, al momento del trapianto, delle manichette con ali gocciolanti, meglio se autocompensanti, a bassa portata (1-3 litri l'ora). Le gocce che cadono al suolo sono intercettate dall'apparato radicale e si ha quindi una efficienza d'uso molto elevata. Questo metodo permette poi di adottare la fertirrigazione, essenziale per produzioni di elevata qualità.
Lo svantaggio di questo metodo è rappresentato dal costo di acquisto delle manichette e di deposizione in campo, nonché dallo smaltimento delle stesse. I ritorni economici che garantisce sono tuttavia sufficienti a giustificarne l'impiego.
"Qui nella provincia di Foggia di solito l'ala gocciolante viene depositata al centro della bina, ma questo comporta che al momento del trapianto, quando l'apparato radicale è molto piccolo, si debba irrigare molto per raggiungere le radici. Allora abbiamo sperimentato, in Capitanata, l'utilizzo di due ali gocciolanti lungo la fila, con ricadute estremamente positive", sottolinea Campi.
L'irrigazione a goccia prevede di stendere al suolo, al momento del trapianto, delle manichette con ali gocciolanti, meglio se autocompensanti, a bassa portata
(Fonte foto: Asipo, Associazione Interprovinciale Produttori Ortofrutticoli)
La subirrigazione del pomodoro
Una tecnica relativamente nuova che sta riscuotendo un certo interesse è quella della subirrigazione, che prevede l'interramento delle manichette ad una profondità di 30-40 centimetri. L'acqua che fuoriesce dai gocciolatori risale in superficie per via capillare, andando ad interessare l'apparato radicale del pomodoro.
Si tratta di una tecnica che ha l'indubbio vantaggio di non dover rinnovare l'impianto ogni anno, tuttavia ha un costo di messa a dimora superiore rispetto all'irrigazione a goccia e in qualche modo vincola le rotazioni colturali successive. Inoltre l'interramento non rende possibili alcune lavorazioni del terreno e c'è il rischio che i gocciolatori si ostruiscano a causa dei detriti, come anche dell'azione di artropodi o delle radici delle piante stesse.
Inoltre, sia nel caso della semina che del trapianto, è necessario irrigare le piantine per aspersione in quanto la risalita capillare non è sufficiente a soddisfare le esigenze idriche nei primi stadi di sviluppo.
Un impianto di subirrigazione per il pomodoro
(Fonte foto: Consorzio Agrario di Cremona)
Calcolo dei volumi irrigui
Quanta acqua deve essere data alle piante di pomodoro? Una risposta univoca non c'è, in quanto la quantità di acqua è influenzata da differenti fattori, il primo dei quali le precipitazioni meteoriche, che in linea di principio potrebbero essere sufficienti da sole a garantire alla pianta l'acqua di cui ha bisogno.
Dunque, per sapere quanto irrigare l'agricoltore deve tenere in considerazione questi parametri:
- Varietà di pomodoro. In quanto non tutte le varietà risentono allo stesso modo di eventuali stress idrici.
- Tessitura del terreno. In quanto terreni molto sciolti, come quelli sabbiosi, lasciano percolare l'acqua velocemente e costringono ad aumentare il numero di turni irrigui.
- Semina o trapianto. Piante seminate hanno un apparato radicale più profondo e sono quindi in grado di reperire maggiormente l'acqua.
- Stadio fenologico. Piante appena trapiantate hanno bisogno di tanti turni di breve durata, in quanto non hanno un apparato radicale sviluppato. Come è importante fornire acqua durante la fase di allegagione e l'ingrossamento frutti.
- Precipitazioni. Piogge appena cadute o previste nel prossimo futuro influenzano la necessità di irrigare.
In un territorio come la Capitanata, al netto delle precipitazioni, di solito vengono distribuiti 4.500-5.000 m3 ad ettaro di acqua, ma molto dipende dall'andamento stagionale. "Negli ultimi anni tuttavia abbiamo sviluppato un protocollo di coltivazione che si basa sul deficit idrico controllato della coltura", ci spiega Campi.
"Dopo l'allegagione, alla comparsa dei primi frutticini, riduciamo della metà il normale apporto idrico. Questo intervento non solo consente di risparmiare acqua, ma non ha effetti sulla produttività del campo e anzi migliora la qualità dei prodotti, che si presentano con un maggiore grado Brix. È tuttavia indispensabile un monitoraggio attento e costante delle situazioni di campo per evitare problemi".
L'impiego di sonde nella coltivazione del pomodoro
Una delle innovazioni più interessanti riguarda l'impiego di sonde per misurare il livello di umidità del terreno. Sul mercato esistono ormai differenti tipologie di sensori che sono in grado di misurare la presenza di acqua a profondità differenti.
Le quattro aste al suolo terminano con quattro sensori che misurano l'umidità del terreno a profondità differenti
(Fonte Foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Tali sonde inviano poi i dati ad una centralina che li carica in cloud, rendendoli disponibili per l'agricoltore e per il tecnico aziendale. In questo modo è possibile controllare su un grafico di facile intuizione se nel terreno c'è sufficiente acqua. E in caso contrario attivare l'impianto di irrigazione.
"Grazie all'impiego delle sonde e a sistemi di supporto alle decisioni la coltivazione del pomodoro da industria entra nell'era 4.0", sottolinea Pasquale Campi. "L'impiego di questi strumenti digitali non solo consente di risparmiare acqua, in quanto si accende l'irrigazione solo quando veramente necessario, ma permette anche un innalzamento della produttività e della qualità del prodotto finale".