L'emergenza sembra essere rientrata. A Pontelagoscuro, nel Ferrarese, il Po ha raggiunto la portata di 2.700 litri al secondo, oltre quattro volte la portata minima raggiunta ad inizio aprile, quando di metri cubi ne passavano 600 (con il rischio di cuneo salino). L'inverno appena trascorso non è mai stato così avaro di acqua (dimezzate le precipitazioni rispetto al 2017-18) e per gli agricoltori del Nord Italia si preannunciava una estate rovente. Così non è stato, almeno per adesso, ma i risicoltori hanno avuto non pochi grattacapi per riuscire a riempire le camere delle risaie.

Gli scienziati certificano l'esistenza dei cambiamenti climatici e sottolineano che il Bacino del Mediterraneo, di cui l'Italia è al centro, sarà una delle aree del mondo maggiormente sconvolte. Significa precipitazioni meno prevedibili e lunghi periodi di siccità costellati da fenomeni intensi, le famose 'bombe d'acqua'. In questo quadro l'agricoltore ha due strategie: sperare nella divina provvidenza oppure attrezzarsi per tamponare i periodi di magra.


Il valore dell'irrigazione

Ci sono due ordini di problemi. Il primo riguarda le infrastrutture idriche nazionali. Oggi solo il 10% delle acque meteoriche viene immagazzinato. In un contesto di incertezza, se non di scarsità, sarebbe utile aumentare questa percentuale attraverso la costruzione di bacini atti ad accogliere le acque piovane. Questo è vero soprattutto nel Nord Italia, che fino ad oggi si è affidato esclusivamente ai grandi laghi e alle nevi delle Alpi e che quindi non ha infrastrutture adeguate, come invece hanno molte regioni del Sud Italia.

L'altra questione riguarda gli impianti irrigui. Se nel mondo ci sono 330 milioni di ettari irrigati (pari al 20% della Sau globale) in Italia ci si ferma a 2,4 milioni (9% della Sau), molto indietro rispetto alla concorrente Spagna, che di ettari irrigati ne ha 3 milioni o alla Grecia, che ha il 20% della Sau servita da tubazioni.

"Uno dei grossi problemi dell'agricoltura è legato all'inefficienza del sistema irriguo. In altre parole alle perdite di acqua che fanno arrivare a destinazione solo una parte della risorsa idrica disponibile", spiega ad AgroNotizie Marcello Mastrorilli, direttore dell'unità di ricerca per i sistemi colturali degli ambienti caldo aridi del Crea di Bari. "Per l'agricoltore è poi fondamentale avere una disponibilità idrica a domanda e non a turno, per poter implementare tecnologie innovative di irrigazione".

Già, perché oggi molte aziende agricole dipendono per l'irrigazione da soggetti esterni che erogano l'acqua secondo un calendario prestabilito. E così l'agricoltore irriga quando è il suo turno, al di là della reale necessità della coltura. "In questa situazione è evidente che implementare tecnologie irrigue avanzate è poco utile perché non si può decidere quando irrigare".

Le aziende agricole che invece possono attingere a piacimento acqua da un corpo idrico superficiale o da un pozzo (attenzione, per costruirne uno serve l'autorizzazione) possono allora sviluppare sistemi di irrigazione più o meno intelligenti.

Bisogna dire che ogni coltura ha necessità idriche differenti e risponde in maniera diversa a carenze di acqua. Inoltre ad ogni coltura possono essere applicate tipologie di irrigazione molteplici. In questo articolo ad esempio abbiamo indagato le opzioni disponibili per l'agricoltore per quanto riguarda il mais e il riso.


Dss in soccorso delle colture assetate

Esiste però una regola che vale per tutte le colture: la richiesta idrica varia con la fisiologia della pianta e se si vuole ottenere il massimo da una coltura è necessario fornirgli acqua nel momento del bisogno. "Se dunque devo razionare l'acqua la riserverò per gli stadi fenologici più critici, quando so che la pianta ha bisogno di essere irrigata per ottenere a fine stagione produzioni abbondanti", sottolinea Mastrorilli.

In questo senso in soccorso dell'agricoltore arrivano i cosiddetti Dss - Decision support system. Sistemi in grado di raccogliere dati da più fonti (centraline agrometeorologiche, idrometri al suolo, sensori sulle piante, immagini satellitari e da droni, etc) e di elaborarli per suggerire all'agricoltore il momento più opportuno per irrigare. Dei Dss a disposizione dell'agricoltore abbiamo parato in generale qui e qui per quanto riguarda quelli dedicati all'irrigazione.

C'è poi la questione di come far arrivare l'acqua alle piante. La microirrigazione si è dimostrata lo strumento più efficiente (ma anche più costoso), in grado di fornire acqua a bassa pressione direttamente nella zona radicale della pianta, eliminando gli sprechi. Diffusa in orticoltura e frutticoltura, alcune aziende stanno provando ad applicarla anche ad altri campi, come ad esempio il mais o perfino il riso. Sistemi come lo scorrimento o il rotolone sono invece meno efficienti, mentre il pivot (o il ranger) si pone in una via di mezzo.

L'irrigazione gioca un ruolo cruciale per assicurare produzioni sane e abbondanti. D'altronde come ricorda l'Anbi (l'associazione che riunisce consorzi di bonifica, di irrigazione e di miglioramento fondiario) un ettaro irrigato in media produce il 30% in più rispetto alla stessa superficie non irrigata. E se i cambiamenti climatici dovessero far sentire davvero i loro effetti questo scostamento è destinato ad aumentare.

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